“Novax legati ai letti”: una storia, cosa si comincia a sapere

di Bufale.net Team |

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“Novax legati ai letti”: una storia, cosa si comincia a sapere Bufale.net

“Novax legati ai letti”, questa l’accusa apparsa sui social e rimbalzata fino da noi.

La storia è apparsa sui social, quei social che spesso sono la vox populi 2.0. Moltissime testimonianze “de relato”, storie di “qualcuno che conosce qualcuno che ha visto che”. Storie di impatto, che colpiscono duro.

“L’Ospedale di Feltre, reparto di Pneumologia, è sotto inchiesta. Sembra che legassero i pazienti ai letti, quelli no vax naturalmente, compresi quelli fino a 2 dosi considerati no vax. Derisi, scherniti, chiedevano aiuto o semplicemente acqua con la febbre alta e le infermiere (maledette put…) ridevano perché se si fossero vaccinati non sarebbe mai successo che stessero male e loro non hanno tempo da perdere. Ho chiesto nomi e cognomi a 2 pazienti che ho in amicizia”.

Recita il post, come detto una testimonianza “de relato”, ovvero di seconda mano di amici. Un buon numero di “sembra che”, ma non per questo il caso di prenderla sottogamba.

Anche perché la storia avrebbe conseguenze sia se vera sia se confermata falsa, semplicemente verso soggetti diversi.

“Novax legati ai letti”: una storia, mille dubbi, pochi riscontri

Il problema sono i riscontri.

La citata inchiesta esiste, ma è sostanzialmente a tutela della struttura

«L’Ulss Dolomiti appreso dai social il messaggio, poi diventato virale, circa presunti fatti che sarebbero avvenuti nella Pneumologia Covid di Feltre, in mattinata ha immediatamente avviato un’indagine interna. Al momento non è emerso alcun riscontro. La direzione è in stretto contatto con le forze dell’ordine per i seguiti di competenza e per eventuali azioni di autotutela».

Riporta un comunicato della struttura rilanciato dalla stampa locale.

Esiste presso la Procura di Belluno un fascicolo “Modello 45”, ovvero fascicolo non contenente ipotesi di reato.

Fascicolo che si riferisce ad un episodio avvenuto mesi prima.

Il sospetto è che si tratti di una storia del “telefono senza fili”. Un racconto passato di bocca in bocca, di voce in voce, di narratore in narratore, con le temiamo inevitabili deformazioni di ogni narrazione orale.

E un “Modello 45” che invita all’estrema cautela prima di ricondividere.

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