Perché il rimborso per il referendum di 2,5 milioni non è poi una gran notizia

Ci avviciniamo al referendum, e il “non caso” del giorno è il rimborso per il referendum di 2,5 milioni di euro. Presentato come una sorta di “premio in palio” o il “motivo del referendum” in realtà è semplicemente il rimborso per la raccolta firme.

Perché il rimborso per il referendum di 2,5 milioni non è poi una gran notizia
Ed è la Legge del 03/06/1999 n. 157, art. 1 a disciplinarlo.
Perché il rimborso per il referendum di 2,5 milioni non è poi una gran notizia
Sostanzialmente, organizzare una campagna elettorale, raccogliere firme per un referendum e altre operazioni elettorali non sono cose che si manifestano dal nulla.
II citato articolo dichiara che
1. E’ attribuito ai movimenti o partiti politici un rimborso in relazione alle spese elettorali sostenute per le campagne per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, del Parlamento europeo e dei consigli regionali.
nonché
4. In caso di richiesta di uno o piu’ referendum, effettuata ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dichiarata ammissibile dalla Corte costituzionale, e’ attribuito ai comitati promotori un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione di un euro per ogni firma valida fino alla concorrenza della cifra minima necessaria per la validita’ della richiesta e fino ad un limite massimo pari complessivamente a euro 2.582.285 annui, a condizione che la consultazione referendaria abbia raggiunto il quorum di validita’ di partecipazione al voto
La ratio, ovvero il motivo, è lo stesso delle indennità parlamentari e altri simili emolumenti: lo scopo è evitare che la politica diventi un affare riservato solo agli economicamente maggiorenti in grado di potersi permettere di “scendere in campo”, avendo così una nazione governata di fatto da una oligarchia che, detenendo il potere economico, di fatto può comprare il potere politico.
Se quindi accettassimo l’idea che “in palio al Referendum ci sono i rimborsi”, dovremmo rinunciare ad ogni singola elezione attendendo l’arrivo di una oligarchia economica in grado di comprare la democrazia stessa.
Potete quindi, quando arriveranno i referendum abogrativi dell’otto giugno, decidere o meno se votare, e cosa votare, in assoluta e piena libertà senza dovervi incaponire a pensare al tema (inesistente) dei “rimborsi”.
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