Precisazioni

Cosa sono le 22 riunioni per la riforma di Dublino a cui non avrebbe partecipato la Lega

Ci segnalano i nostri contatti una macro che parla delle 22 riunioni per la riforma di Dublino a cui non avrebbe partecipato la Lega. Il riferimento è al Regolamento di Dublino sull’immigrazione, e peraltro la macrocontiene un errore.

Non si tratta del 2008, ma del 2018: anche se la card si riferisse a Dublino II, questo (regolamento 2003/343/CE) fu adottato nel 2003 dal Governo Berlusconi II.

Cosa sono le 22 riunioni per la riforma di Dublino a cui non avrebbe partecipato la Lega

Storia lunga fatta molto breve, la card si riferisce e riassume una serie di dichiarazioni dell’allora mera Europarlamentare Elly Schlein (ora segretaria del PD), che nel 2018 accusò in una trasmissione della TV di Stato (Agorà) la Lega di aver “disertato 22 riunioni in due anni di negoziato sulla riforma del Regolamento di Dublino, fondamentale per l’Italia

Cosa sono le 22 riunioni per la riforma di Dublino a cui non avrebbe partecipato la Lega

Dublino III, la terza riforma dell’accordo, sostanzialmente prevedeva la revisione dei meccanismi di asilo, modificando il criterio per cui in assenza di familiari in un altro paese, le domande di asilo sarebbero state gestite nel paese di arrivo.

Rendendo di fatto il criterio poco equo verso i paesi di confine (vedi Italia) o verso paesi percepiti come particolarmente attraenti, che tendono quindi a ricevere un maggior numero di domande.

Parte del processo decisionale sono le riunioni di negoziato, incontri preparatori per limare la relazione che sarà poi votata dalla Commissione e poi nella sessione plenaria del Parlamento.

Le Riunioni di Negoziato stante la loro natura preparatoria non sono incontri documentati, ma sappiamo che il gruppo Europa delle Nazioni e delle Libertà Nazionali (Enf), di cui era parte la Lega, non ha nominato un suo rappresentante.

Il “papabile”, il Leghista Fontana, si è comunque presentato a oltre il 96 per cento delle votazioni in Parlamento, confermando a suo tempo a mezzo del portavoce che una scelta politica di Enf tutto ha portato il gruppo parlamentare a disertare la fase negoziale per agire nella fase politica come forma di strategia.

Strategia basata anche dal fatto che Lega e ENF (gruppo che comprendeva anche i seguaci della Le Pen) si ritenevano penalizzati da proposte come quelle avanzate dalla Bulgaria, che temperavano il citato criterio con una richiesta di riduzione del principio di solidarietà per continuare ad attribuire responsabilità ai “paesi di frontiera”.

Il tutto ha portato a posizioni assai fredde verso la riforma, e quindi è intervenuta la tattica e lo strategismo politico.

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