BUFALA Ministro Kyenge: “Migranti partono sani ma si ammalano in Italia” – bufale.net

di Shadow Ranger |

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BUFALA Ministro Kyenge: “Migranti partono sani ma si ammalano in Italia” – bufale.net Bufale.net

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Ancora una volta ci viene chiesta asseverazione di un brano targato News-Italys che, ancora una volta, si palesa essere un caso di articolo riciclato.

E’ una risposta tanto importante quanto non valorizzata quella che l’ex ministro dell’Integrazione Kashetu Kyenge detta Cecile fornisce ad un giornalista del Fatto.

Come si vede nel video, a domanda diretta sulla presa di posizione di Grillo (“immigrati portano malattie come la Tbc”), Kyenge risponde che i migranti partono sani (“più forti”) ma poi si debilitano durante il viaggio e possono prendere le malattie addirittura dopo il loro arrivo in Italia. Si sofferma in seguito in un’analisi sulla Lega e sul razzismo, sostenendo che il Movimento 5 Stelle non sia razzista come il Carroccio. Non facile da comprendere la super-cazzola finale anche per qualche anacoluto di troppo, assolutamente comprensibile invece la prima risposta.

Se l’ex Ministro avesse ragione e quindi la causa delle malattie vere o presunte che colpiscono i migranti fossero davvero i “viaggi della speranza”, le mosse per tutelare la salute sarebbero semplici: annullare Mare Nostrum e bloccare gli sbarchi sul nascere.

Al di là di giudizi affrettati, comunque ciò che stupisce è la facilità di giudizio che a volte determinati personaggi di spicco sembrano avere. Dire che a volte si pecca di presunzione o di frettolosità nel fare determinate affermazioni, pare essere il minimo.

Siamo al 100% di riciclo, dato che l’articolo, nonostante la fonte riporti Fatto Quotidiano in realtà è una copia di un brano targato Qelsi del 2014.

E non solo siamo di fronte al furbo riciclo di una notizia di due anni fa, ma anche di una non-notizia.

Articolo che infatti presenta una versione delle affermazioni della Kyenge diversa da quella pronunciata.

Secondo un portale che si occupò nel 2014 del debunking della notizia in originale infatti:

Nell’articolo in questione però scrive:

“Come si vede nel video, a domanda diretta sulla presa di posizione di Grillo (“immigrati portano malattie come la Tbc”), Kyenge risponde che i migranti partono sani (“più forti”) ma poi si debilitano durante il viaggio e possono prendere le malattie addirittura dopo il loro arrivo in Italia.”

Badate bene alle virgolette.

A Kyenge non viene più attribuita la frase “Migranti partono sani ma si ammalano in Italia” che viene sostituita da “più forti

Perchè?Perchè, come si può tranquillamente ascoltare dal video, Kyenge fa una dichiarazione ben diversa:

“Bisogna evitare allarmismi, bisogna sapere che in ogni storia di immigrazione partono le persone che sono più forti e arrivano dalle condizioni molto più dure insomma del viaggio,arrivano debilitate.Per questo motivo ci sono comunque dei controlli che ogni Stato ma anche l’Italia ha già previsto sia all’arrivo quando arrivano le persone per un controllo ma non con il fatto che portano dietro le malattie perchè partono che sono malati molte volte si ammalano durante il percorso o si ammalano addirittura quando arrivano nel Paese di destinazione perchè arrivano debilitati…

Le parole di Kyenge sono in linea con quanto riportato da Boldrini,MSF e Strada: la quasi totalità delle malattie diagnosticate all’arrivo è legata alle difficili condizioni di vita e del viaggio che devono affrontare i migranti.

Video che vi invitiamo a vedere di persona

Come potete vedere, il senso delle frasi dell’ex ministro è del tutto opposto.

Non sta dicendo affatto che gli immigrati “partono sani ma poi si debilitano durante il viaggio e possono prendere le malattie addirittura dopo il loro arrivo in Italia” ma al contrario che è estremamente probabile che un individuo prostrato e denutrito arrivi ai confini europei già malato o, comunque, in stato di forte debilitazione psicofisica, con una netta incidenza di malattie legate al deperimento organico.

Ma, come sempre, una bufala tende a sopravvivere al fact checking.

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