NOTIZIA VERA La grande bugia dietro il Tempio delle Tigri di Kanchanaburi – bufale.net

di Shadow Ranger |

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Thailandia, orrore nel Tempio delle Tigri

Ci segnalano la seguente notizia, targata Attenti all’Uomo, che, in realtà, più che una notizia, è un’intrervista all’animalista Sybelle Bancroft, fondatrice di cee4life, associazione animalista e protagonista di un lungo braccio di ferro col Tempio delle Tigri in Thailandia.

Braccio di ferro cominciato a dire il vero diversi anni fa, almeno nei primi anni del 2000, in cui Sybelle dichiara di aver preso i primi contatti col Tempo delle Tigri, trovando animali detenuti in condizioni disastrose, sovente drogati per tenerli docili, rinchiusi in gabbia, nutriti in modo poco idoneo ed allevati nonostante un espresso divieto gravasse sul Tempio (fondato inizialmente come santuario per la tutela degli esemplari orfani, non come centro di allevamento) ed il Tempio rispose aspramente definendo tali accuse una storia di intrigo e cospirazione.

Anni dopo, la storia raccontata da Sybelle si rivela al centro di una indagine dai risvolti cupi

Riporta infatti La Repubblica:

Oltre quaranta carcasse di cuccioli di tigre sono state ritrovate in un congelatore del tempio buddista. Accanto ai corpi senza vita c’era anche il cadavere di un cucciolo di orso, corna di cervo e altri resti. Uno scempio che apre le porte a conferma di un sospetto di lunga data: ovvero che quel tempio fosse in realtà un allevamento a scopo di contrabbando, un santuario destinato anche al traffico animale. Il blitz, dopo anni di segnalazioni e critiche da parte di numerose associazioni, è scattato successivamente allo sgombero avvenuto due giorni fa. Quando i responsabili del Wildlife thailandese sono entrati hanno trovato strane bottiglie e liquido utile forse per conservare gli animali morti. Pochi mesi prima su Facebook lo stesso tempio aveva ammesso di avere all’interno alcune carcasse animali sottolineando però che si trattava di “tigri decedute per cause naturali”.

Un post “chiarificatore” dato che, in caso di animali deceduti, i monaci stessi dovevano avvisare le autorità. Il ritrovamento dei 40 cadaveri non denunciati, in quel tempio buddista capace di ospitare 137 tigri, ha scatenato una nuova ondata di polemiche sui monaci, già accusati da tempo di agire senza vere licenze e di maltrattare animali che spesso sembravano “sedati”.  Bisogna tornare al 1999 per capire l’attività del Tempio di Kanchanaburi. Allora, narra la leggenda, alcuni cuccioli che rimasero orfani a causa del bracconaggio furono portati dalla gente ai monaci in cerca di una casa e di un aiuto. Il primo  cucciolo ad arrivare a Wat Pha Luang Ta Bua morì. La voce però ormai si era diffusa: altri piccoli di tigre vennero accolti e pian piano il Tempio si trasformò in santuario capace, negli anni 2000, di ospitare fino a mille turisti al giorno. La particolarità del luogo, super sponsorizzato dal circuito turistico, è quella di poter immergersi veramente “da vicino” fra le tigri. Carezze, abbracci, selfie, giochi. Con circa 15 euro di biglietto si può fare di tutto con queste tigre indocinesi “protette” dai monaci, con 50 si fa persino il bagno insieme a loro.

Una favola idilliaca che però, anche per la condizione estremamente docile delle tigri, da anni ha fatto storcere il naso ad animalisti e biologi. Sybelle Foxcroft per esempio, fondatrice di Cee4life, pochi anni fa ha documentato quel che accadeva all’interno del tempio raccontando tutto su “Behind the cloak of Buddha”, libro e oggi anche pagina Facebook. Allora portò avanti una inchiesta in cui denunciava abusi di ogni tipo, dall'”urina di tigre spruzzata in faccia agli animali per ammonirli” sino a “percosse con bastoni” o “frustate”. Denunciò anche come i felini, predatori carnivori, venissero allevati “con dieta vegetariana, creando problemi di salute” e della totale mancanza di assistenza veterinaria. Nel 2001 le autorità avevano comunque fatto un accordo con i monaci affinché si prendessero cura degli animali “senza scopi di lucro”, poi nel 2005 il DPN, dipartimento dei parchi, fu più preciso e vietò al tempio di allevare o commercializzare animali. Sette anni dopo ci fu una ispezione ma nulla cambiò. La stessa Foxcroft documentò allora la vendita clandestina di tigri a strutture del Laos e la “scomparsa” di molti felini ma ciò non bastò a bloccare l’attrazione turistica, nonostante il sospetto che le tigri venissero utilizzate per la medicina tradizionale cinese.

Sospetti che però a inizio settimana hanno finalmente portato le autorità ad un difficile blitz. Adisorn Nuchdamrong, il vice direttore generale del DPN, ha spiegato che se i “cuccioli si trovavano ancora lì dovevano avere un certo valore…”. Rivelando pochi dettagli, dato che l’indagine è in corso, è stato spiegato che sapendo dell’operazione “decine di tigri erano state lasciate intenzionalmente in giro per ostacolare il nostro lavoro”. Sotto il plauso di Wwf e altre associazioni i ranger thailandesi hanno poi fatto irruzione nel santuario e sedato le prime tigri. A sua difesa Suthipong Pakcharoong, vice presidente del tempio, ha detto che lì “non c’è nulla di  illegale e pericoloso. I soldi dei turisti? Servono per curare le tigri e prendersene cura”. A inizio settimana 52 tigri sono state spostate dal tempio e sono in attesa di ricollocazione mentre altre 85 tigri sarebbero ancora all’interno della struttura, momentaneamente chiusa. Se le indagini accertassero il contrabbando i monaci potrebbero rischiare 4 anni di carcere e multe superiori ai 1000 euro.

Il Bangkok Post riporta ulteriori dettagli,  secondo cui l’esodo delle Tigri, sotto l’egida di diverse associazioni animaliste, è in corso in questi giorni assieme ad un divieto a turisti e curiosi di assistervi per preservare la loro sicurezza.

Tra i vari capi di accusa che si stanno affastellando sui monaci, che proclamano la loro innocenza, vi sarebbe il traffico di parti del corpo, come pellicce e corpi di cuccioli di tigre, con valore economico o nella medicina e farmacopea tradizionale

Dette circostanze sono a tutt’oggi centro di indagine: della quale vi renderemo edotti col tempo, qualora i capi di accusa dovessero concretarsi in condanne o assoluzioni.

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