BUFALE E IMMIGRATI prima di criticare ci si può informare – bufale.net


Proprio in questi giorni abbiamo esaminato due notizie estremamente simili, reperibili su questo blog esattamente qui e qui 
La matrice delle notizie è sempre la stessa: l’attuale sistema di gestione dell’immigrazione prevede che il migrante, spesso esule da situazioni di estremo disagio e povertà, venga condotto presso idonee strutture e lì trattenuto per l’identificazione del caso, in modo che il soggiorno funga da “camera di decompressione” verso il tentativo di stabilire una vita che non necessariamente si svolgerà in Italia, dato che l’Italia è spesso punto di approdo, ma non punto di arrivo per chi, sfuggito dalla guerra e dalla fame, cerca semplicemente un posto dove “ricostruirsi una vita”, ed è pronto a portare la sua scommessa in un punto qualsiasi di Europa.
A volte, problemi logistici non imputabili a nessuno ostacolano tale ricerca, bloccandola in un limbo senza tempo dove, come abbiamo visto nelle citate notizie, l’immigrato ritrova se stesso in una “gabbia dorata”, incapace di proseguire la sua doverosa e necessaria ricerca di un lavoro e di un futuro, preoccupato perché ogni giorno che passa ne ruba il futuro.
Il più delle volte, purtroppo, commentatori senza scrupoli, utenti con un forte bias verso l’immigrazione raccolgono queste storie e le ripubblicano trasfigurandole, rendendole grottesche, dipingendo l’immigrato come un nemico, un ozioso parassita che rifiuta una vita “paradisiaca” desiderando di più.
Come se un italiano desiderasse davvero vivere in un limbo dorato, senza passato e futuro, contentandosi di acqua e cibo come una pianta, ma senza sapere se mai un giorno potrà guadagnarsi il futuro col sudore della sua fronte.
E’ già successo in passato, ed esattamente come nella prima notizia da noi postata l’amministrazione comunale di Sadali si è fatta viva per dare la sua versione, anche per una simile, terza e triste vicenda, le testate giornalistiche locali hanno concesso il giusto spazio anche alla voce di chi dei migranti si occupa e preoccupa.
Nel mese di Aprile 2014 dalle parti di Torretta Granitola degli immigrati hanno protestato per le medesime ragioni. E, nuovamente accusati di ingratitudine, hanno ricevuto le parole del CAS Karibu, il centro incaricato di gestirli. Esattamente: i “presunti danneggiati” non hanno avuto parole di condanna, ma di pietà per gli immigrati. Parole che riteniamo necessario riportare:

« Nella mattinata del 23/04/2014 – 11 dei 48 ospiti del C.A.S. Karibu hanno ustruito un breve tratto della strada provinciale di Torretta Granitola per un brevissimo lasso di tempo (10 minuti), al fine di protestare per i tempi di attesa troppo lunghi per avere i documenti. Dall’articolo da voi pubblicato non si evince disagio per tale motivo ma per altri bisogni, come internet e la tipicità dei piatti serviti a mensa, che sono ampiamente soddisfatti e per cui gli ospiti non si sono mai lamentati.[…]

Chiedo che ci sia più attenzione e sensibilità per tematiche di tale delicatezza, invito a conoscere ed approfondire in maniera più congrua il fenomeno dell’ immigrazione, soprattutto da parte di quelle persone come giornalisti e pubblicisti che hanno un grande potere com’è quello di veicolare l’informazione, chiedo e spero che lo si faccia in maniera più consapevole.

Sarebbe bello ma magari anche utopico che chi non conosce il fenomeno vada a lezione di dignità da uno qualsiasi di questi ragazzi che chiedono solo la nostra protezione, che lo si guardi in faccia, che si ascoltino le loro storie, che si abbia il cuore aperto nel riconoscere nei loro sguardi i nostri stessi desideri..un lavoro..l’incolumità…la certezza che la loro vita e quella delle loro famiglie sia salva..in una sola parola la dignità dell’uomo che è uguale sempre e in ogni caso indipendentemente dal colore della loro pelle e del luogo di provenienza !!» –  Direttore C.A.S. Karibu – Dott. Ivana Calamia

Lo scrivente ritiene, alla boa della terza simile storia, di poter lanciare ad ogni singolo commentatore il medesimo appello. Prima di condannare, ascoltate.
Prima di puntare il dito conto l’immigrato “ingrato che rifiuta la bottiglietta d’acqua”, pensate voi stessi in un limbo senza passato, senza presente e senza futuro, esuli in terra straniera, privati anche solo della possibilità di guadagnarvi da vivere, senza poter neppure contattare i vostri cari lontani.

Mettetevi nei panni delle persone che volete condannare… e solo chi di voi si riscontrerà senza peccato scagli la prima pietra.

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