DISINFORMAZIONE Tassa sul cancro in Puglia? Niente affatto – Bufale.net

 

Ci segnalano i nostri contatti una serie di notizie relative a presunte “Tasse sul cancro” che la Giunta Pugliese avrebbe istituito su “Cancro, Diabete ed Ernia”.
Tale notizia ha creato forti malumori sulla Rete, essendo gli utenti sensibili alle esigenze dei malati, specialmente di malattie che evocano mali incurabili o condizioni geriatriche, e quindi l’immagine dell’anziano solo ed abbandonato a se stesso tassato come una vittima del malvagio Sceriffo di Nottingham.
Ciò è una costruzione immaginifica ad artefatta, avvolta intorno ad un nucleo di verità. E’ vero che alcune prestazioni sanitarie ambulatoriali hanno recentemente riscontrato, in Puglia, un aumento del ticket, ma, come se ce ne fosse stato bisogno (per le ragioni che vedremo) l’Assessore Regionale Donato Pentassuglia ha fornito congue note di chiarimento dell’intera vicenda, raccolte dal quotidiano pugliese “Lecceprima”.
Scopriamo infatti da una lettura attenta dei testi proposti che:

In pratica i tecnici della Regione hanno ripreso integralmente le indicazioni dell’intesa Stato- Regioni del dicembre del 2009, che aveva definito un elenco di 108 prestazioni per le quali il ricovero o il day –hospital era potenzialmente inappropriato: tra queste gli interventi in artroscopia, la chemioterapia, le operazioni alla retina e al cristallino, la riduzione di fratture. Tutte prestazioni per le quali si può garantire il massimo del beneficio per il paziente anche senza la permanenza in ospedale.

Abbiamo quindi un testo di provenienza Statale (e va da sé che la Conferenza Stato-Regioni, per sua stessa composizione non può avere un definito colore politico, essendo organo collegiale di tutti i presidenti delle regioni Italiane, diretti dal Presidente del Consiglio e del Ministro degli Affari Regionali) che impegna le singole Regioni a incentivare il ricorso, per una serie di prestazioni tra cui gli interventi ortopedici, atroscopici e la cura dei tumori, a forme di sanità ambulatoriale e non al ricovero o al Day Hospital.
L’effetto che si prefiggeva l’Intesa, della quale troverete il testo completo qui era proprio ridurre i costi per il cittadino “dirottando” le somme dei precari bilanci della sanità locale verso quel genere di prestazioni che, con la minima spesa, avrebbero garantito il massimo benessere per il cittadino. Del resto, se un cittadino può ricevere le cure che necessita in ambulatorio e ritornare alla vita attiva di sempre in giornata, ovvero all’affetto dei suoi cari, non costituisce ciò gran vantaggio rispetto all’ospitalizzazione forzata?
Per riprendere le parole del Pentassuglia:

“Dopo un lungo inverno durato molti anni – prosegue l’ex segretario regionale dei democratici – nel quale alla sanità pugliese è stato imposto dal governo Berlusconi-Fitto-Tremonti un piano di rientro ai limiti del punitivo, Donato Pentassuglia ha finalmente intenzione di aumentare i posti letto, diminuire i ricoveri inutili e con essi gran parte degli sprechi che i pugliesi pagano a caro prezzo e di riorganizzare i reparti secondo criteri di efficienza. Penso che quando si lavora bene e nell’interesse dei cittadini non si debba tenere conto di scadenze elettorali o di pressioni politiche che nulla hanno a che fare con la sanità”.

 Lo stesso assessore, nella sua nota, ha voluto rispondere con i numeri ai suoi avversari politici: dal 2011, quando sono stati introdotti i primi pacchetti di prestazioni ambulatoriali (diabete, ipertensione, intervento di cataratta e decompressione del tunnel carpale), il tasso di ospedalizzazione è sceso da 200 a 164, comunque ancora al di sopra della soglia stabilita dai Livelli essenziali di assistenza (Lea) del ministero della Salute.

 “Sembra evidente – ha commentato Pentassuglia – che ciò che distingue l’adozione di questa delibera dalle precedenti tre è la sua prossimità alle scadenze elettorali. Come dovrebbe ben sapere chi alimenta vuote e pretestuose polemiche, raggiungere gli obiettivi ministeriali sulla valutazione Lea corrisponde alla possibilità, per la Regione, di ottenere benefici premiali in termini di risorse aggiuntive per l’intero sistema. Ma soprattutto, come dicono le indicazioni ministeriali, e come hanno già dimostrato i provvedimenti precedenti, il trasferimento dei ricoveri inappropriati in regime ambulatoriale migliora la qualità dell’assistenza ed evita ricoveri inutili, con i disagi e i rischi che questi comportano; consente di allargare ai presidi territoriali l’offerta di prestazioni che prima potevano essere erogate solo in ospedale, di diminuire le liste di attesa, di incrementare la disponibilità di posti letto per le patologie acute e complesse”.

Lo scrivente, privo di colore politico per definizione, non può che riportare le vere e corrette parole dell’opposizione regionale, composta dai locali esponenti di Forza Italia, i quali si servono del termine “Tassa” in senso volutamente colloquiale, a fine di esemplificazione per identificare un’altra, diversa perplessità, dichiarando che:

Cosa accadrebbe, infatti, in caso di successive complicazioni una volta dimesso il paziente dopo la prestazione in regime ambulatoriale?
Particolarmente delicata, poi, la questione della chemioterapia. Fino all’adozione della delibera il medico poteva decidere tra il ricovero e il day hospital. Da ora non sarà più così. E su questo punto si è dispiegato il fuoco di sbarramento di Forza Italia.
Come si può pensare – ha dichiarato il consigliere regionale di Forza Italia, Luigi Mazzei – che una persona che si reca in ospedale per combattere una battaglia decisiva nella guerra contro il male che viene definito incurabile, debba essere vessata anche dal pagamento di un balzello che si rivela una vera e propria tassa sulla salute? Peggio: una tassa sulla malattia.

Il dubbio, non certo disgiunto dall’ordinario dibattito parlamentari tra forze di schieramenti diversi, verte non già sulla presunta esistenza di una “tassa” (termine usato in modo acritico), ma dall’esistenza di “casi limite” a dire dei consiglieri interessati non previsti dalla normativa, ovvero il caso del paziente che, curato in ambulatorio, subisca un aggravamento delle proprie condizioni tali da dover “Ripiegare” sul trattamento considerato “deprecato”.
Ma anche così, resta evidente che la Regione Puglia si sia limitata ad applicare direttive provenienti dalla Conferenza Stato-Regioni, e probabilmente il caso potrebbe meritare approfondimento in sede non più Regionale, ma nel raccordo Stato-Regioni.
In ogni caso, il problema, se problema vi è, non riguarda certo “i malati di cancro, diabete ed ernia”, bensì potrebbe riguardare, e la formula dubitativa è d’obbligo, un ristretto numero di casi molto particolari.
La notizia è quindi, se non bufala, da analizzare con molta, molta criticità.

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