Una storia comparsa su un profilo Facebook sta registrando un incremento di condivisioni. Ce la segnalano i nostri lettori, essendo stata pubblicata nelle ultime ore e interessando, ancora una volta, il tema del razzismo:
A*** A***** è un ragazzo che si trova in Italia da oltre dieci anni.
E in Italia ha studiato e si è diplomato, uno dei tanti ragazzi che lavora e studia contemporaneamente.
E’ cliente dell’Istituto di Bancario Sant’Angelo e in quanto tale ha un bancomat come chiunque di noi.
Vive a Mazzarino, paesino in provincia di Caltanissetta, dove la filiale non è presente.
Così, qualche giorno fa, si è recato presso la filiale di Caltanissetta.
Avendo dimenticato il codice pin (a chi di noi non è mai successo, d’altronde…) ha quindi provato a chiedere un nuovo pin, o di poter prelevare allo sportello interno presso l’operatore di cassa.
Oddio, sarebbe più corretto scrivere che avrebbe voluto chiedere il nuovo codice, dato che gli è stato negato per ben due volte l’accesso in banca. È stato deriso e offeso. E gli è stato urlato più volte “via! Vai via!”
Ad A*** è stata negato (sic) persino la possibilità di spiegare che fosse un cliente della banca.
Ha ritentato il giorno successivo ad entrare in filiale, ma è stato nuovamente bloccato.
Solo un impiegato gli si è avvicinato, facendosi consegnare i documenti e – dopo aver conrollato che tutto fosse in regola – gli ha consegnato la cifra richiesta.
Fuori dalla banca, però. Nel piazzale. Perché A*** non è stato fatto accomodare in banca come un qualsiasi cliente.
Non mi sono nemmeno chiesta se si trattasse di razzismo o meno. Non me lo sono chiesta, semplicemente perché lo è.
E solo quando qualsiasi ingiustizia tocca me, te e tutti voi allora forse potremmo vivere in un mondo senza confini e senza diversità.
Scusaci, A***.
Trattandosi di un post pubblicato nelle ultime ore, non è possibile trovare riscontri ufficiali e per questo motivo parliamo di analisi in corso.
Abbiamo constatato che l’identità del ragazzo corrisponde (nome e volto) con il suo profilo Facebook, e per avere più informazioni lo abbiamo contattato. Purtroppo la sua storia non è riportata su altre fonti. Nell’attesa di una sua risposta saremo lieti di aggiornarvi in un prossimo articolo.
Abbiamo chiesto al ragazzo direttamente coinvolto nella vicenda di raccontarci i fatti. Ecco le sue risposte:
Mercoledì sono andato all’Istituto Bancario Sant’Angelo di Caltanissetta, ma mi è stato detto che la Banca era chiusa e che dovevo tornare l’indomani o venerdì. Nonostante questo, ho visto due persone entrare, ma me ne sono andato. Il giovedì sono ritornato e mi hanno lasciato fuori. Mi hanno chiesto il documento, io gliel’ho consegnato e loro lo hanno portato dentro per verificare. In tutto ciò, io sono rimasto sempre fuori. Poi sono venuti a chiamarmi.
Hai intenzione di denunciare l’episodio?
Prima vorrei parlare con il direttore della banca. Spero che mi sappia dare una spiegazione.
Sei davvero stato deriso e offeso dagli impiegati? Ti hanno proprio detto “vai via?”
Mi hanno detto “vai e torna domani o venerdì”.
Dal racconto non sembrano emergere offese o derisioni da parte degli impiegati (come riportato nel post iniziale), ma è evidente – sempre dal racconto – che mentre gli si diceva che la banca era chiusa, lui vedeva altre persone entrarvi. Restiamo in attesa, ancora, di nuovi sviluppi sulla vicenda e di più riscontri, per cui consideriamo la nostra analisi ancora in corso.
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