I nostri lettori ci segnalano un articolo pubblicato da Sputnik News ieri pomeriggio, 14 gennaio, che riporta il caso dei 23 decessi dopo il vaccino in Norvegia e si presenta con un titolo molto forte: “In Norvegia 23 morti dopo vaccinazione con preparato Pfizer-BioNTech”. Cos’è successo realmente? Vediamolo insieme.
Sputnik riporta il link al comunicato dell’agenzia norvegese del farmaco, disponibile a questo indirizzo e pubblicato il 14 gennaio. In sostanza dei 23 decessi di cui parla il titolo, 13 sono stati studiati e la prima ipotesi è che gli effetti collaterali comuni potrebbero aver contribuito a un peggioramento dello stato di salute sui pazienti riceventi.
Tali pazienti erano anziani già fragili, ovvero affetti di malattie gravi. Lo ha riferito Steinar Madsen, direttore dell’agenzia norvegese del farmaco, all’emittente NRK nella giornata di ieri: “Di questi ci sono 13 morti, nove effetti collaterali gravi e sette effetti collaterali meno gravi”, ed erano tutti pazienti anziani e già cagionevoli, ricoverati in case di cura e di età superiore agli 80 anni. Per questo, aggiunge Madsen: “I medici devono ora valutare attentamente chi dovrebbe essere vaccinato. Coloro che sono molto fragili e alla fine della vita possono essere vaccinati dopo una valutazione individuale”. Tale considerazione è stata ripresa anche dal Ministero Norvegese della Sanità.
Cosa si intende per pazienti fragili? Madsen con “pazienti fragili” intende soggetti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), insufficienza cardiaca avanzata, demenza e altre gravi patologie.
L’agenzia norvegese del farmaco è intervenuta anche per fare luce sui 13 morti presi in esame. Sempre Madsen sottolinea che il vaccino è stato somministrato a migliaia di persone altrettanto fragili e in nessuno di questi casi l’esito è stato fatale. I 13 morti accertati sarebbero dunque un caso raro. La stampa internazionale riprende che secondo l’autopsia eseguita sui primi 13 casi, queste morti potrebbero essere state cagionate dagli effetti collaterali comuni (febbre e nausea) i quali, anche se lievi, possono avere effetti devastanti sui pazienti più fragili.
Per questo motivo la Norvegia ha modificato la politica sui vaccini, determinando che gli anziani e tutte le persone con problemi di salute non dovrebbero ricevere il vaccino se non dopo un’attenta analisi individuale. Il riscontro è presente in queste linee guida sul sito del Ministero norvegese della Salute. Il tasso di fragilità dei pazienti è determinato dalla Clinical Frailty Scale consultabile a questo indirizzo.
Parliamo di precisazioni perché l’articolo di Sputnik News non consente, a chi si ferma al titolo, di approfondire sulla vicenda. Ciò che si pensa fermandosi solo al titolo è che i 23 morti in Norvegia siano correlati al vaccino ricevuto, mentre in realtà si trattava di anziani fragili ricoverati presso case di riposo e 13 dei quali sarebbero deceduti (dubitativo d’obbligo, si attendono nuovi dati) a seguito degli effetti collaterali comuni che, ovviamente, sui pazienti fragili possono essere letali.
A seguito dello spiacevole episodio il Ministero della Salute norvegese ha disposto una nuova strategia di somministrazione dei vaccini ai pazienti più a rischio, determinando che ognuno di essi debba ricevere una valutazione esclusiva prima di ricevere il farmaco.
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