Editoriale

Escalation novax: minacce a medici e giornalisti (il caso Bassetti)

Siamo di fronte ad una vera e propria escalation novax. Avevamo già parlato di come gli esperti di comunicazione avevano riconosciuto in una parte radicalizzata del movimento novax un’0rganizzazione diffusa, quasi militare.

«I no vax sanno sfruttare la rete a meraviglia. Si comportano come un esercito. Promuovono le fake news e specifici sottogruppi le rilanciano in modo marziale. Sono gerarchici, si distribuiscono a grappolo. La loro è una comunicazione internazionale pervasiva ed efficiente».

Ne diceva Andrea Grignolio, docente di Storia della medicina e Bioetica, all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano che ha analizzato sul quotidiano Avvenire le strategie dei no vax.

Gli effetti di questa pervasiva strategia marziale cominciano a vedersi.

Gli ultimi esempi

Una costante operazione di diffusione marziale delle fakenews che agisce esattamente come abradere con la carta vetro i polpastrelli di un cane da combattimento abusivo.

L’odio semina l’odio, chi incita ad odiare non dovrebbe stupirsi se qualcuno lo prende in parola e odia.

A forza di urlare “giornalista terrorista”, non c’è sorpresa se una bella mattina succede che un collaboratore scolastico di Roma decide di prendere a pugni un giornalista minacciando di tagliargli la gola.

La responsabilità penale, ricordiamo, è obbligatoria. Se chicchessia prende a pugni qualcuno minacciando di tagliargli la gola, egli è sicuramente responsabile di tutti i capi di accusa che la condotta ascritta gli causerà.

Ma se non avesse avuto una intera macchina comunicativa a riempirgli la testa di proclami come “giornalista terrorista”, probabilmente non si sarebbe sentito incitare a tradurre la violenza interiore in azioni.

A forza di incolpare la medicina della diffusione del virus, a forza di rifiutare le più elementari misure di sicurezza, non c’è da stupirsi che, a fronte del raggiungimento del 70% circa di vaccinati, ci siano novax che si sentono non più minoranza, ma “liberatori”, pronti ad inseguire medici come Bassetti, cellulare in pugno per riprendere le loro gesta, urlando le loro minacce di morte.

Bassetti che ha inoltre rivelato ai microfoni di La7 di essere a conoscenza di gruppi Telegram dove oltre alle minacce c’è chi si scambia i suoi recapiti fisici e di telefono rendendo possibile alla “macchina militare” di cui abbiamo parlato intercettarlo per minacciarlo fisicamente o a mezzo telefonico.

La risposta del Viminale

“Il Viminale assicurerà come sempre la libertà di manifestare pacificamente nel rispetto delle regole ma non saranno ammessi atti di violenza e minacce – si legge in una nota -. E’ grande l’impegno delle forze di Polizia che sono al lavoro quotidianamente per assicurare il controllo del territorio, l’ordine pubblico e l’attivita’ investigativa per individuare chi si inserisce nelle manifestazioni di piazza con atti di violenza e di intolleranza”.

Risponde il Viminale a questo aumentare di passo della rumorosa minoranza dei gruppi Telegram dedicati alla diffusione di odio e aggressione.

Siamo dinanzi ad un paradosso di cieca violenza: coloro che si sentono “liberi”, sono in realtà una rumorosa minoranza che schedano, minacciano e aggrediscono, e vorrebbero silenziare le voci di coloro che arbitrariamente hanno definito “servi del potere”.

Anche con la violenza, come abbiamo visto.

 

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