Il copincolla mal tradotto della “reclusione religiosa” in discussione al Senato

Ci segnalano i nostri contatti un continuo copincolla sui social relativo ad una presunta “legge per la reclusione religiosa” in discussione al Senato.
Secondo tale testo infatti, peraltro redatto in un modo meccanico, artificioso e pieno di errori che fa pensare (correttamente) ad una traduzione a mezzo Google di un testo straniero, il Senato Italiano starebbe approvando una legge per la “reclusione religiosa” che di fatto impedirebbe l’insegnamento delle religioni nelle scuole, la predicazione e persino la preghiera.

Il copincolla mal tradotto della “reclusione religiosa” in discussione al Senato
Ovviamente si tratta di una fake news creata per fomentare rabbia, arricchita dal solito richiamo “all’Europa”. Infatti nella versione sottopostaci, probabilmente sotto l’onda montante delle bufale create per seminare rabbia e dissenso contro l’Unione Europea, viene detto che l’Unione avrebbe già approvato la norma.
Niente di più falso.
Il copincolla mal tradotto della “reclusione religiosa” in discussione al Senato
Come per molte bufale di argomento simile, le origini sono sudamericane. Per essere precisi, si è diffusa nel 2016 nella Repubblica Domenicana, nel 2017 in Colombia e due anni dopo in Bolivia.
Il testo in tutti e quattro i casi è sempre uguale: l’unica differenza è che il testo Italiano è stato tradotto in modo pedestre ed automatico dall’originale in lingua spagnola, con l’aggiunta posticcia in alcune condivisioni di richiami antieuropeisti.
Del resto non è la prima volta che una bufala varca l’oceano per arrivare in traduzione: sarebbe bastato consultare le pagine istituzionali di Camera e Senato per accorgersi dell’inesistenza di un simile provvedimento, che peraltro risulta inesistente anche nei tre paesi indicati.
Conclusione
La bufala della “reclusione religiosa” che impedirebbe ogni sorta di predicazione, insegnamento ed evangelizzazione è una fake news nata in Sudamerica nel 2016, e recentemente arrivata da noi.
Siete pertanto invitati a cessare la condivisione della catena di S. Antonio citata ove vi fosse arrivata.
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