Mario Giordano non è più riferimento per negazionisti in Ucraina: “Basta guerrafondai da salotto”

di Redazione Bufale |

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Mario Giordano non è più riferimento per negazionisti in Ucraina: “Basta guerrafondai da salotto” Bufale.net

Stiamo assistendo ad uno strano fenomeno sui social nel corso delle ultime settimane, in riferimento a Mario Giordano e alla sua trasmissione “Fuori dal coro”, spesso e volentieri criticata in passato per essere troppo vicina alle posizioni dei NoVax durante la pandemia. Lo stesso pubblico che, tendenzialmente, tende ad avere posizioni filorusse per quanto riguarda la guerra in Ucraina, se non addirittura negazioniste del conflitto, che allo stato attuale non si riconosce più nel presentatore.

Come Mario Giordano ha smesso di essere riferimento per i negazionisti della guerra in Ucraina

Ne avevamo già parlato la scorsa settimana con un altro articolo, quando lo stesso Mario Giordano si era scagliato pesantemente contro coloro che parlano di finzione, in riferimento alla guerra in corso a Kiev e dintorni. Attraverso l’editoriale che è andato in onda nel corso dell’ultima puntata trasmessa su Rete 4, più in particolare, il giornalista ha avuto parole molto dure e dirette nei confronti di coloro che o negano la guerra, o che abbiano idee sostanzialmente a favore del conflitto scatenato da Putin.

Come si nota attraverso il video disponibile sul sito di Mediaset, infatti, a detta di Mario Giordano non ci sarebbe più tempo per le parole, in relazione ad un conflitto che sta letteralmente massacrando un popolo intero come quello dell’Ucraina. Nel tentativo di rendere più chiaro il proprio pensiero, il giornalista non ha avuto remore nello scagliarsi contro quelli che vengono definiti “guerrafondai da salotto“. Il tutto, in relazione ad un trend purtroppo sempre più forte in Italia.

Insomma, presa di posizione molto chiara da parte di Mario Giordano, nei confronti dei politici che stanno utilizzando le armi, ma anche verso coloro che sono stati definiti negazionisti della guerra in Ucraina nel corso delle ultime tre settimane qui in Italia. Soprattutto sui social, considerando alcuni post Twitter e Facebook.

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