Minaccia di spaccare una gamba ad una madre nel gruppo delle Sardine. Non conosce le disabilità invisibili.

di Bufale.net Team |

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Minaccia di spaccare una gamba ad una madre nel gruppo delle Sardine. Non conosce le disabilità invisibili. Bufale.net

Il mondo non è sempre chiaro o scuro. Ci segnalano un post, tratto da uno dei gruppi dell’Arcipelago delle Sardine.

Post ora rimosso, per fortuna, ma che le cui tracce sono rimaste per la Rete. Cancellare un post infatti e ritenere che esso sparirà per sempre è, purtroppo, come illudersi che dopo che ti è caduta una barra di plutonio radioattiva basti rimetterla nella sua scatolina di piombo ed andar via.

Nel frattempo avrai contaminato un po’ tutti e tutto e le radiazioni resteranno a far danni per decenni.

Così abbiamo deciso di ricevere la screen, verificarla, cancellare il nome della persona (perché noi non siamo a favore delle gogne, ma delle segnalazioni) e decidere che sì, vale ancora la pena rispondere.

Al tale che ha evidentemente ignorato il concetto di “disabilità invisibili”, a tutti quelli che gli hanno risposto come se fosse un novello giustiziere. E ringraziamo gli admin del gruppo per avergli rimosso il post. Post che a nostro parere non doveva essere neppure approvato.

Post che, se postato nel gruppo connesso a Bufale.net Analfabetismo Funzionale avrebbe portato all’immediata sanzione del rimuovi singolo post, rimuovi tutti i post degli ultimi sette giorni, rimuovi contatto, non approvare nessuno dei contatti invitati dal contatto

Il post contro le disabilità invisibili

Il post contro le disabilità invisibili

ieri pomeriggio, ragazza sulla trentina posteggia il SUV da 100.000 euro nel posteggio per disabili, fa scendere la figliola e allegramente sgambettando si allontanano, la chiamo e faccio notale (sic!!!) il cartello, la sua risposta è: “ho il contrassegno disabili, quindi sono in regola”. La prima tentazione, scartata perché c’era una bimba è stata spaccargli (sic!!!) una gamba e renderla disabile, poi ho pensato che la poveretta essendo competamente scema è SICURAMENTE DISABILE

Non abbiamo tutte le certezze del soggetto che ha deciso di depositare sul gruppo delle Sardine un simile post ricolmo di hate speech.

Un post che solo per la descrizione grafica dell’ideazione di percuotere fisicamente una donna fino a cagionarle invalidità avrebbe dovuto costare a eventuali condivisori il DASPO Social di cui le stesse Sardine parlano.

Ma noi abbiamo deciso, ancora prima di strumenti del genere, di usare gli strumenti che abbiamo già.

Come il Manifesto contro le Parole Ostili, di cui siamo aderenti.

Non rispondiamo all’odio con altro odio, non ci mettiamo al livello dell’hater.

Invitiamo quindi chi ha scritto queste invero assai censurabili parole e tutti coloro che gli hanno donato like e condivisioni a sedersi in pace.

Non gli sarà fatto alcun male, lo promettiamo, a parte il nocumento delle segnalazioni a Facebook già inoltrate.

Ma, da persone civili, spiegheremo loro una cosa.

Cosa sono le disabilità invisibili

Innanzitutto, l’immagine del disabile come un mutilato all’angolo della strada vestito di stracci è quantomeno precaria.

Abbiamo severamente criticato il gesto del Senatore Salvini che ha accolto una segnalazione citofonando a casa di una famiglia di origine tunisina chiedendo se fossero dediti allo spaccio.

E non l’abbiamo criticato come le malelingue dicono perchè si trattava di un Senatore: lo critichiamo perché riconosciamo nell’ideazione immaginifica dell’utente del gruppo “Arcipelago delle Sardine” il cui post ci è stato sottoposto la stessa identica criticità di pensiero.

Non puoi dichiarare che un giovane di origine tunisina sia dedito allo spaccio in quanto ben vestito, ergo non puoi dichiarare che una madre ed una figlia che non abbiano l’aria afflitta e miserabile, che non siano logore e vestite di stracci, infelici e visibilmente depresse siano delle false invalide.

Citando Linkiesta,

esistono purtroppo decine di patologie che non comportano menomazioni fisiche evidenti, ma rovinano la vita di chi ne è affetto e fra queste si possono citare: l’Epilessia, la Fibromialgia, la Sensibilità Chimica Multipla e l’Encefalite Mialgica, naturalmente differenti fra di loro, ma trattate finalmente con attenzione dai più importanti media sia su base nazionale che internazionale.

Considerati spesso alla stregua di esagerati e a volte simulatori, coloro i quali ne soffrono non solo vengono offesi in quanto pazienti, bensì come esseri umani, vedendo lesa la propria dignità sia in pubblico che in privato (evitando ovviamente generalizzazioni), tutto questo mentre, già 13 anni orsono, l’Istituto “Robert Koch” di Berlino definiva la qualità della vita dei malati di Sensibilità Chimica Multipla “inferiore” rispetto a chi è affetto da patologia cardiovascolare grave.

Il solo atto di fermare fisicamente quella madre per richiamarla indietro e “farle notale” (sic!) il contrassegno è un chiaro atto di violenza, subdolo e crudele perché annienta la dignità.

Un manifesto in lingua inglese sulle disabilità invisibili

Un manifesto in lingua inglese sulle disabilità invisibili

In paesi più civili, come nel Regno Unito, assieme ai cartelli di accesso facilitato per i disabili compare anche un ammonimento. Sempre lo stesso.

Non tutte le disabilità sono visibili

Ad esempio un malato di Sclerosi Multipla può essere perfettamente in grado di “sgambettare” e di esprimersi, ma avere improvvisi momenti di grave debolezza e non essere in grado di muoversi per le stesse distanze di un soggetto in salute.

Chiedere ad un epilettico di farsi venire una crisi davanti a te potrebbe essere la cosa più crudele che farai nella tua vita e più umiliante per lui.

Una ragazzina con una colite ulcerosa di certo non si toglierà i vestiti per mostrare la sacca della colostomia al primo che passa.

Abbiamo, giustamente, criticato ed esibito i profili di responsabilità di chi accusa qualcuno di reati da lui commesso: non è forse la stessa situazione anche qui?

Vorremmo intraprendere un dialogo con chi ha scritto questo censurabile post, chi lo ha approvato e chi lo ha condiviso.

Non potremmo provare a parlare di disabilità invisibili e, prima di arrivare al DASPO Social, resuscitare l’usanza civile delle scuse pubbliche e social?

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