Salvini e Spataro, cosa è successo?

di Redazione-Team |

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Questa volta tocca ad Armando Spataro, procuratore di Torino, finire sulla pagina social del Ministero dell’Interno, con un piccolo giallo che rallegra gli amanti del political gossip, disciplina tipicamente Italiana.

La nostra storia comincia con un tweet: questo

Nel quale il Ministro dell’Interno loda l’arresto di 15 mafiosi nigeriani in un’operazione di polizia che, attenzione, potrebbe non essere andata come descritto.

Anzi, pare non lo sia.

Infatti il Procuratore Armando Spataro non si è fatto attendere nel replicare abbastanza duramente

La risposta del procuratore Armando Spataro

La risposta del procuratore Armando Spataro

Comunicato passato anche alla stampa, secondo cui

“In relazione ai soli fatti di Torino il Procuratore della Repubblica osserva che, al di là delle modalità di diffusione, la notizia in questione: è intervenuta mentre l’operazione era (ed è) ancora in corso con conseguenti rischi di danni al buon esito della stessa; la polizia giudiziaria non ha fermato “15 mafiosi nigeriani”, ma sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta della Dda di questo Ufficio, dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Torino. Il provvedimento restrittivo non prevede per tutti gli indagati la contestazione della violazione dell’art. 416 bis c.p.; coloro nei cui confronti il provvedimento è stato eseguito non sono 15 e le ricerche di coloro che non sono stati arrestati è ancora in corso”.

Insomma, il numero delle persone, e la loro stessa identità potrebbe non corrispondere.

Inoltre, se si chiamano indagini preliminari vi è un motivo, innanzitutto parlare di manette e arresti è alquanto inesatto, per i motivi che più volte vi abbiamo ricordato: in una fase in cui sostanzialmente non esiste ancora un capo di imputazione non possono che esistere misure cautelari, e non afflittive: e tra le stesse il fermo cautelare è l’ultimo gradin di un rigoroso ordine, in cui la misura cautelare “carceraria” è l’ultima possibile ed irrogabile.

Inoltre, ricordiamo che esiste un segreto istruttorio deve esserci senz’altro un motivo, ed il motivo è quello descritto dal procuratore Alessandro Spataro: nessuno, sopratutto e specialmente gli indagati, dovebbe essere avvisato delle indagini su di lui in modo poco accorto, né da persone, né da enti, ne da Facebook.

Immaginate il casino che accadrebbe se ogni singolo indagato potesse, con un giretto su Facebook, avere pesanti indizi sulla sua qualità: siete un presunto spacciatore Torinese, leggete una affollatissima bacheca Facebook che a Torino ci sono indagini verso sospetti che corrispondono alla vostra identità e cosa fate?

Scommettiamo che fate sparire tutte le prove vanificando anni di immagini e ringraziando l’involontaria imbeccata?

Infatti la chiosa del Procuratore è adamantina da questo punto di vista

contraddice prassi e direttive vigenti nel Circondario di Torino secondo cui gli organi di polizia giudiziaria che vi operano concordano contenuti, modalità e tempi della diffusione della notizie di  interesse pubblico, allo scopo di fornire informazioni ispirate a criteri di sobrietà e di rispetto dei diritti e delle garanzie spettanti agli indagati per qualsiasi reato. Ci si augura che, per il futuro, il Ministro dell’Interno eviti comunicazioni simili a quella sopra richiamata o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica  al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso, così rispettando le prerogative dei titolari dell’azione penale in ordine alla diffusione delle relative notizie. Allo stato non si ritiene di poter fornire altre informazioni sulle indagini in corso”.

Una risposta assai tecnica, nel rispetto generale delle regole istituzionali, cui Salvini ha dedicato una risposta, nuovamente per mezzo social.

Una lunga diretta social trascritta da Il Giornale

“Sono un ragazzo di 45 anni, mi piace stare su Facebook – dice – Condivido con vuoi la mia attività e non cambio da ministro. Forse dà fastidio a chi era abituato ai ministri imbalsamati, chiusi in ufficio e non si capiva cosa facessero. Io non cambio, sono uno di voi. Mi piace andare a fare la spesa, andare a prendere un gelato con i miei figli, fare due passi o una corsetta. Prendere il treno normalmente come i cittadini normali”.

Il motivo della diretta Fb è di “puntualizzare” quando detto dal procuratore capo di Torino sul blitz contro la “mafia nigeriana” che, secondo Spataro, Salvini con un tweet avrebbe rischiato di compromettere perché “ancora in corso”. “Non si permetta nessuno dire che il ministro dell’Interno mette a rischio un’operazione di polizia perchè fa un tweet un’ora dopo la comunicazione ufficiale – afferma il ministro – quando un procuratore dice che con un tweet metto a rischio una operazione sbaglia, nei modi e nei tempi”. Nei modi, perché “tra istituzioni che si rispettano ci si telefona”. E nei tempi perché le cose per Salvini sono andate così: “Ogni mattina mi arrivano per sms tutte le operazioni compiute nella notte precedente. Stamattina mi alzo all’alba alle 6 a Bruxelles e alle 7.22 mi arriva un sms che mi riempe di gioia perché tra le altre operazioni delle forze dell’ordine mi si parla di una operazione contro i 15 esponenti della mafia nigeriana. Il tweet è stato fatto un’ora e mezza dopo: se alle 7.22 mi si comunica ufficialmente che viene realizzata questa operazione e io un’ora e mezza dopo ritengo mio dovere ringraziare gli agenti, mi si permetta di non essere attaccato da chi non sa le cose”.

Nella ricostruzione di Salvini l’autorizzazione gli sarebbe arrivata mediante un SMS che l’ha stimolato a divulgare le informazioni ottenute sui social.

Tra improbabili inviti dei fan a “denunciare il magistrato” ed esultazioni improponibili verso quello quell’interprete della vicenda, tutto quello che è certo è che l’intero mondo politico è in subbuglio.

E non solo.

Una terza risposta istituzionale arriva dal Procuratore Generale Francesco Saluzzo, che intervenendo in favore di Armando Spataro dichiara

Sulla vicenda, interviene anche il procuratore generale Francesco Saluzzo, che definisce le parole del ministro «sgradevoli e inaccettabili per tono e contenuto». E ancora: «Sono d’accordo con il procuratore Spataro, perché ha ragione nel merito della questione. Quando sono in corso operazioni, prima di divulgarle occorre che ne sia informata l’autorità giudiziaria. Può darsi che sia stato fatto in buona fede, ma occorre maggior cautela da parte di chi ricopre incarichi di così alto livello». Riguardo alla replica del ministro Salvini, il procuratore generale è secco: «Ritengo le parole usate sgradevoli e inaccettabili per tono e contenuto, poco rispettose del procuratore Spataro e con toni di livello non altissimo».

E come ci ricorda il nostro esperto legale di pagina, un professionista del diritto non usa mai toni forti, quindi potete leggere le parole come un rimprovero puntuale e rigido nonostante non sia urlato e stentoreo come nella vita politica della nazione si è abituati.

Risvolto questo che rianima le opposizioni, pronte a scendere sul sentiero di guerra per chiedere interrogazioni parlamentari sull’intera Macchina Social del Ministro.

Macchina social cui proponiamo rispettosamente quello che è il nostro mantra: meglio aspettare un paio di giorni e perdere un 10% di utenti, che uscire immediatamente scontentando tutti.

Il 90% apprezzeranno e rispetteranno le tue scelte, difendendole.

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