La “falla nel Codice” per forzare il posto di blocco se devi lavorare è una falsa interpretazione

Ci segnalano i nostri contatti un articolo che parla di una “falla nel Codice” per forzare il posto di blocco se devi lavorare: in gergo tecnico lo si chiamerebbe una “falsa e sviata interpretazione”.
Ovvero un cavillo fantasma, una interpretazione della norma volutamente esasperata per fornire una clickbait, ovvero invogliare al click.

La “falla nel Codice” per forzare il posto di blocco se devi lavorare è una falsa interpretazione
Come per i vari segreti del “Maranza Romano”, del “Macellaio” e del “Maranza di Napoli” per evitare le multe, il testo si rivela erroneo se non nocivo.
La “falla nel Codice” per forzare il posto di blocco se devi lavorare è una falsa interpretazione
Abbiamo già visto le precedenti bufale, che fanno riferimento alla moda del TikTok e del Reddit Americano degli Unethical Life Hacks, ovvero presunti “trucchetti per gabbare il prossimo”, spesso in modi se non illeciti quantomeno assai odiosi e nocivi.
Nei casi passati, il trucchetto dei “Maranza” era semplicemente rallentare prima di arrivare agli Autovelox o confidare nella bontà dei navigatori satellitari che piazzano i cartelli di segnalazione sulla minimappa.
In questo caso l’unethical life hack dichiara, testualmente, che “se devi andare a lavoro, e il tuo lavoro implica l’uso dell’auto, allora non possono importi nessuna conseguenze di legge stringente in tal senso”.
Non solo è un consiglio del tutto falso, ma il malcapitato che dovesse fidarsi dello stesso incorre in una serie di guai.
Siamo al confine tra Disinformazione e Bufala: ma scegliamo bufala perché le conseguenze ci sono eccome.
Cosa accade davvero contro quello che propone il life hack
Il life hack insinua che basti dichiarare di dover andare al lavoro per riottenere macchina e patente e “non ti succede nulla”.
In realtà durante il periodo di sospensione della patente, è possibile fruire di un permesso di guida per un massimo di tre ore giornaliere, al fine di raggiungere il luogo di lavoro, ove risulti estremamente gravoso provvedere con mezzi pubblici o non propri, o qualora ricorrano le condizioni di cui all’art. 33 L. 5.2.1992, n. 104.
Inoltre, salvo che la sospensione derivi da violazione amministrativa, e non da contravvenzione penale e non vi sia stato incidente stradale.
La guida in stato di ebrezza con tasso alcolemico superiore ad 0.8 g/l comporta non violazione amministrativa ma reato, come anche la guida sotto effetto di stupefacenti.
Ammettendo che si rientri nel caso, e l’ipotetico “Maranza convinto di riottenere macchina e patente” non è automatico vi rientri, il permesso citato non è un “tana libera tutti”, ma è condizionato alla prova che risulti gravoso recarsi al lavoro con mezzi pubblici, non propri, o si debba assistere un parente infermo (legge 104).
Qualora tutti questi requisiti vi siano, si otterrà un permesso di sole tre ore giornaliere, di fatto la tratta andata/ritorno, da scontarsi con un aumento della sospensione di un numero di giorni pari al doppio delle complessive ore per le quali è stata autorizzata la guida, arrotondato per eccesso.
Senza conseguenze quindi un atomo: possiamo concludere con l’invito a “don’t try this at home”, non provarci a casa.
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