A volte è davvero incredibile quanto un falso sito di informazione, “parodia” delle più conosciute testate giornalistiche, venga preso tanto sul serio dagli utenti online, ma ormai siamo abituati a vedere di tutto. Stiamo parlando del sito Ilmessaggero24, facente parte dei numerosi siti gratuiti hostati sulla piattaforma Wordpress.com, già trattato da Bufale.net per la falsa morte di Renato Pozzetto. Questa volta, però, la bufala è “seria” e diffonde un’insensato allarmismo che rischia di portare l’autore in tribunale: “Trapani: allarme squali, il comune sollecita i turisti a non farsi il bagno“.
Pubblicata il 9 agosto 2015, nel giro di appena due giorni ha superato le 6 mila condivisioni Facebook. Ecco il testo della bufala:
Molti squali sono stati avvistati a pochi metri dalla costa trapanese. Il comune sollecita i bagnanti a starsene a casa per la prossima settimana.
Gli squali si aggiravano attorno alle imbarcazioni. Probabilmente dispersi4 tra le calde acque del litorale trapanese, non è il primo caso di avvistamento o ritrovamento: era già accaduto nei pressi di San Govanni Li Cuti, dove ne fu ritrovato uno morto nel 2013, ma anche a Santa Tecla ed Aci Castello.
Come dicevamo, l’autore della bufala rischia grosso. Ecco quanto dichiarato dal Sindaco di Trapani, Vito Damiano:
Purtroppo troppa gente sui social condivide notizie e fatti senza preoccuparsi della veridicità della notizia. È da criminali diffondere notizie false, prive di fondamento e che creano allarme sociale soprattutto in questo periodo feriale caratterizzato dal massimo afflusso di concittadini e di turisti nei tratti di mare prospicienti tutto il litorale.
Proprio per l’alta valenza criminale di simili comportamenti e ritenendosi il Comune, come collettività trapanese, danneggiato dalla diffusione della notizia non vagliata e non supportata da alcun riscontro da parte delle Autorità preposte circa la presunta presenza di squali nelle acque del litorale trapanese, è stato dato incarico all’ufficio legale comunale di presentare formale denuncia contro il responsabile della diffusione dell’allarme.
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