Che cosa lega i Guerrieri di Terracotta in Cina, l’elisir della vita eterna ed un ragazzino diventato adulto troppo presto e che, invecchiato, rifiutò di invecchiare e morire?
La storia, tornata recentemente alla ribalta in seguito all’obiettivo del governo Cinese di rimettersi in pari con l’aspettativa di vita del resto dell’Estremo Oriente ed eccederla, parte da Qin Shi Huang, fondatore dell’omonima dinastia e ormai mitico Primo Imperatore della Cina.
Ovviamente, Qin Shi Huang non era stato sempre un imperatore (lapalissiano), e non era neppure sempre stato Qin Shi Huang: si chiamava infatti Yíng Zhèng, nato sul finire dell’Era degli Stati Combattenti, quando la Cina non era unita ma disunita in sette regni.
Ying Zheng era l’erede di uno di questi regni, il Regno di Qin, ma crebbe nello Stato di Zhao (negli atti finali dell’Era degli stati Combattenti uno degli stati più temibili assieme a Qin) secondo l’uso per cui i nobili di famiglie reali rivali venivano fatti vivere nello “stato nemico” in modo che alleanze e patti di non belligeranza fossero suggellati da ostaggi di fatto.
La famiglia di Zheng riuscì a fuggire con l’aiuto di un ricco mercante, Lu Buwei, che divenne consigliere a Qin. Quando il (probabilmente) padre e predecessore di Ying Zheng morì, nel 246 a.C. l’allora tredicenne Ying Zheng prese il potere, sotto la reggenza di Lu Buwei, del quale si sbarazzò immediatamente.
Secondo il mito, ciò avvenne con un piano degno della saga di American Pie innescato perché Lu Buwei, amante della madre del futuro Imperatore, si era stufato di lei e la accostò ad un falso eunuco di cui ella si invaghì e che complottò contro la corona. Il falso eunuco Lao Ai fu messo a morte, Lu Buwei si suicidò per evitare che lo scandalo travolgesse il suo clan familiare e le ritorsioni del futuro Imperatore, probabilmente Zheng inseguì entrambi urlando “Brutto eunuco scopamamme” creando la versione mitologica e cinese dello scontro tra Steven “Stiffmeistr” Stiffler e Paul “Scopamamme” Finch, compagno di classe e amante della madre del primo e il potere di Zheng fu cementato senza neppure dover andare “al campo della banda”.
Zheng era seriamente convinto che l’Era degli Stati Combattenti fosse causa di decadenza, e che la Cina non sarebbe mai diventata grande divisa tra signorotti e reucci: si ribattezzò Qin Shi Huangdi (o Qin Shi Huang), Primo Imperatore della Cina e decise di accentrare il potere su se stesso.
Illustrazione di Lu Buwei, apparentemente anche inventore del meme “Like a boss”
I suoi successori, in quell’operazione di damnatio memoriae tipica del successore che guarda con reverenza al suo predecessore e non riesce a distruggerne il ricordo, ma allo stesso tempo si accredita come una versione superiore e migliorata di chi c’era prima, lo descrissero come un sovrano accentratore e tendente alla tirannide, un severo legalista che riunì la Cina col pugno di ferro e spazzò via il sistema feudale precedente.
Si fece fautore del Legalismo, teoria filosofica opposta al Confucianesimo che univa filosofia, politica e burocrazia ponendo al centro di tutto il cittadino come legato allo Stato che avrebbe dovuto servire in modo assai pragmatico. Tale teoria, screditata nei secoli successivi, riapparve tra le basi del Maosimo (quindi permeando sottilmente anche la Cina Moderna) e costò a Zheng l’accusa di aver attivamente perseguitato e martirizzato i seguaci di Confucio allo scopo di cancellarne l’ideologia
Fu inoltre istigatore e iniziatore della Grande Muraglia Cinese, rinforzando linee di difesa preesistenti in quanto attento sia al conflitto interno che esterno: non poteva essere altrimenti, essendo nato in tempi di guerra e disordini sociali e politici col sogno di fermarli in una eterna Pax Romana ante litteram.
Sin da giovinetto fu comunque energico e implacabile, e colpito da svariati tentativi di attentato, descritti in modi sempre più elaborati e rocamboleschi.
Nel 227 a.C. un assassino cercò di regalargli una mappa arrotolata nella quale aveva nascosto un pugnale da usare per accoltellarlo, nel secondo tentativo un amico del primo assassino cercò di vendicarlo.
Secondo la leggenda Qui Shi Huang decise che non avrebbe mai ucciso un abile suonatore di Zhu, una specie di chitarrina/mandolino cinese e si limitò a ordinare di cavargli gli occhi per poi concedergli di suonare a corte lo stesso: il musicista Gao Jianli provò a spaccargli lo Zhu in faccia con un gesto molto rock (lo Zhu era appesantito col piombo) ma essendo cieco mancò il colpo e fu condannato a morte.
Nel 230 a.C. lo stratega Zifang organizzò un attentato all’imperatore in movimento, ma i suoi sicari colpirono un cocchio che conduceva delle controfigure e Qui Shi Huang andò dritto per la sua strada sul vero carro imperiale, ma prima aveva ordinato esecuzioni di massa di cortigiani e sospetti.
Qui Shi Huan contro ogni aspettativa era diventato adulto e poi anziano: sempre la leggenda vuole che nel 211 a.C. una mano anonima abesse scritto su un pezzo di ferro meteorico un messaggio dedicato a lui secondo lui anche l’Imperatore sarebbe morto e i suoi progressi annullati.
L’Imperatore decise di trovare l’anonimo, fallì, sterminò gli abitanti di un villaggio vicino e decise che senza la vita eterna tutti i suoi successi non gli sarebbero serviti.
Secondo il mito si recò più volte tra le montagne di Zhifu, dove secondo antichi testi avrebbe trovato un miracoloso elisir. Ovviamente non lo trovò, ma si affidò a medici e guaritori che secondo la tradizione dell’epoca (sempre parlando del mito) gli fornirono un bizzarro integratore alimentare che avrebbe sconfitto l’invecchiamento e anzi l’avrebbe ringiovanito fino alla vita eterna.
Parliamo del mercurio, elemento fortemente tossico sospettato di aver accelerato l’inevitabile trapasso di un uomo già in età avanzata per quei tempi e dalla vita quantomeno spericolata.
Qui Shi Huan si rivolse dunque al misticismo: decise che se comunque gli toccava morire, avrebbe commissionato un esercito di soldati in terracotta di eccellente fattura che in qualche modo avrebbero preso vita nell’Oltretomba, non lo avrebbero lasciato partire da solo e gli avrebbero consentito di fare da morto quello che gli veniva benissimo in vita.
Ovvero conquistare ogni frontiera e portare il suo ordine e la sua legge laddove non ve ne erano, Paradiso compreso.
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