“Liliana Segre non ha account social, non abbiamo prove delle minacce”. Bravi, ora tacete e ascoltate

di Bufale.net Team |

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“Liliana Segre non ha account social, non abbiamo prove delle minacce”. Bravi, ora tacete e ascoltate Bufale.net

La notizia della decisione di assegnare una scorta alla senatrice a vita Liliana Segre ha scatenato polemiche. Tra le tante parole lanciate all’indirizzo e della decisione del prefetto Renato Saccone e a quello della Segre stessa, nelle ultime ore c’è chi afferma che non esistano prove sulle minacce ricevute dalla senatrice in quanto quest’ultima non dispone di account social ufficiali. Questo è vero: Liliana Segre non ha account social, ma è il caso di sederci e parlarne.

La forte contestazione del popolo dei commentatori di grande (ri)sentimento si concentra soprattutto sul dettaglio che vede la Segre raggiunta da insulti social, un fenomeno che fece aprire un’inchiesta un anno fa e che nelle ultime settimane è stato oggetto di un report pubblicato su Repubblica. Dall’antisemitismo al rigurgito filonazista, l’odio social(e) si è colorato di nero e rosso sangue, tanto da dover rendere necessario un sistema di protezione.

Per alcuni commentatori, però, gli insulti e le minacce pubblicate via social per Liliana Segre potrebbero essere un’invenzione dal momento in cui la senatrice a vita non dispone di account social. Dove li avrebbe ricevuti, quindi? Sui social, chiaro, ma non serve avere un account personale o una pagina pubblica per essere raggiunti dall’odio e dagli attacchi: è sufficiente, come del resto vuole riportare l’inchiesta, che un utente scriva qualcosa di vergognoso e violento sotto un articolo che riguardi la senatrice a vita, per parlare di minaccia.

Non è chiaro? Nessun problema, ve la facciamo più brutale per avvicinarci al registro che insegna l’Università della Vita e l’ente Me Stesso che ha tanti dipendenti. Voi compresi.

Ve lo dice il nostro Shadow in un post pubblicato sulla nostra pagina:

Andate a leggere sotto ogni singolo articolo che parla della Segre online (non qui, perché i nostri moderatori vigilano), leggete le minacce che ci avete chiesto con fare molesto di certificare non esistano, rovesciate le vostre deiezioni tra le vostre mani e prendetevi, ripetutamente, a ceffoni. Ed il fatto che la Segre non sia presente sui Social come una Goccediluna07, ragazzetta pochitto pazzerella ed incline alla coprolalia social, non ci impedisce di porgerle i nostri, sentiti, rispetti.

Non avete ancora capito? Va bene, eccola in pillole: una minaccia perpetrata in absentia sui social nei confronti di una persona non presente sui social è sempre una minaccia, mannaggia la miseria. Ora è chiaro? Ancora no?

Okay, noi ci arrendiamo. Se non avete capito dovete necessariamente tornare a scuola o uscire dai social. Perché? Se non avete capito quanto detto nel nostro editoriale, voi vi siete macchiati di una minaccia all’indirizzo di Liliana Segre, ma non ve ne rendete conto. Siete pericolosi, oltre ad essere un caso di grave deficit del comprendonio. Gravissimo.

UPDATE: Sì, siamo anche noi a conoscenza della querelle sui numeri dei commenti.

Ci sono anime belle per cui non saranno proprio 200, magari sono di meno. O magari sono anche di più.

Lasciamo ora infatti la parola all’Osservatorio Antisemitismo. Evidenziate le parti salienti

Negli ultimi tre anni si è registrata in questo contesto una crescita importante delle segnalazioni. La relazione del 2018 segnala il numero di 197 episodi di antisemitismo che in qualche forma sono stati resi pubblici. Questo numero non ha alcuna relazione con il numero di commenti o espressioni di antisemitismo in rete, che è molto maggiore. Il rapporto Voxdiritti segnala ad esempio per il solo 2019 (non ancora terminato) e per il solo ambiente Twitter 15.196 tweet negativi nei confronti degli ebrei. Non esistono analoghe rilevazioni per gli ambienti Facebook, Google, Instagram, VK (ambiente dove la propaganda antisemita è particolarmente diffusa) e non è al momento possibile monitorare le chat di WhatsApp e di Telegram. E’ tuttavia noto anche da recenti episodi di cronaca. E’ tuttavia noto anche da recenti episodi di cronaca giornalistica che in questi social la presenza di commenti antisemiti è costante e non dissimile da quella registrata per Twitter.

Siamo dunque dinanzi ad un’emergenza crescente di antisemitismo, un’onda montante di odio.

C’è chi cerca di porvi rimedio, e c’è chi si siede a contare gli insulti.

Ed io vi chiedo: quante manifestazioni di antisemitismo sono necessarie prima di rendersi conto che l’antisemitismo è, oggettivamente, un cancro che divora ogni società civile?

Una? Dieci? Cento? Duecento?

Chi dice qual è il limite necessario, con quale autorità possiamo decidere che finché la vittima dell’odio non riceve almeno tot insulti possiamo ignorarla e cercarci una vittima migliore?

Siamo forse diventati come il Commissario Winchester dei Simpsons, quello che di fronte ad un tentativo di omicidio dichiara che non interverrà finchè non vedrà un pugnale conficcato nella schiena della vittima, non abbastanza in profondità per ucciderla ma abbastanza per reggersi da solo il tempo per fare le foto del caso?

Per completezza chiudiamo con la conclusione dell’Osservatorio

La Fondazione CDEC e il suo Osservatorio antisemitismo svolgono attività di ricerca e non sono un’agenzia giornalistica. Periodicamente forniscono dati sul fenomeno antisemita mettendoli a disposizione sul sito web, offrono consulenze, spesso sono impegnati in attività di formazione e divulgazione nelle scuole e sul sul territorio. Collaborano attivamente con l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del Ministero dell’Interno. Nelle ultime settimane, in relazione alla figura della Senatrice Liliana Segre, i dati messi a disposizione dall’Osservatorio sono stati utilizzati in numerose inchieste giornalistiche in Italia e all’estero. L’Osservatorio non intende in alcun modo essere parte di polemiche giornalistiche o politiche. Tuttavia, alla luce di quanto sopra, precisa che:

a) I dati sulla presenza dell’antisemitismo (non solo online) nella società italiana sono aallarmanti e non da ora.

b) La Fondazione CDEC ribadisce la scientificità dei dati raccolti ed è pronta a intraprendere azioni legali contro qualunque azione che possa recare pregiudizio alla Fondazione stessa.

Ricordandovi che anche solo un singolo insulto sarebbe solo preoccupante.

Anche solo un singolo caso rivolto ad una singola persona.

E Dio non voglia che ci troviamo in una società in cui l’antisemitismo può essere tollerato “entro certi limiti numerici”.

 

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