Avevamo già visto casi di “turismo bellico a Gaza”, dove i luoghi dell’orrore diventano luoghi di vacanza. Quando ci è stato quindi segnalato un articolo italiano che riporta un reportage offerto da Noticias Cuatro, legato all’omonimo canale televisivo Iberico deel Gruppo Mediaset.
Dal quale scopriamo un autentico indotto del “turismo della guerra”. O come meglio vedremo, in realtà prendiamo atto.
Non scopriamo: confermiamo, ancorché l’articolo Italiano è un po’ indietro sui tempi. Il fenomeno si consuma ormai da oltre un anno.
Nel 2024 la testata Americana The Conversation riporta un disturbante trend di turismo di guerra sui luoghi dell’orrore in Ucraina e Gaza
A gennaio del 2025 un reportage del TG di Quatro riporta l’esistenza di pacchetti vacanza per vedere i luoghi dell’attacco del 7 Ottobre, ma anche la Striscia di Gaza e il confine Siriano, altra zona calda del conflitto in corso, riportando le voci di turisti convinti di dover vedere i luoghi del disastro per “sentirsi vicini ai soldati”.
Gaza: quando la guerra diventa turismo
A Maggio del 2025 Tripadvisor viene costretto a bloccare per eccesso di recensioni negative diverse pagine che promuovono tali pacchetti.
Pagine con foto, recensioni (che prima dell’esplosione del caso erano otto positive, 5/5 nella pagina da noi riscontrata) e pareri positivi. Come sempre capita quando nasce il fenomeno del “turismo dell’orrore”.
Le recensioni rimaste (curiosamente ma non troppo tutte positive), parlavano di preservazione della “conoscenza” e informazione su “cosa stia avvenendo a Gaza”, ma ovviamente a questo punto stiamo sentendo una sola delle due campane.
A Luglio del 2025 Le Monde conferma che il turismo non si è arrestato, e non sembra neppure aver rallentato, riportando interviste di turisti e avventori, che prefriscono l’anonimato, dichiararsi “soddisfatti quando sentono cadere i missili”.
Questo è il rischio delle guerre 2.0: diventare spettacolo come in un videogame.
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