Lo sfregio dell’Anpi a Quattrocchi: “Il ponte non sia intitolato a lui”

di Luca Mastinu |

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Lo sfregio dell’Anpi a Quattrocchi: “Il ponte non sia intitolato a lui” Bufale.net

Il Giornale, in un articolo dell’1 dicembre, riporta la notizia del caso del “Ponte Firpo” (il virgolettato è d’obbligo) di Genova. All’interno leggiamo che il Comune di Genova aveva scelto di intitolare il ponte sul Bisagno a Fabrizio Quattrocchi, tristemente noto alle cronache per la sua morte avvenuta nel 2004 a seguito di un rapimento in Iraq.

Il ponte era già noto come Ponte Firpo, ma non in via ufficiale

Il Giornale scrive che l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) si sarebbe opposta alla scelta della Giunta di intitolare il ponte sul Bisagno a Fabrizio Quattrocchi:

Ad indignarsi davanti alla decisione del Comune è stata l’Anpi, che non sembra contestare in sé l’intitolazione del ponte a Quattrocchi. Il problema sarebbe la sua ubicazione e ha chiesto di sospendere la cerimonia, già fissata per domani, lunedì 2 dicembre, durante la quale saranno presenti anche le due sorelle della guardia di sicurezza italiana.

Sempre Il Giornale, alcune righe dopo, aggiunge:

Per questo, l’Anpi ha chiesto al Comune di “sospendere la cerimonia e cercare una nuova e più adeguata collocazione alla targa di Quattrocchi“.

Il motivo, in pratica, era dovuto alla nomea che il ponte, seppur non in via ufficiale, ha ancora oggi per i cittadini genovesi. La passeggiata sul Bisagno è nota a tutti come Ponte Firpo, un nome che non compare nel database del Comune sebbene sia presente su Google Maps, che tuttavia non si basa su fonti comunali.

Attilio Firpo, ricordiamolo, fu un partigiano fucilato a Genova dalle truppe nazifasciste nel quartiere Marassi, e più precisamente in corso Galliera, il 14 gennaio 1945. L’ANPI contestava la scelta insieme alla stessa famiglia del partigiano Firpo, come riporta un articolo dell’Ansa il 30 novembre. In una lettera aperta al sindaco Marco Bucci, la famiglia Firpo scriveva:

La storia dovrebbe essere maestra, ma se ne distruggiamo la memoria rischiamo di ripetere gli stessi errori.I simboli servono a mantenere memoria e attenzione.

Nessuno sfregio da parte dell’ANPI

La famiglia Firpo dunque chiedeva una diversa sistemazione. Ancora, l’ANPI faceva notare la differenza storica tra Quattrocchi e Firpo: il primo si era recato in un paese straniero per sua scelta professionale, il secondo era morto per difendere la sua patria. Dunque, nonostante il nome “Ponte Firpo” non comparisse nella toponomastica ufficiale, l’ANPI e la famiglia Firpo, insieme a 3000 firme raccolte, chiedevano la sospensione della cerimonia e dunque di intitolare a Quattrocchi un altro luogo della città.

Nessuno sfregio, come invece Il Giornale lascia intendere dal titolo: l’ANPI voleva riservare al ponte sul Bisagno il titolo di “Ponte Firpo”, un nome già noto ai cittadini ma non ancora riconosciuto in forma ufficiale.

L’intervento di Graziella Quattrocchi: “No divisioni, sospendiamo”

A mettere fine alla vicenda è stata la famiglia di Fabrizio Quattrocchi nella persona della sorella Graziella, che l’1 dicembre ha inviato una lettera al Comune di Genova:

Premetto che la mia famiglia non ha chiesto riconoscimenti alle autorità politiche ed alla città di Genova e che anzi alle varie proposte succedutesi in questi anni, abbiamo posto un cortese rifiuto onde tutelare un dolore che riteniamo privato ed evitare le polemiche e contestazioni che, nostro malgrado, abbiamo subito in passato e continuiamo a subire ancora oggi.

Fabrizio è stato ucciso dagli uomini dell’Isis mentre stava svolgendo il suo lavoro presso un’agenzia di sicurezza, proteggendo altre. Alla luce di tutto ciò io e la mia famiglia non desideriamo che il ponte venga titolato a Fabrizio poiché si prospetta sin dalla sua origine come fonte di sofferenza e contrasti non voluti sia per noi che per la famiglia Firpo. Solo ieri sera ho appreso con sofferenza e disagio di questa situazione preesistente di cui la mia famiglia non era a conoscenza. Sono molto dispiaciuta, tuttavia non posso che sostenere a gran voce il desiderio di tutelare la memoria di Fabrizio, chiedendo di evitare sterili polemiche, fonte di sofferenza. Per queste motivazioni fondanti non sarò presente alla cerimonia di domani, lunedì 2 dicembre. Chiedo al Consiglio Comunale e al sindaco Bucci di riconsiderare la propria posizione, scegliendo eventualmente un altro luogo da dedicare alla memoria di Fabrizio.

Il dietrofront del Comune

A seguito della lettera della sorella di Quattrocchi, l’1 dicembre il Comune ha sospeso l’intitolazione del ponte sul Bisagno:

In merito alla intitolazione di un ponte della Valbisagno (attualmente senza nome) alla memoria di Fabrizio Quattrocchi, Medaglia d’oro al Valore civile della Repubblica italiana, il sindaco su invito della famiglia Quattrocchi – che non avrebbe gradito alcuna cerimonia divisiva per la popolazione genovese – ha deciso di sospendere la manifestazione prevista per domani 2 dicembre. La scelta di intitolare quel ponte a Fabrizio Quattrocchi era stata presa dalla commissione toponomastica del Comune di Genova dopo l’approvazione di mozione del Consiglio comunale. Con il consenso della famiglia, la commissione toponomastica provvederà a trovare un luogo più consono a ricordare la figura di una Medaglia d’oro al valore civile di cui Genova è giustamente orgogliosa.

Tuttavia, nella notte tra l’1 e il 2 dicembre alcuni militanti del movimento di estrema destra Azione Frontale si sono recati presso la passeggiata sul Bisagno e hanno scoperto la targa sigillata con il nome di Quattrocchi per poi rivendicare il gesto su Facebook. La mattina del 2 dicembre, infine, una delegazione ANPI, di Sinistra Italiana e alcuni studenti hanno stretto un presidio intorno al luogo del dissidio fino all’arrivo degli operai dell’Aster che hanno rimosso la targa.

L’ANPI ha voluto sfregiare la memoria di Quattrocchi? No: il ponte era già noto come “Ponte Firpo”, dal partigiano Attilio Firpo ucciso dai nazifascisti, dunque sia l’ANPI che la famiglia Firpo chiedevano un’altra location per l’intitolazione a Quattrocchi, una richiesta avanzata anche dalla stessa sorella dell’italiano ucciso in Iraq.

Nessuno sfregio.

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