Kaliningrad exclave Russa: significato, storia e problemi moderni
Kaliningrad exclave Russa sono parole che avete sentito spesso in questi giorni. Senza però sapere cosa sia un exclave e, probabilmente, avendo dimenticato tutto quello che sapevate di Kalingrad ai tempi delle superiori.
Partiamo dunque dalle basi.
Cosa è un’exclave?
Un’exclave è sostanzialmente una porzione del territorio di una nazione, separata dal terreno della sua stessa nazione e quindi insistente altrove.
È il contrario come significante di enclave: l’enclave è invece il territorio di uno stato completamente circondato dal territorio di uno stato diverso.
Spesso la differenza tra enclave ed exclave dipende dal punto di vista dell’osservatore: in altri casi è più complicato, dato che possono esserci exclavi circondate da più stati, o con sbocchi sul mare, enclavi o exclavi parziali e altre situazioni meno qualificabili.
L’Oblast di Kaliningrad è tecnicamente una exclave parziale o semi-exclave, che confina con Lituania, Polonia ed ha uno sbocco sul Mar Baltico.
Kaliningrad exclave Russa
Kaliningrad è da sempre, o quanto meno dall’accordo di Potsdam del 1945 (o meglio, confermato la parte di esso finalizzata nel Trattato sullo stato finale della Germania del 1990) il piede della Russia nella porta dell’Occidente o, con una metafora più riuscita, il punto di contatto tra i due mondi.
Tra i pochi porti sempre aperti senza ghiacciare nella regione, Kaliningrad si trova su una terra di confine da sempre oggetto di conquista nella storia tra tutti i rissanti nella storia dell’Europa e dell’Oriente.
Fino all’accordo di Potsdam era nota come Königsberg, città tedesca fondata nel 13mo secolo sulle macerie di un’avamposto degli Antichi Prussiani chiamato Tvanksta.
Da Königsberg passarono nei secoli prussiani, russi, danesi, francesi e tedeschi, fino alla Seconda Guerra Mondiale. Periodo nel quale la popolazione tedesca di Königsberg, spinta da oriente dall’arrivo dell’Armata Rossa, decise di darsi alla fuga lasciando all’esercito sovietico un cumulo di macerie spopolato e deserto.
L’URSS decise di metterci su bottega: ribattezzarono la regione Kaliningrad in memoria di Mikhail Kalinin, con una certa poca immaginazione ribattezzarono la città di Königsberg (indicata nei documenti ufficiali “Koenigsberg” per probabili limiti della stampa d’epoca) Kaliningrad, capitale dell’Oblast di Kaliningrad e l’intera regione fu ricostruita “importando” abitanti dall’URSS, perlopiù Russi, ma anche Bielorussi e Ucraini, e provvedendo all’espulsione dei tedeschi rimasti.
Fu uno sforzo davvero titanico, che richiese impiantare un’industria della pesca per nutrire la popolazione e una ricostruzione totale. Ma ne valeva la pena: da Kaliningrad si poteva tenere d’occhio l’Occidente. Sia commercialmente che, negli anni della Guerra Fredda, militarmente.
Nonostante questo, negli anni ’50 Kruscev offrì l’Oblast di Kaliningrad alla Lituania, che però rifiutò a ragione dell’evidente maggioranza di cittadini russi nella stessa. Nel 2010 Gorbacev dovette smentire di aver cercato di “sbolognare” Kaliningrad ai vecchi proprietari tedeschi a partire dagli anni ’90.
E probabilmente se fosse davvero andata così, oggi non saremmo nei guai in cui siamo ora.
Kaliningrad exclave Russa: problemi moderni
Dallo scioglimento dell’URSS, la Lituana ha smesso di essere parte delle Repubbliche Socialiste.
Dal 2004 Polonia e Lituana sono parte dell’Unione Europea.
Questo significa che una exclave parziale circondata da “alleati” si è trovata dapprima circondata da stati terzi alleati con un soggetto terzo, per poi finire, durante la guerra con l’Ucraina, circondata da stati parte di quell’Unione Europea che, assieme alla NATO e qualsiasi soggetto internazionale contrario alla politica militare russa, sono automaticamente diventati ostili se non platealmente nazisti da sconfiggere o “fare sparire“.
Stati terzi vincolati ad un regime di sanzioni economiche, commerciali e restrizioni nel trasporto di merci e persone contro la Russia.
Cosa che ci riporta al problema attuale: venerdì il governo lituano ha bandito il transito ferroviario sul suo territorio di beni soggetti alle sanzioni internazionali verso la Russia. Sono così bloccati l’importazione e l’esportazione di metalli, materiali per le costruzioni, carbone e apparati tecnologici.
Abbiamo già visto come le sanzioni siano per la Russia un problema molto evidente: non solo le nazioni europee e gli USA, ma anche Taiwan ultimamente ha deciso di negare l’esportazione di beni tecnologici.
Unito al blocco delle esportazioni di materiali edili, costruzioni e carbone abbiamo di fatto una intera regione amministrativa Russa che non ha modo di commerciare con la madrepatria.
Ovviamente, per la Russia le sanzioni sono tra Russia ed altri Stati, non tra Russia e Russia.
Ma la Lituana interpreta le sanzioni come blocco inferto dagli Stati Europei ai trasporti ed al commercio Russo, e quindi blocca i trasporti.
In ogni caso esattamente la scusa che i “falchi” cercano per muovere guerra centrifuga verso tutti i confini della Russia, dichiarandosi però vittime del mondo che vorrebbero veder “sparire”.
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