PRECISIAMO – Famiglia eritrea costa 50mila euro al mese e il sindaco aumenta le tasse – BUFALE.NET


Circola una notizia secondo cui a causa di una “Famiglia Eritrea che costa 50mila franchi al mese” la cittadina di Hagenbuch, nel cantone svizzero di Zurigo, sarebbe stata costretta ad aumentare le tasse per far fronte alle incrementate spese comunali.
La notizia sembrerebbe, ma il condizionale è d’obbligo data l’estrema novità della stessa, comparsa sulla stampa nazionale tra ieri ed oggi, sostanzialmente corretta, ma lo scrivente ritiene formalmente errata, o quanto meno mutila di alcuni elementi.
La questione è in realtà semplice: tre anni fa arrivano nella cittadina di Hagenbruch una donna eritrea con sette figli, latrice di regolare visto di soggiorno. La condizione di tale donna subisce col tempo ulteriori aggravi, che rendono necessaria l’opera dell’assistenza sociale, la quale a sua volta deve avvalersi di personale esterno.
Scavando ulteriormente nella stampa compare infatti la somma di 60mila franchi al mese (al contrario della somma di 50mila apparsa in altre fonti) e l’intervento dell’autorità tutoria Svizzera, KESB (della quale troverete al link informazioni in lingua originale, per chi volesse cimentarsi con l’idioma locale), con gli inevitabili attriti tra il comune, incline a paventare lo stato delle sue casse, e l’autorità tutoria, invece comprensibilmente incline a perseguire la propria opera di tutela ed assistenza dell’indigente. E questo è quanto ci è dato al momento di sapere, dato che la KESB, oltre a sollecitare il dovuto intervento per gli indigenti, ha chiesto doveroso riserbo per la vicenda.
 

 La KESB tutoria ha anche minacciato passi legali se renderà pubbliche informazioni complementari. “La sorte di singole persone o famiglie non deve essere oggetto di dibattito pubblico”, ha spiegato al domenicale la presidente della KESB competente, quella di Winterthur-Andelfingen. 
 

Lo scrivente ritiene il predetto parere del tutto condivisibile, ed anche questo articolo si atterrà a questo semplice diktat, basandosi su una analisi ragionata del mero fatto e non su considerazioni relative a singole famiglie o individui, deprecabili, inibite e, a condivisibile idea della KESB,  penalmente rilevanti.
Invece ci si soffermerà sul parere degli enti assistenziali convocati, operatori della Solidhelp, che rivendicano la correttezza delle loro tariffe  e la necessità del ricorso all’opera di professionisti, essendo l’assistenza sociale una vera e propria scienza dalla quale dipende la vita di persone e gruppi familiari, e che non può essere improvvisata.
Questi elementi ci portano a ritenere quindi che la notizia sia corretta nella forma. Ma nella sostanza?
Si consenta all’odierno scrivente, usualmente serio, una boutade tratta da un episodio della nota serie animata South Park, dove una parodia del noto attore cinematografico Russel Crowe dapprima giurava, per adempiere ad un suo fioretto, di “Combattere il cancro” e poi, resosi conto dell’enormità del gesto promesso, correggeva il tiro dichiarando che avrebbe “Combattuto un paziente col cancro”, sfidando così un malato a caso ad un crudele quanto ridicolo incontro di pugilato.
Il caso di specie è evidentemente lo stesso: chi oggi accusa il nucleo familiare eritreo di aver danneggiato il comune, chi ne paventa il rimpatrio immediato (condannando all’esilio individui che, legalmente, hanno tutto il diritto di risiedere in quel posto e che nella presunta “patria di origine” non hanno più un posto dove andare: di fatto condannandoli a morte certa), chi rivolge loro le ingiurie più becere ha deciso con scelta risibile e non condivisibile di combattere il degrado… condannando a morte chi del degrado è vittima egli stesso, esattamente come quel Russel Crowe immaginario e parodistico.
La medesima emergenza, il medesimo dibattito tra la KESB ed il Comune, la medesima questione economica con paventato ricorso ad un lieve ritocco all’imposizione fiscale si sarebbe paventata per ogni singolo cittadino versante in stato di bisogno e bisognoso dell’assistenza specifica che solo la Solidhelp poteva fornire.
Potremmo a lungo opinare sulla natura stessa del sistema svizzero, chiedendoci ad esempio perché non formare degli assistenti sociali “in loco”, munendoli delle conoscenze e competenze che gli operatori degli enti convocati, giustamente, detengono e rivendono al committente secondo prezzo di mercato, ma sarebbero considerazioni inutili, e vieppiù inibite a chi, come noi, discute delle cose ad un livello elementare e non certo di elevata competenza economica e politica.
Ciò che possiamo dire è che il livore rivolto verso quella famiglia deriva, più dalla realtà dei fatti, dal bisogno umano di trovare un colpevole, un “capro espiatorio” per qualsiasi cosa non vada.
Una società in cui si dichiara con veemenza che se aiutare il povero ed il bisognoso ha dei costi, perché l’assistenza sociale ha dei costi, la scelta migliore è abbandonare il povero ed il bisognoso è una società sostanzialmente egoista, un modello destinato al fallimento dove, nel momento del bisogno, tutti saremo più deboli e tutti saremo condannati senza appello.
Puntare il dito contro il povero è cosa facile: e se il povero, un giorno, fossimo noi?

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