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DISINFORMAZIONE Nuovo studio dimostra che i complottisti sono più sani ed equilibrati – Bufale.net

Secondo Claudio Messora un “nuovo” studio dimostrerebbe che credere nelle tesi di complotto (cioè in cose non dimostrate che appagano pregiudizi personali) è segno di sanità ed equilibrio mentale, mentre spiegare che non hanno fondamento (cioè fare informazione o addirittura divulgazione scientifica – «chi accetti supinamente le versioni ufficiali dei fatti contestati», secondo Messora) lo sarebbero meno.

Il “nuovo” studio è stato pubblicato nel 2013 su frontiers in Psychology ed è firmato da Michael J. Wood e Karen M. Douglas. Un estratto è stato pubblicato su NCBI.

«Recent research into the psychology of conspiracy belief has highlighted the importance of belief systems in the acceptance or rejection of conspiracy theories. We examined a large sample of conspiracist (pro-conspiracy-theory) and conventionalist (anti-conspiracy-theory) comments on news websites in order to investigate the relative importance of promoting alternative explanations vs. rejecting conventional explanations for events. In accordance with our hypotheses, we found that conspiracist commenters were more likely to argue against the opposing interpretation and less likely to argue in favor of their own interpretation, while the opposite was true of conventionalist commenters».

«Recenti ricerche sulla psicologia di chi crede nelle teorie di cospirazione ha messo in evidenza l’importanza dei sistemi di credenze nella accettazione o rifiuto delle teorie di complotto. Abbiamo esaminato un ampio campione di commenti di cospirazionisti (pro teoria di complotto) e convenzionalisti (anti teoria di cospirazione) sui siti di informazione al fine di indagare l’importanza relativa di promuovere spiegazioni alternative contro il rifiuto di spiegazioni convenzionali degli eventi. In conformità con le nostre ipotesi, abbiamo scoperto che i commentatori cospirazionisti avevano più probabilità di argomentare contro l’interpretazione opposta e meno probabilità di argomentare a favore della loro interpretazione, mentre era vero il contrario nei commentatori convenzionalisti».

Lasciando perdere le infelici definizioni di “convenzionalista” e “anti-convenzionalista” che potrebbero trarre in inganno e che lo studio si basa su commenti scritti da soggetti che non possono essere identificati e di cui non si può avere una anamnesi; si mette comunque in evidenza che i cospirazionisti non sono in grado di argomentare la propria tesi, ma solo di esprimersi contro quella degli altri, mentre la controparte tende esattamente al contrario; questo spiega anche la differenza numerica. L’idea di partecipare ad una conversazione dove chi fa una affermazione non la argomenta, ma anzi si limita a criticare chi la contesta è abbastanza scoraggiante.

Non solo. Lo studio – se lo si va a leggere nella sua interezzasostiene l’esatto contrario di quanto si vuole far credere, mettendo in evidenza la totale irrazionalità dei sostenitori di tesi complottiste. Facciamo nostra l’analisi di Alessandro Martorana nella pagina fan di Messora:

«Cercherò di essere molto sintetico, visto che ho il timore che questo post non durerà molto e non mi va di scrivere a vuoto. A parte il fatto che lo studio in questione è del 2013 e quindi dire che “ORA c’è la prova scientifica” significa non stare molto sul pezzo, questo paper non dice assolutamente che i complottisti sono “più sani, equilibrati e razionali”, né in generale né nel caso specifico della ricerca, che è quello dei commenti su specifici siti in uno specifico lasso di tempo su uno specifico argomento (l’11/9). Anzi, se proprio vogliamo essere precisi nel paper viene messa in risalto l’irrazionalità dei complottisti: “Wood et al. (2012) demonstrated that even beliefs in directly contradictory conspiracy theories were positively correlated with one another, indicating that conspiracy beliefs may be held together not by direct agreement with one another, but by mutual agreement with higher-order beliefs about the world”. Altro passaggio parecchio interessante è quello nel quale viene spiegato come “le credenze cospirative non riguardano il credere a specifiche teorie alternative, ma il non credere alla storia ufficiale, qualunque essa sia”. Sarebbe a dire che ciò che i cospirazionisti fanno è esattamente ciò che accusano gli altri di fare, ossia credere “a tutto ciò che gli viene raccontato”. Con la differenza che anziché credere che ciò che gli viene raccontato sia tutto vero, loro credono sia tutto falso. Infine, mi pregio di tradurvi questo passaggio: “È stato mostrato come le credenze cospirative siano positivamente correlate con sfiducia verso le altre persone, sentimenti di impotenza e scarsa autostima, superstizione, credenze nel paranormale, disturbi schizotipici di personalità, percezione di perdita di controllo, approccio machiavellico all’interazione sociale ed apertura alle esperienze”. Il che mi sembra l’esatto opposto di “sani, equilibrati e razionali”. Oh, non mi sono inventato nulla, eh? Sta tutto scritto lì. A volte non fermarsi ai titoloni aiuta».

Punti di vista? NO! La smentita arriva dal primo degli autori del paper in questione, Michael J. Wods, pubblicata anche su metabunk.

Chi di paper colpisce di paper perisce. Messora non riesce a stare sul pezzo nemmeno nel pubblicare una simil bufala – perché di questo si tratta – infatti non è nuova, gira già dall’anno di pubblicazione dello studio rimbalzando anche in siti italiani. Esiste comunque sul serio un nuovo studio, che cita quello del 2013; risale al febbraio 2015, pubblicato nella medesima rivista e rilanciato da NCBI.

E’ stato firmato da Neil Dagnall, Kenneth Drinkwater, Andrew Parker, Andrew Denovan e Megan Parton. Le conclusioni – che stavolta si basano su analisi fatte guardando in faccia gli esaminati – sono allarmanti. In sostanza un campione di 223 persone è stato sottoposto a tre test psicometrici dove in uno ci si autoassegna dei valori, uno riguarda disturbi scizotipici e paranoie, credenze deliranti ecc., l’ultimo indica la propensione ad avere allucinazioni. Sono stati infine intervistati chiedendo loro se credevano o meno a certe tesi cospirazioniste, per verificare se esistesse una correlazione.

«Positive symptoms of schizotypy, particularly the cognitive-perceptual factor, correlated positively with conspiracist beliefs. The best predictor of belief in conspiracies was delusional ideation».

«Sintomi positivi della schizotipia, in particolare il fattore cognitivo-percettivo, è correlato positivamente con le credenze cospirazioniste. Il miglior predittore di credenza in cospirazioni era l’ideazione delirante».

Facciamo notare che ci siamo fermati alla parte più “moderata” dell’estratto.

Attenzione: “Schizotipia” non significa automaticamente “schizofrenico”, indica semplicemente delle tendenze paranoiche. Il che farebbe comunque equivalere il divulgare tesi di complotto con la circonvenzione di incapace. Non di meno, vogliamo restare ancora più prudenti – non siamo certo noi ad aver tirato in ballo per primi dei concetti nosocomiali – anche questo genere di studi non può essere considerato scientificamente significativo; ci limitiamo solo a constatare – dal momento che non possiamo spingerci fino a ipotizzare una totale malafede – che le tendenze a credere in tesi di complotto siano spesso associate a pigrizia. Persino chi si propone di fare una informazione disincantata preferisce fermarsi alla suggestione dei titoli e degli estratti.

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Riceviamo e pubblichiamo un messaggio di Claudio Messora “Byoblu”

Il post sul complottismo fa parte della sezione “Curiosità” del blog ed è chiaramente indicata la fonte e il link in fondo al post, quindi ancora una volta non l’ho scritto io. Vale tanto quanto un retweet . Dovreste correggere.

Rendiamo noto che l’indicazione della fonte è stata aggiunta successivamente all’articolo scritto da Juanne Pili (autore di questo articolo su Bufale.net). A dimostrarlo è il link a WebArchive salvato il 26 novembre, mentre da un altro salvataggio del 7 gennaio 2016 compare un link al sito Anticorpi.info il cui articolo sarebbe addirittura del 2014.

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