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BUFALA – Rom vs Italiani – bufale.net

Gira da lungo periodo su Internet la medesima bufala: cambiano solamente gli attori.

Un Italiano in condizioni economiche precarie, talora individuato dalla cronaca recente (come in questo caso), talora raffigurato da una semplice immagine reperita a caso dai motori di ricerca e variamente attribuita a presunte storie drammatiche, viene descritto nel suo stato di disagio dovuto alla perdita del reddito e della casa: purtroppo, condizioni frequenti in momenti di depressione economica.
Segue poi la foto di un gruppo di rom, e la didascalia dichiara un presunto diritto che gli stessi avrebbero, in virtù di leggi, ordinanze comunali o quant’altro, di avere una casa “gratis”: diritto denegato agli italiani di cui sopra.
Tale proclama è, evidentemente, una BUFALA. Attenzione, con questo l’odierno scrivente non sta dicendo che il disagio economico e la povertà non siano gravi problemi che una società civile dovrebbe prefiggersi di combattere: infatti si offre, per cominciare, la massima solidarietà verso chiunque, a cagione dell’incolpevole difficoltà di far fronte ai propri debiti, si ritrovi privato del diritto essenziale ad una casa.
Ma lo scrivente deve rilevare almeno due elementi erronei in questa bufala: nessuna Amministrazione pubblica ha interesse a “sbattere un cittadino in difficoltà in strada come un cane” e nessuna Amministrazione Pubblica ha in sorte la capacità di regalare “case ai rom”.
Rom che, peraltro, sono cittadini Italiani, quindi porli in contrapposizione con l’insieme “Cittadini Italiani” è già un azzardo di suo.
Per quanto attiene l’assegnazione delle case popolari, questa è disciplinata non già “dai comuni”, ma da apposite leggi di rango Regionale, che disciplinano nelle diverse regioni le modalità di accesso all’Edilizia Residenziale Pubblica sovvenzionata ex IACP, ovvero le “Case Popolari”.
Una serie di punti in comune possono evincersi dalla complessa normativa al riguardo, che potrete personalmente riscontrare sul sito del SICET, Sindacato Casa, Inquilini e Territorio ( http://www.sicet.it/pages/ERP/sintesi.htm ).
Con firerimento alla vigente normativa è quindi facile evincere che, periodicamente, spetti alle Regioni indire dei bandi per l’assegnazione delle Case Popolari, ex IACP o in convenzione (ovvero provvedere a distribuzioni straordinarie in caso di emergenza, calamità o comprovate situazioni di disagio).
Sta quindi agli interessati, ad ogni indizione di bando, fornire i dati necessari (da depositarsi presso gli appositi sportelli in comune) ad essere inseriti nelle graduatorie, i quali comprendono dati come la cittadinanza italiana, la residenza nel comune del quale si richiede l’assegnazione, l’assenza di possesso o detenzione di altre abitazioni (in caso contrario, potrebbe sempre trasferirci), e la presenza di un reddito annuo inferiore ad una certa soglia.
Vengono favoriti quindi, tra tutti i cittadini, i nuclei familiari numerosi e/o che versano in situazione di indigenza, di talché le domande IACP richiedono l’indicazione precisa dei redditi di tutti i componenti del nucleo familiare e la loro indicazione, più una serie di altri elementi che sin dal DPR 1035/1972 venivano indicati tra il risidere in alloggi di fortuna e/o dormitori pubblici, aver subito gli effetti di un’ordinanza di sgombero, aver subito uno sfratto non motivato da inadempienza contrattuale o immoralità e simili.
Vengono favoriti, insomma, gli indigenti senza una fissa dimora e nessun altro: chiedete agli estensori delle varie bufale a sfondo simile quale norma indica una preferenza “per i rom”.
Non la troveranno, ed anzi sarebbe impossibile! Sarebbe una plateale violazione dell’articolo 3 della Costituzione, un trattamento di favore, a parità di cittadinanza, nei confronti di una etnia.
Cosa che, evidentemente, non accade.
Statisticamente invece può capitare che, a ridosso dello sgombero di un campo nomadi, all’improvviso un numero consistente di cittadini Italiani residenti in un dato suolo si ritrovino a dover diventare, loro malgrado “oggetto di ordinanze di sgombero emesse dall’autorità competente” o a dover vivere “in alloggi di fortuna”, essendo così spinti a depositare, come tutti, regolare domanda per entrare in graduatoria.
Ma in nessun conto sarà tenuta la loro etnia nella formazione delle graduatorie stesse.
Lo scopo di tale bufala è evidente: cercare di dare un volto, identificato nello “sgradevole volto del diverso”, al disagio patito da chi versa in stato di bisogno e non riesce a trovare una nuova abitazione, vuoi per la cronica mancanza di alloggi che affligge la nostra nazione (e che ha portato, nel tempo, alla creazione dell’istituto delle Case Popolari ed alle norme attuali sugli sfratti, congegnate in modo da consentire un ampio tempo di respiro al perdente abitazione), vuoi per abusi.
Disagio che purtroppo non ha un volto.
Il consiglio che lo scrivente si sente di dare al lettore, nella malaugurata ipotesi in cui si trovasse a versare in stato di incolpevole disagio, o nel caso conoscesse qualcuno ritrovatosi suo malgrado senza casa, a rivolgersi senza indugi presso gli uffici del comune, paventando la propria situazione, eventualmente avvalendosi prima dell’opera (gratuita, nella maggior parte dei casi) di un Patronato che, consultati i bandi in corso e le leggi regionali che disciplinano le assegnazioni ordinarie e straordinarie, saprà valutare gli elementi richiesti, consigliando il cittadino in difficoltà.

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