Leva obbligatoria in Italia con rischio guerra: catena WhatsApp, militare e circolare a Napoli da chiarire

di Redazione Bufale |

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Leva obbligatoria in Italia con rischio guerra: catena WhatsApp, militare e circolare a Napoli da chiarire Bufale.net

Ci sono riscontri tutti da analizzare per quanto riguarda la leva obbligatoria, considerando il fatto che oggi 8 gennaio a causa di un messaggio WhatsApp diventato virale in molti temono che ci possa essere il ritorno del servizio militare in Italia. Non a caso proprio ora che c’è il pericolo guerra dopo le ultime schermaglie tra Stati Uniti e Iran. Dopo alcune dichiarazioni di oltre un anno fa da parte di Salvini, da noi puntualmente trattate, questo mercoledì diventa molto importante analizzare più da vicino questa vicenda.

La circolare da Napoli sulla leva obbligatoria apparsa nel messaggio WhatsApp

Partiamo col dire che la circolare firmata dal sindaco De Magistris proveniente da Napoli, in cui si parla di leva obbligatoria per coloro che nel 2020 compiranno 17 anni non sia un documento inventato. Prova ne è il fatto che nel 2013 sul sito ufficiale del Comune sia apparso lo stesso messaggio, come potrete notare dall’originale. Tuttavia, l’allarmismo su WhatsApp è una costante. Basta dare uno sguardo al disegno di legge entrato in gioco nel 2005 per scoprire che in realtà non ci sia nulla di anormale dietro l’avviso in questione.

Il decreto sulla leva obbligatoria, infatti, dice chiaramente che “le chiamate per lo svolgimento del servizio obbligatorio di leva sono sospese a decorrere dal 1° gennaio 2005“. Il concetto “sospese” indica chiaramente che il provvedimento non sia permanente e che verificandosi determinate circostanze (in primis, la carenza di volontari), il servizio militare tornerebbe attuale per tutti gli interessati. Ciò, comunque, non ha alcun legame con il rischio guerra di cui tanto si parla in questi giorni.

La leva obbligatoria, pertanto, non è un’esclusiva del Comune di Napoli e non rappresenta un’anomalia con la circolare in questione che gira su WhatsApp. Tutto secondo prassi, in nome di una legge che evidentemente non tutti conoscono bene qui in Italia. La speranza è che la catena ci abbia aperto finalmente gli occhi.

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