Museo della Memoria e politica contro Lavrov: quelle affermazioni sulle “origini ebraiche di Hitler”

di Bufale.net Team |

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Museo della Memoria e politica contro Lavrov: quelle affermazioni sulle “origini ebraiche di Hitler” Bufale.net

Torna Lavrov in TV, in Italia, con alcune affermazioni sulle “origini ebraiche di Hitler”, peraltro. Ovviamente, con le proteste del caso.

“Che il presidente Volodymyr Zelensky sia ebreo non ha alcun significato. Secondo me anche Hitler aveva origini ebraiche”

Ha dichiarato Lavrov su Zona Bianca.

Affermazioni, per quanto vedremo del tutto censurabili e precedute dal “secondo me” col quale chiunque nella sezione commenti dei nostri portali si sente in diritto di infliggerci ogni possibile bufala, per poi aggiungere “E questo è pensiero mio e nn mi potete kritikare” (sic!), compatibili con la propaganda attuale della Duma.

Quella che, abbiamo visto, si basa su una ricostruzione decisamente alquanto dissonante della storia e della geopolitica attuale. Quantomeno, del tutto “controfattuale” nel senso di opposta ai dati storici, politici, tecnici e logici che abbiamo.

La storia secondo la Duma

Abbiamo già visto come, secondo la Duma, l’Ucraina non esiste.

O meglio l’Ucraina è una sorta di propaggine della storia Sovietica, nata come sottoprodotto dell’evoluzione della Russa Stalinista, e che si rende quindi necessario l’assurdo storico di una Russia che dichiara una guerra che guerra non è, per combattere una nazione che non esiste allo scopo di liberare repubbliche che per il mondo non esistono da presunti nazisti che non ci sono.

“Nazisti”, peraltro che si riassumono in un improbabile incrocio di tutto quello che non è russo.

E la storia ricorderà un giorno il video della presunta “cellula terroristica” mandata asseritamente a uccidere Soloviev composta integralmente da nazisti gay ebrei con simboli nazisti intonsi accanto a simboli “chiaramente omosessuali”.

Come il videogioco “The Sims”, usato secondo la propaganda Russa per simulare matrimoni gay e diffondere il germe dell’omosessualità tra i bambini, libri firmati da gruppi Telegram (col nome del gruppo, non dell’autore…) terroristi, foto intonse di Hitler accanto a vaporose parrucche verdi e pasticchette da discoteca e altri simboli di lusso e depravazione.

La Russia ormai vive in una bolla: un’ucronia di grandezza senza tempo che attinge contemporaneamente allo Zarismo, al Regime Sovietico, a Rasputin, a Stalin ed a tutto quello che rende il Russo ideale non un “gopnik” strafatto seduto in un vicolo con vodka e desomorfina, ma un virile Zangief possente e muscoloso, ipervirile e glorioso.

Perennemente rabbioso perché, esattamente come funziona col complottista nostrano convinto di essere destinato ad una vita di grandezza, se non fosse per il 5G, la “finta pandemia”, i polipi alieni dalle cattive intenzioni, Soros e i Poteri Forti, la propaganda del Cremlino convince i suoi accaniti seguaci che quella grandezza sarebbe ad un passo.

Ma il complotto nazigay dei Poteri Forti Ebraici è lì a toglierglielo: NATO ed Europa diventano quindi le sorelle cattive di Cenerentola che rendono la Potente Russia una donnetta cenciosa e triste, che non potrà mai andare al ballo a conoscere il principe.

Il tutto contaminando i suoi sudditi perché diventino effeminati nazisti ebraici, viziosi e deboli.

Mentre, come scopriamo dalla TV russa, non solo il virile Russo è destinato alla gloria, ma anche alla Morte migliore. Il russo deve essere pronto al conflitto atomico, a immolarsi tra le fiamme Nucleari per la Duma.

Perché tanto moriranno tutti, ma i Russi vedranno la luce del Paradiso e gli altri no.

Museo della Memoria e politica contro Lavrov: quelle affermazioni sulle “origini ebraiche di Hitler”

Torniamo quindi alle affermazioni di Lavrov. Uguali a tante altre: solo un folle, dice il proverbio, si aspetta che ripetendo le medesime azioni meccanicamente l’esito sia diverso.

Un russo, intervistato pubblicamente, non potrà mai e poi mai, per i motivi evidenziati, dire qualcosa di diverso.

Se crede alla propaganda, la difenderà con tutto il vigore di cui è capace. Se non vi crede, negare pubblicamente la versione ufficiale ha un prezzo altissimo e comporta severissime sanzioni.

Intervistare quindi politici e giornalisti russi non potrà che, invariabilmente, mostrare un monolitico fronte comune.

Fronte comune, al quale, specialmente dinanzi alle affermazioni sulla presunta natura ebraica di Hitler, non si è fatta attendere l’indignazione del mondo. Cominciando dallo Yad Yashem, il Museo della Memoria, che le ha definite “degne di ogni condanna”, nonché “false, deliranti e pericolose”.

Siamo infatti a conoscenza della teoria che vede Hitler in parte “Schicklgruber”.

Una teoria del complotto del tutto sconfessata che vede un generico “ricco ebreo” (secondo il pregiudizio antisemita che vede gli Ebrei come tutti ricchissimi e occulti signori del mondo) ingravidare una servetta che poi avrebbe non solo partorito il genitore di Hitler diventandone nonna, ma anche gli antenati di Donald Trump e Obama nell’ipotetico prologo della Sitcom più assurda di tutti i tempi.

Teoria che Lavrov ha letteralmente resuscitato, assieme a tutto il corteggio di affermazioni sulle armi segrete della Russia e sulla ricostruzione della Russia Gloriosa angariata ingiustamente dai Poteri Forti, dall’Europa, dalla NATO e dagli ebrei nazisti omosessuali Ucraini in prima serata.

Allo scopo di completare la raffigurazione di Zelensky come capofila dei citati nazigay ebrei inviati dalla NATO.

“Le sue parole sono imperdonabili, l’ambasciatore sarà convocato per una consultazione”, ha aggiunto il Ministero degli Esteri Israeliano, colpito in prima persona dalla pubblica resurrezione delle fake news vintage.

Fake news, che come ha ricordato il premier israeliano, avevano ed hanno un solo scopo: “non sono verità e il loro obiettivo non è valido. Menzogne del genere hanno per obiettivo accusare gli ebrei stessi dei crimini terribili compiuti nei loro confronti nella Storia e quindi rimuovere la responsabilità dai loro persecutori”.

Con l’unica differenza che oggi l’obiettivo è, quantomeno attualmente, il “nazigay ucraino”.

Le reazioni del resto del mondo della politica

Bipartisan l’indignazione della comunità politica Italiana, nonostante la “sorpresa” dichiarata da Lavrov nello scoprire un’Italia capofila nella condanna, incardinata in una comunità internazionale solidale contro la visione del mondo filorussa.

Rincara la responsabile esteri per il PD e ricercatrice ISPI

Cui aggiungiamo la presidente della comunità ebraica di Roma, per cui è grave

che siano avvenute in una televisione italiana, senza contraddittorio, e senza che neanche l’intervistatore opponesse la verità storica alle menzogne che erano state pronunciate. Questo non è accettabile e non può passare sotto silenzio

Anche la vicepresidente del Parlamento Europeo si schiera

“Antisemitismo, falsificazioni storiche, una sequela infinita di fake news, attacchi e intimidazioni alle libere scelte del nostro Paese, violenza verbale e minacce contro le nostre istituzioni liberali: il corollario della prestazione del ministro Lavrov su Rete 4 abbraccia una vastità di gravissime provocazioni avvallate dalla rete e dai giornalisti che hanno condotto la presunta intervista, costruita come un monologo propagandistico. Mi chiedo – continua Picierno – come possa una emittente italiana dare spazio alla vergognosa campagna antisemita del governo russo e spacciare tutto questo come contenuto informativo”.

E il presidente del Copasir, in quota Fratelli di Italia, chiederà una specifica istruttoria con riferimento alle fake news che ritiene di aver individuato anche in questo intervento.

Solo il deputato forzista Ruggieri vede un’utilità in tutto questo: evidenziare una volta per tutte quanto sia “lunare” la propaganda russa.

Propaganda che, ricordiamo, non addomestica solo la storia, ma lo stesso fact checking.

Fact checking in salsa (e insalata) russa

Infatti proprio il fact checking è da sempre il nemico di ogni forma di propaganda.

Mentre organizzazioni come EDMO e IFCN si basano su criteri trasparenti, che anche noi adottiamo, che consentono di ricostruire e rintracciare le fonti, il Cremlino sembra averci sostituito con dei fantocci che ammantano la propaganda di pseudolegittimità.

Improbabili portali di “guerra ai falsi” che, con un linguaggio volutamente violento e bellicoso, si sono impossessati del nome del fact checking per diffondere fake news come quelle sulla inventata “false flag a Bucha”.

Improbabili eserciti di fact checking popolati da “colleghi” che non hanno neppure il buon gusto di esistere: le “immagini pubbliche” dei colleghi sono volti in CG con storie improbabili.

Veri e propri falsi testimoni, falsi giornalisti e falsi fact checker, con storie prese da commedie.

Come una “Pasionaria di Putin”, bellissima ucraina che si guadagnava da vivere dando lezioni di chitarra come una Phoebe di Friends per poi decidere, folgorata dalla passione per Putin, di dedicare la sua vita a spargere il verbo della Russia, dall’alto di una foto creata al computer in cui indossa due orecchini diversi.

O un improbabile giornalista/aviatore/avventuriero che si è schierato coi “fact checker buoni” per il suo odio viscerale contro Zelensky, descritto come un Christian Grey sensuale e muscoloso.

Tutto questo ci riporta all’opportunità degli interventi russi sulla TV Italiana: date le premesse, possiamo stupirci se quanto ci viene detto è un fronte monolitico?

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