PRECISAZIONI Non è una bufala: presto dovremo cambiare tutte le nostre Tv – bufale.net

di Shadow Ranger |

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PRECISAZIONI Non è una bufala: presto dovremo cambiare tutte le nostre Tv – bufale.net Bufale.net

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Ci è stata segnalata la seguente notizia, targata La Sesia

Nel 2012 si ipotizzava che presto avremmo dovuto cambiare ancora una volta i televisori. Per qualche anno è calato il silenzio, ma ora l’incubo è tornato. A segnalarlo è Adiconsum Vercelli: “In futuro dovremo comprare una nuova tv o acquistare uno speciale decoder. La data pare sia stata fissata per giugno 2020, quando comincerà l’era delle trasmissioni in modalità DvbT2, com’è già accaduto per la tv digitale. Non è una bufala, la notizia è vera. La motivazione principale è che l’Europa dovrà liberare la banda 700MHz dalle frequenze della tv digitale terrestre per destinarle alle telecomunicazioni veloci”.

Le frequenze liberate dal 2020, come sottolineano dall’Associazione a tutela dei consumatori, serviranno per diffondere le nuove reti 4G o 5G. “Questa decisione è stata presa da tempo. Del resto si sapeva già nel 2012. Chiunque vorrà continuare a seguire i palinsesti nazionali sarà quindi obbligato a comprare una nuova tv oppure a dotarsi del nuovo decoder”.

Per evitare alle famiglie italiane l’acquisto di apparecchi, secondo Adiconsum, esisterebbe una soluzione tecnica. L’esempio arriva dalla Francia: “Ha mantenuto lo stesso standard digitale DvbT, ma ha cambiato il formato di compressione dei dati passando da Mpeg2 a Mpeg4. In questo modo sono state salvaguardate le vecchie tv senza l’obbligo d’acquisto di nuovi apparecchi. La speranza – conclude Adiconsum – è che anche l’Italia adotti questa soluzione”.

Come potete vedere già dall’articolo, la notizia è un allarme concreto, che riporta però nel testo due possibili esiti, al momento equipollenti

1. Il passaggio ad un nuovo standard, con necessità di nuovi decoder
2. Il passaggio ad una nuova codifica, senza bisogno di nuovo hardware

E queste possibilità non esauriscono lo spettro delle possibilità che si apriranno dal 2020 in poi.

Il problema, che ricorda rettamente la testata nasce nel 2012, è stato recentemente rilanciato dall’AGCOM

L’Italia non ha tempo da perdere in materia di frequenze radio, dove nel 2015 si conferma al 20° posto nella classifica europea (Indice DESI) di armonizzazione dello spettro radioelettrico. In particolare, il nostro paese sui 700 Mhz deve darsi urgentemente una strategia comune e un piano per “consentire la transizione delle frequenze 700 Mhz ai servizi di comunicazione a larga banda senza fili anche con l’orizzonte al 2022”. Lo ha detto questa mattina il Presidente dell’Agcom Angelo MarcelloCardani, nel suo intervento alla Camera per la Relazione annuale dell’Autorità, sottolineando quindi la necessità per il nostro paese di non accumulare nuovi ritardi sulla programmazione delle frequenze, risorsa scarsa di cui c’è però bisogno per veicolare il traffico crescente dell’Internet in mobilità, alimentato soprattutto dai video, servizi bandivori per antonomasia.

Un ritardo che non possiamo permetterci, per cui è necessario definire al più presto un “Piano d’azione urgente” per il passaggio delle risorse 700 Mhz dal digitale terrestre ai servizi broadband mobili, come vuole la Ue. Una transizione che sia in linea con la recente decisione europea di “armonizzazione delle frequenze dei 700 Mhz unitamente ad un uso combinato delle frequenze già riservate agli usi radiomobili e del piano di azione delineato a tale scopo a partire dal 2017”.

Insomma, il Presidente Cardani richiama le istituzioni e i soggetti pubblici e privati (gli operatori mobili e i broadcaster) coinvolti nella migrazione a non ‘rimuovere’, a non ‘procrastinare’ il problema e a non perdere tempo utile per darsi una roadmap ben definita della migrazione, anche se questa dovesse concludersi nel 2022, come richiesto dal Parlamento italiano alla Ue. Perché due anni in più non sono molti e comunque entro giugno del 2017 il nostro paese dovrà produrre un piano ben chiaro delle tappe della roadmap di migrazione a Bruxelles.

C’è da dire che il commissario all’Economia Digitale Gunther Oettinger spinge i paesi membri a liberare i 700 Mhz entro il 2020, per accelerare il passaggio delle nuove risorse spettrali al broadband mobile e in prospettiva al 5G.

Un’accelerazione sui 700 Mhz che non piace all’Italia. I broadcaster di casa nostra dispongono di licenze d’uso per il digitale che in alcuni casi arrivano addirittura fino al 2032, e nemmeno gli operatori Tlc sono ansiosi di partecipare a nuove onerose gare per i 700 Mhz. E’ anche per questo che le Telco chiedono all’Agcom di immaginare nuove forme di assegnazione delle frequenze, che non implichino sanguinose aste al rialzo per i 700 Mhz. Ma c’è da dire che in altri paesi, come Francia e Germania, le gare per i 700 Mhz ci sono già state l’anno scorso e che l’Italia, restando a guardare, rischia di perdere il treno del 5G che tanto interessa alla Ue.

Vedremo come andrà a finire, ma oggi l’Agcom ha ricordato che la questione c’è e non va trascurata anche nell’orizzonte temporale del 2022.

Le possibili soluzioni a questo problema, che va risolto nel biennio 2020-2022, prevedono un iniziale doppio binario

L’ipotesi più accreditata sul tavolo è basata sull’approccio cosiddetto Simulcast, che prevede la trasmissione contemporanea di alcuni programmi in digitale terrestre con la vecchia tecnologia DVBT (quella attualmente in funzione) e di altri programmi con quella nuova (DVBT2).

Tempi e modalità del Simulcast sono attualmente oggetto anche della consultazione Rai per il rinnovo della concessione del servizio pubblico. In sede di confronto pubblico in vista della consultazione online, si sta discutendo fra le altre cose su quanti e quali contenuti mantenere sui Mux che saranno mantenuti in DVBT e quanti e quali programmi trasferire su nuovo standard HDR.

L’idea è affidare alla Rai il compito di apripista del nuovo mercato del digitale TV, un ruolo importante dal punto di vista tecnologico e in linea con analoghe iniziative di Viale Mazzini, come ad esempio la trasmissione di alcune partite dei prossimi Europei di calcio via satellite in 4K. L’obiettivo è allettare i consumatori verso l’acquisto dei nuovi televisori con l’offerta di contenuti ad hoc e il calcio è sicuramente un argomento convincente per molti utenti, pronti a spendere subito per una qualità video superiore.

Un ruolo di lepre tecnologica per la Rai che potrebbe rientrare nero su bianco sul nuovo contratto di servizio.

Al momento, c’è da dire che una qualche confusione sugli standard degli apparecchi televisivi in circolazione c’è. I distributori appongono l’etichetta con le specifiche degli standard di trasmissione DVBT o DVBT2, ma non fanno altrettanto per quanto riguarda le codifiche HEVC, HEVC Main10 e nemmeno MPEG4. Manca l’obbligo di legge per queste specifiche, ma sarebbe opportuno che i distributori aggiungessero anche queste specifiche sui nuovi TV, per consentire ai consumatori di capire esattamente che tipo di apparecchio stanno acquistando ed evitare così lamentele post vendita.

Al di là dei tempi del passaggio dei 700 Mhz alle telco (2020, 2022 ma ciò non toglie che non si potrà attendere il 2025 per trasmettere in HEVC) e al di là del nodo del coordinamento internazionale delle frequenze (richiesto dalla Commissione Ue entro giugno 2017), i Mux riservati al digitale terrestre in Italia dopo il passaggio saranno 14 (la Francia ne ha 8 che diventeranno presto 6).

E’ su queste risorse che si sta ragionando in termini anche di contenuti: è chiaro che per trasmettere delle televendite di pentole non è strettamente necessario il DVBT2, quindi starà ai broadcaster decidere quali programmi spingere subito sui Mux tecnologicamente evoluti.

E’ presumibile che, ad esempio, Mediaset Premium potrà mettere a punto un’offerta Premium con la tecnologia più avanzata in tempi stretti, destinando almeno un Mux all’HDR, ed è altrettanto plausibile che la pay Tv controllata da Vivendi non aspetterà certo il 2022 (data richiesta dall’Italia per il passaggio della banda 700) per partire con l’HDR.

Per quanto riguarda il capitolo decoder, è possibile anzi probabile che nuovi decoder Hevc main 10 compatibili con l’HDR saranno in circolazione ma serviranno per il secondo o il terzo televisore di casa e non per l’apparecchio principale.

La previsione è che il mercato risponderà da sé al salto tecnologico e che la gente passerà sua sponte ai nuovi televisori DVBT2 come avvenne all’epoca del passaggio dal bianco e nero al colore.

Non uno switch off sullo stile del vecchio passaggio dall’analogico al Digitale, con canali che improvvisamente hanno cessato di esistere lasciando le vecchie TV Analogiche a trasmettere nebbia statica, ma un graduale affiancamento di trasmissioni ad alta qualità e qualità normale in modo da invogliare e rendere appetibile il passaggio.

Ma questa è una delle molteplici ipotesi.

E bisognerà saper attendere.

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