DISINFORMAZIONE Rilevatore posizionato in un auto privata, questo è il livello miserabile del paese in cui viviamo – bufale.net

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
DISINFORMAZIONE Rilevatore posizionato in un auto privata, questo è il livello miserabile del paese in cui viviamo – bufale.net Bufale.net

Il desiderio inconsulto di molti moderni leoni da tastiera di brandire il loro smartphone come uno strumento di giustizia e, indossato un mantello immaginario, diventare Cavalieri Oscuri come Batman, l’Uomo Pipistrello della Justice League, il Crociato Incappucciato che con un costume da pipistrello riporta ordine nei bassifondi della città di Gotham pestando i criminali e terrorizzandoli col suo aspetto (in quanto i criminali, codardi e superstiziosi, a suo dire sono terrorizzati dai costumi truci di Carnevale…) porta a volte a gravissimi errori con conseguenze da pagarsi di prima persona, senza un Commissario Gordon alle spalle per difenderti.

E se poi il Batman di turno decide di scagliarsi proprio contro il Commissario Gordon, ecco che cinque minuti su Facebook possono essere l’inizio di un grave problema.

Rilevatore posizionato in un auto privata, questo è il livello miserabile del paese in cui viviamo. Quando ho chiesto spiegazioni agli agenti mi hanno anche mandato a fanculo… complimenti!

Il nostro personaggio, che chiameremo Batman a tutela del suo anonimato (ma il cui nome potrà essere, naturalmente, accertato dagli agenti stessi oggetto delle sue invettive nel caso) ha rischiato e sta rischiando ben più che un bonario invito a sloggiare, assieme al club dei supereroi che si affolla tra commenti e condivisioni del calibro di:

Sarebbe da fermarsi demolire la macchina e andare via…

Quegli agenti devono morire sono delle mer*e complici dello stato mafia viva il duce

Le auto cosi vanno incendiate subito

Con l’occasionale Robin Hood che propone la sua Sherwood personale contro stranieri, nomadi e vigili per salvare Lady Marian dalle multe

Ricordatevi sempre che è una catena e uno che non riesce a pagare un’assicurazione un bollo e quant’altro ameno che non sia uno zingaro che a priori non pagano è gente che magari a perso il lavoro grazie al governo /assicurazioni ladre e si è vero se fanno un incidente creano probblemi a loro e a tutti ma quando perdi il lavoro e devi portare i figli di qua e di la perché se a te manca l’aria ma se ha nostri figli che sono la nostra vita manca una merendina ci sentiamo morire ricordate questi magari preservano per far cassa e tutelare ma siamo noi Titti vittime!

E, fidatevi, nei commenti c’è di peggio, e tutto penalmente rilevante.

Infatti, partendo con ordine e rispondendo agli aspiranti Giudici Dredd nei commenti, laureati in Giurisprudenza all’Università della Vita che dichiarano illegale quello strumento, esistono diversi strumenti di controllo che possono, e debbono, essere installati solo in auto civetta non segnalate.

Ad esempio gli Speed Scout, o come in questo caso, i Targa System.

Sulla macchina fotografata, che noi abbiamo anonimizzato censurando la targa, ma il Batman di turno no è infatti evidentemente installato un Targa System Mobile di ultima generazione, strumento che

verifica in tempo reale la mancata copertura assicurativa, lo stato della revisione e se il veicolo e’ rubato o nella black list delle forze dell’ordine.

Ovviamente, potrete comprendere che se un simile sistema, dettagliato nel filmato di seguito, fosse installato su auto segnalate o chiaramente indicato come gli autovelox diventerebbe tragicamente inefficace.

Immaginate voi un ladro di automobili, un soggetto “prestanome” con una vettura non assicurata ed a lui non intestata, un criminale, un farabutto segnalato o altro soggetto passibile di controllo che, vedendosi innanzi un cartello che annuncia che in un determinato posto la targa del suo veicolo sarà esaminata vi si presenti spontaneamente, consegnandosi alle autorità.

Ciò non accadrà mai: di contro, quello che potrà accadere è che i commentatori particolarmente rissosi ed i supereroi improvvisati possano scontare il prezzo delle loro esternazioni.

Ciò è infatti già accaduto in passato, e solo un anno fa

Insieme all’autore del video, sono 35 complessivamente le denunce per i commenti più eccessivi, che spaziano da diffamazione a oltraggio a un corpo politico, amministrativo e giudiziario, fino all’istigazione a delinquere. Reati per cui gli indagati rischiano rispettivamente fino a 3 e 5 anni di reclusione, oltre a 6 mila euro di multa. C’è stato anche chi ha aggiunto bestemmie ai propri post: per questo è stato sanzionato a norma dell’art. 724 del codice penale che prevede una multa di 102 euro per oltraggio alla divinità dello Stato. Gli indagati risiedono nelle province di Genova e La Spezia.

Il fatto è accaduto lo scorso 10 luglio poco dopo le 11 del mattino a Carasco: l’autore del video, guida, “gira” e commenta: «Guardate questi, come li possiamo chiamare, ladri? – dice tra le altre cose – Ecco dove hanno piazzato una macchina civile, abbandonata con dentro l’autovelox. Dopodiché si prosegue, e qui belli nascosti sulla destra, eccoli – aggiunge inquadrando la pattuglia poco lontano – Questo vuol dire rubare i soldi alle persone, non fare prevenzione, qui è rubare i soldi, pazzesco, povero paese».Ma lo zelante agente santostefanese se n’è accorto. E la spiegazione della Polizia Locale è stata tranchant per tutti gli automobilisti “insultatori”, che si sono morsi le dita quando hanno capito di averla fatta grossa: nella vettura nera era installato un rilevatore di targhe, che comunica in tempo reale agli operatori, se la targa è di un veicolo rubato, non assicurato oppure non revisionato.

In effetti che un errore di valutazione strumentale ci potesse essere, è data dal fatto che sui 300 commenti esistenti prima che il post venisse rimosso, solo quei 35 avevano preso di mira la Polizia Locale, gli altri avevano per lo più spiegato di quale strumento si trattasse. L’indagine ha tenuto occupati l’agente santostefanese e un suo collega di Carasco per due mesi.

Dunque i “leoni da tastiera” sono avvisati, anche se in generale, prima di sputare sentenze, è molto meglio pensarci e documentarsi. Perché è sempre più applicata la recente sentenza della suprema Corte di Cassazione che dice: «La diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso di una bacheca Facebook integra un’ipotesi di diffamazione aggravata, poiché trattasi di condotta potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di persone».

La storia, come tutti sanno, è buona maestra, ed ha cattivi allievi.

Siamo pronti a collaborare con le autorità per indicare a loro, ed a loro soli, con precisione il thread da cui abbiamo preso messaggio, commenti e condivisioni pubbliche per gli adempimenti rituali verso questa moderna incarnazione dei Supereroi contro la Municipale cantati dai Meganoidi

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