Proteste a Pechino contro il lockdown: la verità sul video virale

di Bufale.net Team |

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Proteste a Pechino contro il lockdown: la verità sul video virale Bufale.net

Un video che circola sui social mostrerebbe la violenta repressione delle autorità durante le proteste a Pechino contro il lockdown anti Covid. Dimostrazioni che hanno avuto realmente luogo tra gli studenti del campus della Peking University nell’ultimo weekend per protestare contro le rigide restrizioni anti Covid imposte dall’amministrazione della facoltà.

Secondo i video virali, le immagini sarebbero paragonabili agli storici avvenimenti di Piazza Tienanmen del 1989, quando il governo inviò carri armati per reprimere le proteste dei manifestanti pacifici.

Le proteste a Pechino contro il lockdown

Come spesso accade nel contesto di eventi di una certa portata mediatica – pandemia, guerra – spuntano tantissimi post sui social in cui gli utenti si fanno portavoce di quanto accade nel mondo. Nel nostro caso, come anticipato in apertura, agli studenti dell’Università più prestigiosa di Pechino era stato vietato di ricevere cibo in consegna, misura che si univa a tutte le altre restrizioni anti Covid.

Non solo: gli studenti erano confinati in una parte del campus e non potevano ricevere visite. Per questo sono scattate le proteste, specialmente quando gli universitari si sono ritrovati recintati entro i confini della struttura durante la notte.

Si tratta quindi di un fatto reale, ma i video che circolano su Twitter non sono attinenti.

I video sono stati girati a Parigi

Come spesso accade sulle bacheche di improvvisati informatori, il contenuto presentato senza fonti non riguardava le proteste a Pechino contro il lockdown: come ricostruiscono i colleghi di Fact Check AFP, infatti, le immagini provengono da Parigi e sono state girate dall’emittente turca Sözcü TV.

Ancora, le proteste che vengono mostrate non riguardano il lockdown né altre restrizioni anti Covid, bensì i diritti dei lavoratori in una sommossa del Primo Maggio.

Siamo dunque di fronte all’ennesimo contenuto decontestualizzato con uno scopo ben preciso: disinformare un pubblico già disorientato su ciò che succede nel mondo.

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