DISINFORMAZIONE Castelvetrano: buttato in strada il cibo ancora buono del centro accoglienza “La locanda” – bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti l’ennesima notizia della categoria immigrati ingrati che buttano il cibo ancora buono, ho visto precotti in mezzo alla strada, munita di foto. Abbiamo risposto così tanto a casi simili che, di vivo cuore, ci verrebbe spontaneo rispondere

E allora se era così buono mangiatevelo voi!

Ma abbiamo promesso di essere civili e rispiegarvi un paio di cose sul “cibo ancora buono”. Ancora una volta. Finché questa storia non finirà.

Partiamo preliminarmente da una considerazione evidente guardando una delle foto riportate:

Vedrete l’adesivo da consumarsi preferibilmente entro il 03.09.2018.

Su una foto asseritamente pubblicata il giorno dopo.

Le foto, a parte una pagnotta scaduta ed in visibile stato di degradazione organolettica infatti raffigurano alimenti precotti.

Il precotto ha un grave difetto: non può essere riciclato in alcun modo.

Abbiamo già visto in passato che, qualora una struttura ricettiva, di accoglienza o una mensa scolastica ordini per caso o errore un numero di precotti superiore al consumato del giorno, perchè semplicemente alcuni utenti della mensa non sono più lì, per un errore di comunicazione o altro, non puoi riscaldare all’infinito lo stesso precotto oltre la data di scadenza.

Le stesse mense scolastiche, più volte, rifuggono dal precotto proprio per il contrappasso che esso rappresenta: è più facile da diffondere, consegnare e preparare, ma più incline allo spreco.

Il precotto monoporzionato (da distinguersi dal precotto in stile Minestrone della nonna o Bastoncini di Capitan Findus), ha una shelf life, una finestra di consumo assai limitata e un destino segnato una volta che viene riscaldato e servito: o lo mangi, o lo butti.

Non esiste via di mezzo.

Fermatevi un attimo e prima di fomentare la vostra facile indinniazione pensate alla seguente scena: avete un figlio alla mensa scolastica, gli preparano un piatto di pasta precotto. Non lo mangia.

Eh, il ragazzino viziato!

Sentenzia la tipica “signora della mensa”, da immaginarsi con le fattezze di Doris, la signora della Mensa dei Simpsons

mentre apre, con convinzione, una scatola di fagioli della Seconda Guerra Mondiale posseduti da diversi fantasmi.

Così il mattino dopo il vostro figlio si ritrova davanti la stessa porzione riscaldata, se non una porzione diversa ma del lotto precedente, ormai avviato alla scadenza.

Vi arriva così a casa con una qualsiasi malattia gastrointestinale provocata dall’uso di alimenti non a norma: quanto ci scommettiamo che, restando in tema Simpsons, la scena successiva sarebbe questa

con voi armati di force e torconi per vendicare il pancino del vostro virgulto, rampollo erede della vostre stirpe, inchiodato al pitale da un possente caso di Sindrome di Montezuma?

Nessuna struttura sana di mente darebbe a chicchessia, sia anche un immigrato a voi pubblico indinniato e condividente odioso per natura, del cibo che non darebbe ai vostri figli.

In primo luogo perché, probabilmente, i volontari hanno ancora un briciolo di umanità, ma anche sicuramente perché qualcuno gli farebbe causa se scoppiasse un’epidemia di malattie gastrointestinali causa da precotti biecamente riciclati.

Quindi no, non possono essere ricicilati i precotti e dovreste, cordialmente, smettere di fare foto ai cassonetti: non serve a niente.

Resteremo, comunque, pronti a raccogliere ogni ulteriore determinazione e provvedimento della struttura sull'”affare precotti” per darvene conto.

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