Dodicimila console pirata sono state sequestrate durante l’operazione “Coin-Up 80”. In realtà va detto che il problema non era nel retrogaming, ma nelle miniconsoline stesse.
L’interesse per il retrocomputing, è pur vero, ha generato un interesse secondario per l’emulazione, e noi stessi abbiamo recensito piccole console con derivazioni Linux ed una serie di emulatori.
Ma il problema non erano le ROM, che pure sono parte di un vizio comune da molti venditori specie cinesi, ma tutto il resto.
Come si può leggere tra le righe dei resconti della stampa locale, la parola chiave è “famiclones”. Nei video è possibile riconoscere clonazzi fatti in casa del Nintendo NES, con tanto di uscite AV (spesso in NTSC), qualche clone di Pandora Box (console basate su ormai desueti Cortex A9 con emulatori) e l’ormai immancabile X7S, consolina portatile con l’aspetto di una Switch incrociata con una PSP e caratteristiche da cellulare di basso rango
Il problema in questo caso non è nella collezione di ROM, che pure sono parte del problema che porta, ad esempio, a trovare in praticamente ogni fiera di paese un Famiclone con “400 giochi precaricati” (in realtà un centinaio ripetuti) tra cui copie dei primi giochi delle saghe di Mario e Zelda ancora venduti da Nintendo in forme diverse.
Bensì il fatto che un Famiclone da 10 euro o una console da 23 difficilmente possono forniti per quel prezzo standard di qualità, e non lo fanno.
Le oltre dodicimila console tra Torino, Vercelli, Milano, Bergamo, Varese, Bologna, Verona, Venezia, Napoli, Caserta e Bari erano tipici esempi del prodotto da dropshipping: batterie (ove presenti) non a norma, saldature raffazzonate, assenza di certificazioni elettriche e persino qualche FamiClone così sfacciato da essere costruito a imitazione di un NES (per non parlare delle “quasi Switch”).
Per darci un’idea, è molto comune in molte delle miniconsole più economiche trovare un vecchio cavo USB Mini ricaricare una imitazione di batteria Nokia BL-5C, ancora clonate data l’ubiquità dei cellulari Nokia pre-Smartphone, o cloni di Pandora Box con la boxart di Street Fighter e altre proprietà CAPCOM.
Segni falsi, frode nell’esercizio del commercio, ricettazione e violazione della normativa sul diritto d’autore: queste le accuse in carico agli importatori.
Insomma, se volete emulare, fatelo per bene.
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