Ci risiamo: come accade ciclicamente da ormai un decennio, anche stavolta alcune testate locali, blog generalisti e pagine social a caccia di click hanno riportato (spesso senza il minimo spirito critico) la notizia secondo cui nel cuore di Napoli, precisamente nella Cappella Caracciolo all’interno del complesso monumentale di Santa Maria la Nova, si troverebbe nientemeno che la tomba del famigerato Vlad III di Valacchia, meglio noto come Vlad l’Impalatore o, per il grande pubblico, “Dracula”.
Stavolta, per rendere la storia ancora più appetibile, si parla di una presunta scoperta sensazionale compiuta “pochi giorni fa” da un’équipe di studiosi rumeni, i quali avrebbero finalmente decifrato una misteriosa iscrizione sepolcrale, scritta in greco antico ma camuffata da simboli slavi, che conterrebbe un elogio funebre indirizzato a “Vlad, sovrano dei valacchi”, chiudendo così un mistero che aleggerebbe da secoli sulle mura della cappella.
Dracula è sepolto a Napoli? La leggenda della tomba nella Cappella Caracciolo
Il problema, come spesso accade, è che tra ciò che si racconta e ciò che è storicamente accertato c’è di mezzo non solo il mare (in questo caso l’Adriatico e il Mar Nero), ma anche una certa dose di creatività.
La teoria secondo cui Vlad III non sarebbe morto in battaglia in Valacchia nel 1476 (o forse nel 1477), come riportano alcune cronache dell’epoca – sebbene il dibattito storiografico sia ancora aperto – ma sarebbe invece stato catturato dagli ungheresi e trasferito a Napoli, dove avrebbe trovato rifugio presso la figlia Maria (che secondo una versione non comprovata sarebbe andata in sposa a un nobile della famiglia Ferrillo, legata agli Aragonesi) è stata formulata per la prima volta nel 2014 da due studiosi italiani, Raffaello Glinni ed Elena Percivaldi. L’ipotesi venne presentata in un articolo pubblicato su Diario Partenopeo e da allora non ha mai smesso di riaffiorare, alimentata da tour turistici, mostre, servizi televisivi e fantasie gotico-meridionali. Ma qui bisogna essere chiari: si tratta di una congettura non suffragata da alcuna prova storica concreta. Nessuna fonte coeva attesta che Vlad III abbia lasciato la Valacchia per arrivare in Italia, nessun documento d’archivio conferma la presenza della figlia a Napoli, nessun cronista aragonese o ungherese dell’epoca menziona il trasferimento del voivoda balcanico. Quanto alla iscrizione misteriosa della Cappella Caracciolo, al centro della presunta scoperta recente, è opportuno ricordare che già all’epoca del primo clamore mediatico del 2014 fu sottoposta ad analisi da parte di storici dell’arte e paleografi, che la considerarono non un messaggio cifrato da Dan Brown ma una decorazione stilizzata, con elementi tipici della simbologia funeraria tardo-rinascimentale del Sud Italia.
Per completezza, va anche detto che l’ipotesi della sepoltura alternativa non è nuova. Già nel Novecento alcuni autori avevano messo in dubbio che Vlad fosse sepolto nel monastero di Snagov, suggerendo come possibile sito alternativo quello di Comana, sempre in Romania. Ma si tratta di una disputa circoscritta, tra siti storicamente coerenti e geograficamente vicini, non certo tra i Carpazi e i Quartieri Spagnoli. Le fonti storiche più solide (come quelle riportate nelle opere di Matei Cazacu, Radu R. Florescu e Raymond McNally) concordano nell’affermare che Vlad III fu ucciso in battaglia nel 1476 o 1477 (in ogni caso, prima del 1478), molto probabilmente in uno scontro con le truppe ottomane o valacche rivali, e che la sua testa fu inviata come trofeo a Istanbul, al sultano Maometto II. La tomba originaria potrebbe essere andata distrutta o modificata nel tempo, ma sempre in Romania, non certo in Campania. La questione comunque è ancora controversa e oggetto di studio.
Quella della “tomba di Dracula a Napoli”è una suggestione affascinante, utile forse per la promozione turistica del centro storico e per alimentare il fascino gotico-partenopeo, ma resta una leggenda moderna senza fondamenta storiche. La presunta scoperta “di pochi giorni fa” di una scritta cifrata è, allo stato attuale, del tutto priva di riscontri storico-scientifici: nessuna università rumena ha pubblicato uno studio, nessuna rivista accademica ne ha dato notizia, nessun esperto ha certificato ufficialmente la decifrazione. Chi continua a rilanciare questa storia, omettendo dettagli fondamentali, più che fare divulgazione storica sta facendo fiction.
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