Paziente “analfabeta” rifiutato dalla clinica convenzionata: la direzione fa chiarezza

di Luca Mastinu |

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In queste ore, le stesse del caso della bidella pendolare, sui social sta crescendo l’indignazione sul caso del paziente “analfabeta” rifiutato da una clinica convenzionata di Palermo. La notizia è stata riportata da Repubblica in cui vediamo anche il documento originale firmato da un medico della casa di cura Latteri.

Un caso singolare, quindi, sul quale la direzione della clinica è intervenuta per fare chiarezza.

paziente analfabeta rifiutato

ph: Repubblica 

La storia del paziente “analfabeta” rifiutato

Come scritto in apertura, Repubblica ha riportato la notizia in questo articolo. Ciò che colpisce è il testo del documento con cui la direzione della clinica Latteri ha comunicato il diniego del ricovero:

Si rimanda indietro al vostro PS il paziente X nato il 26.09.1956 inviatovi per frattura femore sx per mancanza posti letto. In atto non è possibile ricoverare il paziente nella nostra struttura in quanto risulta analfabeta e senzaparenti e dimora.

Come precisa il quotidiano, infatti, il 67enne tristemente protagonista di questa storia è un senzatetto. L’uomo, probabilmente per un incidente nella zona di corso dei Mille (scrive Palermo Today), si è fratturato il femore sinistro e per questo i sanitari del 118 lo hanno trasportato presso il pronto soccorso del Policlinico il 16 gennaio.

Per due giorni l’anziano è rimasto su una barella del pronto soccorso per via della mancanza di posti letto nel reparto di Ortopedia. Nel pomeriggio di oggi, giovedì 19 gennaio, il Policlinico ha contattato la clinica Latteri per chiedere disponibilità per il ricovero.

Ciò è reso possibile da una convenzione della Regione con le strutture private “accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale”. La clinica Latteri è presente in questo elenco scaricabile.

La casa di cura, quindi, ha dato disponibilità al ricovero del paziente e alle 17 un’ambulanza ha trasferito l’anziano dal Policlinico alla clinica convenzionata. Alle 19, tuttavia, la stessa ambulanza è tornata indietro.

Il 67enne è stato dunque sistemato in via provvisoria al reparto Medicina, decisamente fuori tempo rispetto al protocollo che impone l’intervento entro 48 ore rispetto all’ingresso in ospedale.

Repubblica scrive poi che l’anziano è stato poi trasferito nel reparto Ortopedia dove verrà operato nelle prossime ore. Nel frattempo, però, l’assessorato regionale della Salute si è già mosso per un’ispezione presso la clinica Latteri, e anche l’ASP di Palermo è stata invitata verificare eventuali inadempienze da parte della casa di cura.

La clinica è ora disponibile al ricovero

Nel frattempo la clinica riferisce a Repubblica:

Siamo disponibili al ricovero già domani al fine di attivare le necessarie procedure amministrative e fornire la meritata assistenza al paziente che, dovendo essere sottoposto a un intervento chirurgico sì importante ma non vitale, può essere portato in sala operatoria secondo procedure medico-legali purtroppo necessarie”.

La CGIL: “Atteggiamenti discriminatori”

La CGIL Palermo, intanto, ha dichiarato quanto segue:

Il risultato finale è che un paziente, un cittadino, è stato privato del suo inalienabile diritto alla cura, nei giusti tempi e presso l’unità operativa più adeguata alla sua condizione clinica e ci dispiace molto che a Palermo possano registrarsi atteggiamenti discriminatori del genere.

La spiegazione della clinica

Com’è andata, dunque, la vicenda del paziente “analfabeta” rifiutato dalla clinica convenzionata? La direzione della casa di cura Latteri ha rilasciato una nota riportata da Palermo Today, che riportiamo a nostra volta:

La direzione della casa di Cura Valsalva Latteri di Palermo precisa che secondo le normative vigenti può prestare le cure a pazienti che siano in grado di poter dare il loro libero e informato consenso alle cure, diversamente da quanto è tenuta a garantire una area di emergenza pubblica che dovendo prestare istituzionalmente le prime cure può derogare a ciò per il bene del paziente. Nel caso di pazienti non collaboranti si richiede almeno l’assenso del parente più prossimo. Il trasferimento è stato frutto della consueta collaborazione tra le aree di emergenza cittadine e la casa di cura, che ha contato più di 200 casi di trasferimenti nel corso del 2022, anche in sintonia ad un protocollo che prevede procedure particolareggiate per tali trasporti a tutela dei pazienti e della loro sicurezza. Purtroppo le condizioni di coscienza del paziente, la mancanza di riferimenti familiari che potessero sostituirsi nella espressione dell’indispensabile consenso alle cure, la sua condizione sociale, avrebbero necessitato dell’attivazione dei servizi sociali, che vista l’ora dell’arrivo dello stesso nel tardo pomeriggio non sarebbero stati rintracciabili. Ciononostante la casa di cura sin dalle prime ore del mattino ha preso contatti con il reparto di medicina del Policlinico ove il paziente era ospitato dichiarandosi disponibile al ricovero in ore diurne al fine di attivare le purtroppo necessarie procedure amministrative e fornire la meritata assistenza al paziente che dovendo essere sottoposto ad un intervento chirurgico sì importante ma non vitale, prima del suo ingresso in sala operatoria avrebbe dovuto seguire delle procedure medico legali anche per mezzo di un tutore purtroppo necessarie. Da quanto appreso però anche presso lo stesso reparto il paziente avrebbe avuto evidenti difficoltà a prestare il consenso al trasferimento e pertanto nostro malgrado non è stato più possibile ricoverarlo. La struttura ha comunque attivato una procedura di indagine interna al fine di stabilire se vi siano state incongruenze o inesattezze procedurali nei comportamenti tenuti dal proprio personale e nella loro rappresentazione per iscritto.

Il problema si è dunque creato in quanto il 67 è stato riconosciuto come “paziente non collaborante”, dunque impossibilitato a fornire il consenso informato, né è stato possibile ottenere l’assenso di un parente che ne facesse le veci.

Per queste circostanze (l’impossibilità e di ottenere un consenso alle cure dal paziente e di ottenerlo da un parente prossimo), la clinica avrebbe dovuto attivare i servizi sociali, ma considerata l’ora in cui il 67enne è arrivato presso la struttura, ciò non era possibile.

L’uomo è stato dunque riportato al policlinico e ha ricevuto le sue cure. La casa di cura Latteri, in ogni caso, si è detta disponibile ad accogliere il paziente nonché a procedere con un’indagine interna.

Conclusioni

Le indagini sul caso del paziente “analfabeta” rifiutato dalla clinica convenzionata sono ancora in corso.

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