Editoriale

Ulteriori chiarimenti su Jonathan Galindo: tra gioco, challenge, Instagram ed influenze

Arriva un contributo importante direttamente da Le Iene, per quanto riguarda il cosiddetto “gioco” ora segnalato anche su Instagram riguardante Jonathan Galindo, personaggio di fantasia (è opportuno ricordarlo) dalla cui challenge si potrebbe arrivare addirittura all’istigazione al suicidio. Come pare sia avvenuto in questi giorni con il bambino di 11 anni a Napoli. In realtà, quel “pare” fa tutta la differenza del mondo, in quanto le indagini sono ancora in corso e al momento non sono pervenute novità rilevanti in grado di darci conferme sotto questo punto di vista.

Gioco e challenge Jonathan Galindo: come si arriva alla voglia di protagonismo

Abbiamo fornito ai nostri lettori, nei giorni scorsi, un contributo apparentemente impopolare, ma con il trascorrere delle ore ci siamo resi conto che in realtà in tanti sono vicini alle nostre posizioni. In questo caso, infatti, da parte nostra non si tratta di parlavi di “notizia vera” o di “bufala“, se non altro perché la Procura di Napoli ancora non ha capito cosa si nasconda nel dettaglio dietro il suicidio del bambino.

Secondo quanto riportato da Le Iene, un personaggio che sui social si fa chiamare Jonathan Galindo avrebbe contattato la pagina Facebook ufficiale della nota trasmissione televisiva in onda su Italia 1, con il chiaro intento di rilasciare un’intervista. Tuttavia, nel momento in cui gli sono state chieste prove sulla sua identità, il mittente è scomparso. Non prima di aver specificato di essere la persona dietro la morte del bambino. Un mitomane, con ogni probabilità, segnalato comunque alla Polizia Postale.

Non si tratta di dare ragione o meno a Le Iene, in passato finite nel mirino della critica per aver ingigantito la questione Blue Whale. L’episodio, così come la creazione di profili Instagram che portano il nome dello stesso Jonathan Galindo, non fa altro che evidenziare il concetto espresso in settimana. Più si parla di questo personaggio inventato, più persone fuori di testa (come quella che ha contattato Le Iene) potrebbero essere indottr a scrivere ai ragazzini sui social. Serve dunque formare i più giovani sul fenomeno, in riferimento anche a Blue Whale e Momo Challenge, evitando però di alimentare la fama di icone specifiche.

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