L’enorme bufala sulla levatrice di Trausella uccisa dai partigiani: ci casca un candidato di centrodestra

di Redazione Bufale |

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L’enorme bufala sulla levatrice di Trausella uccisa dai partigiani: ci casca un candidato di centrodestra Bufale.net

Negli anni scorsi non abbiamo dovuto affrontare bufale e tentativi di disinformazione come avvenuto il 25 aprile 2019, ma nel momento in cui ci segnalate la levatrice di Trausella, presunta vittima dei partigiani uccisa dopo mille sofferenze, allora diventa indispensabile un ulteriore contributo da parte nostra. Se nel caso di Giuseppina Ghersi siamo probabilmente al cospetto di un caso che non avrà mai una risposta certa (potete analizzarlo con il nostro pezzo di stamane), qui ci sono effettivamente pochi dubbi sul fatto che si tratti di una fake news.

Quella riportata nella foto e si una vittima della seconda guerra mondiale, ma non si tratta della levatrice di Trausella (in provincia di Torino) lanciata su Twitter da Antonio Quinto. Anche qui potete analizzare meglio il post originale in questione qui di seguito. Come riporta correttamente Open, infatti, il contesto e stato totalmente modificato, al fine di far passare il messaggio politico che anche i partigiani si siano resi protagonisti di barbarie da condannare. Al pari dei fascisti. Cosa in parte vera, ma la notizia in questione va smentita.

Il motivo? Nessuna levatrice di Trausella, alla quale a detta della fonte i partigiani avrebbero dato fuoco ai genitali. Sì tratta invece di una donna ebrea, tra le prime a pagare le conseguenze del programma «Pogrom», registrato dagli storici nel 1941 a Leopoli, area dell’attuale Ucraina e finita presto nelle mani dei nazisti dopo la rottura del patto di non aggressione con l’allora Unione Sovietica. Nella bufala è cascato anche un candidato di centrodestra, Costantino Righi Riva.

Insomma, il modo in cui e stata diramata la notizia, parlando superficialmente di una levatrice di Trausella, nei pressi di Torino, nasce con il chiaro intento di minimizzare l’operato fascista di quegli anni, puntando soprattutto a screditare la figura dei partigiani. La fortuna e che domani 26 aprile questa ondata di bufale dovrebbe essere archiviata una volta per tutte, dopo anni in cui l’impronta fascista sui social tutto sommato non appariva cosi forte.

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