Avrete sentito tutti almeno una volta nella vita la storia dei trentotto spettatori che assistettero all’omicidio di Kitty Genovese senza battere ciglio, spiegazione ufficiale per l’effetto spettatore, la teoria per cui più persone davanti ad un delitto o un momento di bisogno non interveranno scaricandosi l’una sull’altra la responsabilità.
In realtà non solo è una falsa credenza, ma the Observer ha descritto l’intera storia come “il prototipo di ogni fake News”.
Il 13 marzo 1964 nel Queens a New York la 19enne Kitty Genovese fu avvicinata da un uomo di nome Winston Moseley, che la accoltellò per rubarle 49 dollari e per sfogare alcune sue pulsioni sessuali.
I trentotto spettatori che assistettero all’omicidio di Kitty Genovese non esistono
Una dozzina di testimoni dichiararono di aver sentito dei non meglio precisati rumori, ma di non averli associati ad un’aggressione: uno questi urlò a Moseley mettendolo in fuga, ma egli tornò per il secondo e definitivo assalto fuori dalla vista dei potenziali testimoni.
La combinazione di questi fattori, le confuse chiamate alla polizia ritardarono i soccorsi, e la Genovese spirò vittima delle ferite riportate. Moseley, operatore di macchine da stampa afroamericano, fu arrestato dopo un successivo crimine, e reo confesso fu dappprima condannato a morte, con pena convertita in ergastolo. Partecipò alla rivolta carceraria di Attica, e spirò in cella nel 2016, senza mai ottenere la grazia che aveva più volte sollecitato.
Tornando a Kitty Genovese, nella realtà storica degli eventi abbiamo una dozzina di testimoni, di cui qualcuno è intervenuto per cercare di allontanare Moseley o per soccorrere la giovane, come una donna di 70 anni che ha cercato di confortare e tenere tra le braccia la morente Genovese, ma molti non avevano compreso l’accaduto.
Il New York Times preferì uscire con un pezzo “non troppo verificato” in cui raccontò la storia di “37 bravi cittadini che hanno guardato per mezz’ora un killer inseguire ed accoltellare una giovane donna senza battere ciglio”, che poi divennero 38.
L’articolo era quello che chiameremmo oggi una clickbait, ma stimolò gli studi sull’effetto spettatore e una riforma del primo soccorso in base a criteri di efficienza.
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