Premesso che si tratterebbe di un semplice brevetto del 2016 riconosciuto ufficialmente solo qualche giorno fa , il presunto braccialetto di Amazon è rimasto in questi giorni al centro di una polemica feroce. La nota azienda avrebbe concepito, secondo i disinformati, in un atmosfera che ricorda gli scenari di 1984 di Orwell, un braccialetto elettronico da far indossare ai propri dipendenti per incrementare il controllo che ha su di essi.
Come testimonia anche un’inchiesta del New York Times, la sua produzione non è stata né iniziata né programmata ma il CEO di Amazon, Jeff Bezos, si è ritrovato a doversi difendere dalle innumerevoli accuse lanciate dal carro di indignazione partito alla carica al grido di “schiavitù” e “uomini-robot” sostenendo la sua impresa: “in tutti i Paesi in cui operiamo rispettiamo in maniera rigorosa tutte le regolamentazioni in materia di lavoro”. I politici italiani, dal presidente del consiglio Paolo Gentiloni a Matteo Salvini e sulla stessa scia anche Laura Boldrini, in piena campagna elettorale non sono stati da meno nel voler esternare la propria indignazione nei confronti di questa politica ai danni dei lavoratori, probabilmente ricalcando i passi degli eventi risalenti allo sciopero dei dipendenti italiani di Amazon per il Black Friday, i quali avevano denunciato le condizioni di lavoro troppo dure.
Il braccialetto servirebbe in realtà ad agevolare il lavoro dei dipendenti, permettendogli di trovare più velocemente i prodotti nei magazzini attraverso la trasmissione dei dati dell’ordine effettuato sul dispositivo citato. Se finora è stato utilizzato lo smartphone per operare il ritrovamento dei prodotti, il braccialetto permetterebbe inoltre di avere le mani più libere.
Contestare superficialmente le innovazioni tecnologiche in quanto tali, senza informarsi sul loro effettivo scopo, è un atto di disinformazione, ciò che è invece passabile di contestazione è eventualmente la questione della privacy, che sorgerebbe nel momento in cui il braccialetto dovesse essere usato per operare una sorta di sorveglianza sui dipendenti o nel caso in cui l’aumento della produttività non porti ad un aumento della retribuzione.
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