BUFALA Nato bambino elefante ad Enna – bufale.net

di Shadow Ranger |

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Ci siamo già occupati di articoli che stimolano il pruriginoso istinto del lettore verso il freak, la “creatura mostruosa” che, come nei circhi ottocenteschi, suscita sorpresa e scandalo con la sua sola presenza. Ad esempio, non troppi giorni fa, ci siamo occupati di un misterioso “cane umano” che in realtà era un semplice cagnolino deforme a causa di un edema diffuso e, purtroppo, nato morto, ed oggi torniamo ad esaminare un misterioso “bambino elefante”.
L’articolo che ci viene sottoposto parla di un “bambino elefante” nato ad Enna, con proboscide e zampe animali, sicché

Enna. Incredibile quanto accaduto a Enna questa mattina, una donna di origini africane ha dato alla luce un neonato affetto da elefantiasi. Sgomento in sala parto, quando l’ostetrica ha visto il neonato. Durante la gravidanza nessuno si era accorto della malformazione del bambino e perciò è stata grande la sorpresa del papà e della mamma del piccolo nascituro.
Il bimbo presenta una proboscide al posto del naso e ha le braccia e le gambe simili alle zampe di un elefantino. Dovrà essere operato d’urgenza, perché la proboscide potrebbe causare grossi problemi alla respirazione.

Non abbiamo trovato alcuna traccia sulla stampa locale di accadimenti simili, ma una breve ricerca su Internet ci ha mostrato un articolo satirico (fonte: il noto sito di notizie ironiche Huzlers), questa volta composto con accenni evidenti alla natura farsesca del testo, dove una coppia, questa volta Norvegese, viene raccontata dichiarare con un certo disappunto che la presenza del neonato “bambino elefante” attirerebbe devoti induisti in casa ed è per questo loro vivo desiderio inviare il bambino a vivere in India dove potrebbe essere adorato come una divinità.
In realtà, già l’incarnato del presunto “bambino elefante” si palesa più compatibile con la narrazione americana di un parto Norvegese che con la versione Italiana della storia, dove il bambino elefante sarebbe “di origini africane”: ma entrambe le storie contengono un’immagine del tutto scollegata alla presunta narrazione.
Anche in questo caso ci siamo avvalsi della nostra guida sul reperimento di immagini via Google, ed abbiamo scoperto che il bambino elefante come raffigurato nelle foto esiste solo nella fantasia della scultrice iperrealista  Patricia Piccininiche con le sue peculiari, a tratti disturbanti opere d’arte intende scioccare lo spettatore costringendolo ad interrogarsi sul rapporto tra scienza e bioetica sottoponendogli la visione di inquietanti ibridi tra uomo ed animale, frutto della fantascienza più sfrenata ed incarnazione delle paure dell’uomo comune rispetto alle moderne scoperte sul DNA.
Il “bambino elefante” è una di queste creature.
Per quanto riguarda la malattia asseritamente individuata nella narrazione Italiana come Elefantiasi? L’Elefantiasi esiste davvero, e non escludiamo a priori che, effettivamente, possano esserci stati casi in Italia, ma l’elefantiasi non comporta la comparsa di fattezze elefantine. È infatti:

Forma estrema di linfedema (accumulo di linfa nei tessuti di una regione del corpo). L’elefantiasi insorge in caso di ostacolo meccanico alla circolazione della linfa nei vasi che irrorano la zona colpita. Questo impedimento può essere causato da un parassita, la filaria di Bancroft, che vive nel sistema linfatico, oppure essere dovuto a una malformazione linfatica, alla compressione esercitata da un tumore, a una linfangite (infiammazione dei vasi linfatici).

L’elefantiasi è caratterizzata da edema duro della regione colpita (di solito un arto inferiore, ma anche un arto superiore, lo scroto, la vulva o una mammella) e da un ispessimento della pelle, talvolta così spiccato da rappresentare un ostacolo ai movimenti. Il trattamento è rivolto alla malattia responsabile; l’elefantiasi può persistere o regredire (ma in tal caso i miglioramenti sono lenti e parziali).

L’Elefantiasi comporta insomma un gonfiore diffuso in una singola parte del corpo, rendendo ad esempio un arto gonfio di liquidi in modo mostruoso e tale, di fatto, dall’inibirne il movimento peggiorando la qualità della vita del malato.

Possiamo quindi confermare che il bambino ritratto nella foto è una scultura, e non un bimbo elefante, e che comunque quelli non sono gli effetti dell'”elefantiasi”

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