Lettera di una ristoratrice a Conte: “Non mi indebito per lavorare, chiudo e prendo il Reddito di Cittadinanza”

di Luca Mastinu |

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Lettera di una ristoratrice a Conte: “Non mi indebito per lavorare, chiudo e prendo il Reddito di Cittadinanza” Bufale.net

Sul sito lucianopignataro.it è comparsa la lettera di una ristoratrice a Conte pubblicata in un articolo del 7 aprile 2020. La ristoratrice, di cui per motivi di privacy non riporteremo né il nome né citeremo il nome dell’attività, in sostanza contesta a Giuseppe Conte“Ci invita soltanto a fare altri debiti per poter lavorare”.

Di seguito il testo della lettera della ristoratrice a Conte:

No grazie, Signor Presidente…
un altro mutuo non voglio accenderlo mi basta quello che ho.
Avrei voluto continuare a lavorare ma non mi resta che tenere giù la serranda e chiedere il reddito di cittadinanza e le spiego perché…
Faccio parte di quella categoria che prima che Lei ci ordinasse di abbassare la serranda, molti già si erano fermati perché a differenza vostra abbiamo cercato di capire quello che stava accadendo tra mille informazioni contraddittorie date dalle istituzioni e dagli esperti.
Noi non offriamo solo cibo, noi offriamo un’esperienza…offriamo sorrisi, abbracci, offriamo serenità, spensieratezza, uno stato d’animo.
Il nostro è un mestiere difficile, fatto di sacrifici pesanti, lavoriamo 15 ore al giorno, spesso non si dorme la notte perché l’ansia ce lo impedisce, perché a gennaio si inizia già a pensare alla banchettistica delle ricorrenze primaverili e all’estate,
perché ti svegli di soprassalto chiedendoti se ti sei ricordato di ordinare tutte le materie prime ai fornitori,
perché non esistono il sabato e la domenica in famiglia, le cene con gli amici, e natale e capodanno sono una tortura fisica e psicologica
siamo bianchi e con le occhiaie, sempre.
Ma è il mestiere che abbiamo scelto noi, rinunciando al posto fisso detto alla Checco Zalone.
Ed è la vita e il mestiere che amiamo.
Non tutti sanno cosa c è dietro a questo amore e non possiamo pretendere che lo si comprenda.
Noi siamo quelli che abbiamo messo in ballo tutto ciò che avevamo sul nostro lavoro e non abbiamo avuto paura ad indebitarci. Noi siamo quelli che a fine mese facciamo il gioco delle tre carte per pagare. Noi siamo soprattutto una partita Iva.
Ma noi soprattutto siamo quelli che abbiamo sempre sfoderato quel bel sorriso
#andratuttobene
a prescindere tutto.

Ecco perché, Signor Presidente, non accetto che lei dica che lo Stato ha messo a disposizione tot milioni/miliardi…
Lei ci invita solo a fare altri debiti per poter lavorare.
Lo so, non l’ha voluto né Lei e né io questa situazione ma io ho perso tutto e Lei no. Grazie infinite.

La lettera è stata ripresa anche dal Giornale in un articolo pubblicato il 7 aprile. Abbiamo individuato il profilo della ristoratrice e abbiamo trovato il post con la lettera riportata nella nostra analisi:

La lettera della ristoratrice a Conte è dunque vera.

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