Complottismo

“Il TG2 RAI: scie chimiche, entro il 2022 tutti i cieli saranno irrorati con particelle di alluminio”

Un articolo altamente complottista e vittimista – i complottisti sono soliti al vittimismo, pronti a puntare il dito contro i poteri forti che vorrebbero mettere loro il bavaglio – è stato pubblicato sul sito LSNN.net e ci parla di un servizio andato in onda sul TG2 nel quale si ammetterebbe un impiego di scie chimiche nei nostri cieli entro il 2022.

Per rafforzare le loro tesi, gli autori fanno riferimento a un servizio andato in onda il 27 marzo 2017 sul TG2, di cui pubblicano un estratto:

 

Il team di studiosi americani ha ottenuto finalmente il via libera, e l’anno prossimo (2018, ndr) il primo test prenderà letteralmente il volo. Prima spruzzerà vapore acqueo o carbonato di calcio, poi, se avrà successo, nel 2022 si passerà a particelle piccolissime di un millesimo di millimetro di ossido di alluminio o di derivati del carbonio. Un progetto di geoingegneria, vale a dire l’uso dell’ingegneria per modificare il clima del pianeta. Un termine, però, che a molti fa tremare i polsi, e diversi climatologi sono già in allarme. “Il clima è un sistema complesso – ricordano – e non si può alterare in modo così brutale, a meno di non rischiare effetti collaterali imprevedibili, innescando magari una nuova era glaciale”.

Replicare l’effetto Pinatubo

Come si nota nel servizio integrale, si tratta di un piano di un fisico di Harvard, David Keith, che per rispondere all’emergenza del riscaldamento globale ha pensato di sfruttare lo stesso effetto delle eruzioni vulcaniche, le cui emissioni di anidride solforosa sono in grado di bloccare parte dei raggi solari, con un effetto inverso a quello che conosciamo come “effetto serra”. Nello specifico, Keith si riferisce all’eruzione del vulcano Pinatubo, avvenuta nelle Filippine nel 1991.

Nel suo libro A Case for Climate Engineering (MIT Press, 2013), David Keith ha proposto di replicare l’effetto Pinatubo “con una flotta di aerei modificati che irrorino minuscole gocce di acido solforico nella stratosfera, dove combinandosi con il vapore acqueo formeranno particelle di solfato capaci di deflettere la luce del sole dalla Terra. Gli scienziati stimano che pochi grammi di solfato sarebbero in grado di contrastare il riscaldamento causato da tonnellate di anidride carbonica”. Il suo piano, ovviamente, trovava non poche perplessità da parte di altri studiosi che parlavano dei rischi di un tale progetto, specialmente perché la sua proposta si fece spazio proprio durante il Summit delle Nazioni Unite per il clima a Parigi, nel 2011.

La risposta di David Keith ai complottisti delle scie chimiche

Oltre le risposte di autorevoli scienziati che cercavano di scongiurare gli effetti collaterali del piano Keith per replicare l’effetto Pinatubo, ovviamente, non potevano mancare i complottisti insonni da anni per le scie chimiche. Lo stesso Keith, a tal proposito, aveva rilasciato un’intervista al MIT Technlogy Review il 26 luglio 2018.

Keith, soprattutto, si riferiva al pericolo che la disinformazione esercita sull’opinione pubblica, fortemente condizionata da un certo tipo di pseudo-stampa complottista che immagina scie chimiche inesistenti che non hanno alcuna attinenza con la ricerca distorta intenzionalmente dall’articolo che oggi poniamo in analisi. Nella sua intervista, soprattutto, Keith fa notare che i cospirazionisti immaginano le cose in termini catastrofici da sempre, mentre lo studio condotto per ottenere l’effetto Pinatubo è indirizzato in termini di scala oltremodo inferiore a ciò che i complottisti vogliono sostenere.

Soprattutto, il fisico di Harvard rassicura sull’esistenza di un comitato consultivo indipendente che valuta ogni dato e ogni proposta, mentre:

I piani di Keith sono in realtà modesti. Un palloncino ad alta quota, a circa 20 chilometri sopra la Terra, spruzzerà meno di un chilogrammo di particelle, tra cui probabilmente solfato e carbonato di calcio. La misura in cui i materiali alterano la chimica nella stratosfera può aiutare gli scienziati a perfezionare i loro parametri con i computer e prevedere più accuratamente gli impatti di geoingegneria su larga scala.

Ciò che apprendiamo da un semplice servizio del TG2, infatti, parla solamente del piano di Keith e non di certo di un’ammissione di irrorazione tramite le scie chimiche, che anche il fisico di Harvard sostiene non esistano. Niente di catastrofico: meno di un chilogrammo di particelle di solfato e carbonato di calcio verranno spruzzate lungo la stratosfera per replicare l’effetto Pinatubo. In piccola scala, ripetiamo, riportando quanto scritto sul sito ufficiale del progetto chiamato SCoPEx ma, per dirla come la stessa RAI:

Il fatto rilevante è che si tratterebbe di un primo esperimento condotto sotto la bandiera della “geoingegneria”, con tutto il dibattito che, inevitabilmente, ne conseguirà.

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