BUFALA DISINFORMAZIONE L’accogliente Germania della Merkel caccia gli italiani poveri: “Non avete soldi? Andate via!” – bufale.net

di Shadow Ranger |

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BUFALA DISINFORMAZIONE L’accogliente Germania della Merkel caccia gli italiani poveri: “Non avete soldi? Andate via!” – bufale.net Bufale.net

Le echo chamber, i siti virali, hanno trovato un nuovo spauracchio da brandire: gli italiani poveri vessati dalla malvagia Germania, che nell’immaginario sovranista ha preso il posto della Perfida Albione descritta dagli stornelli di età fascista, in una idilliaca immagine di un popolo povero ma fiero vessato da una nazione grande che ha tanti quattrini.

Oggi come allora, sono tutte bufale.

Così, quando il solito Tg-Quotidiano ci delizia addirittura con titoli da tregenda come

Lo “snippet” acchiappaclick ed allarmistico di Tg-Quotidiano

Orrore in Germania: Merkel caccia gli italiani poveri

La viralità è assicurata.

Da un lato, avremo masse indinniate pronte ad accorrere in difesa dei loro fratelli italiani, italiani Poveri ma belli vessati da una Germania novella Perfida Albione e desiderosi di essere salvati dall'”Uomo Forte che il Mondo ci Invidia”: o in sua assenza da orde di indinniati con tastiera.

Dall’altro, abbiamo individui pronti a percuotere la salace ironia di un destino che porta la parte avversa pronta a chiudere le frontiere che si ritrova, nella loro immaginazione sovraeccitata, le frontiere chiuse in faccia.

«Lei per la mancanza di mezzi di sussistenza perde il diritto alla libertà di circolazione ed è a rischio di abschiebung»: ovvero espulsione, rimpatrio coatto. Nella Germania di Angela Merkel, paladina in Europa dell’accoglienza e dell’integrazione, girano circolari di ben altro tono. E i destinatari non sono i profughi delle guerre africane ma cittadini italiani, ovvero europei. Nelle lettere ufficiali recapitate nelle scorse settimane si ricorda che i cittadini comunitari «hanno libertà di soggiorno nel territorio federale se dispongono di a protezione sanitaria e di mezzi di sussistenza sufficienti». I destinatari, essendone sfortunatamente privi, sono pregati di trovarsi in fretta un lavoro, oppure fare le valigie e tornare in Italia. Tempo, quindici giorni. Altrimenti si procederà all’abschiebung.

L’ondata di circolari minatorie sta mettendo a rumore il mondo degli italiani di stanza in Rft: soprattutto i più giovani, la generazione attirata dal mito della piena occupazione e del sistema di welfare della locomotiva d’Europa. Un ampio servizio di Cosmo, la trasmissione in italiano di Radio Colonia, pochi giorni fa ha dato conto dell’inquietudine che serpeggia all’interno della comunità tricolore, intervistando i rappresentanti dei patronati sindacali alle prese con la nuova emergenza, sulla cui legittimità vengono avanzate robuste perplessità: perché se da un lato l’iniziativa è basata su una legge tedesca dell’anno scorso, dall’altro sembra muoversi in piena rotta di collisione con le convenzioni dell’Unione europea.

Il citato testo di TG-Quotidiano riassume questa grottesca situazione: e lo fa con una serie di bufale.

Partiamo dalle parole di Udo Gümpel, corrispondente per l’Italia di RTL ed n-TV

Trattasi di “turismo del Welfare”, come ricorda Gümpel e come esplicheremo di seguito.

Anche in Italia esiste la disoccupazione, ovviamente anche in Italia ci sono “italiani poveri”, ed esistono i relativi sussidi, di cui al piano Hartz, arrivato tredici anni fa (dal 2005 in poi) alla sua quarta revisione:

La riforma Hartz ha dato vigore al welfare tedesco grazie a delle concessioni statali di cui beneficiano milioni di disoccupati, i quali devono dimostrare di essere in ricerca attiva di lavoro. L’equilibrio tra sovvenzioni e sanzioni sta nel fatto che i disoccupati tedeschi vengono anche sollecitati con delle proposte lavorative, che non possono essere rifiutate pena sanzioni (10%, 20%, 30% o 60% in meno del contributo a seconda dei casi) e sospensione delle sovvenzioni stesse per tre mesi nei casi in cui la proposta viene abitualmente rifiutata.

La riforma consente quindi di individuare un certo equilibrio tra la responsabilità individuale e quella sociale dello Stato. Dati aggiornati a marzo 2012 hanno mostrato che 6,2 milioni di persone (3,4 milioni di famiglie) in Germania beneficiavano della riforma Hartz.

Una legge, a ben vedere, comprensibile e che non riguarda solo gli italiani poveri, ma tutti i disoccupati sul suolo tedesco.

Tu, disoccupato, ricevi un sussidio.

Lo ricevi perché sei povero, non hai lavoro, non per tua colpa (stampatevelo a memoria questo, è importante), vorresti lavorare ma proprio non trovi lavoro e i soldi che lo Stato ti dà ti servono per restare vivo ed avere un’esistenza dignitosa mentre ti impegni seriamente a cercare lavoro.

Quindi, l’equivalente locale dei Centri per l’Impiego ti contatta, che tu faccia parte degli italiani poveri o della popolazione locale non importa e ti dice

Senti coso, abbiamo un lavoro che potrebbe interessarti. Tu stai cercando lavoro, questo è un lavoro che sicuramente puoi fare. Ti va?

Allo scopo di evitare il furbetto che decida di rifiutare lavori in continuazione allo scopo di vivere felicemente a carico della Società come un NEET (Not in Employment, Education or Training, “Non occupato, studente o tirocinante”), il piano Hartz4 prevede che ogni volta che rifiuti un lavoro ti sia comminata una sanzione crescente. Dopo una serie di rifiuti, lo Stato ti chiude i rubinetti per tre mesi.

E non è certo diverso da quanto accade in Italia, non di molto, come i colleghi di BUTAC hanno già evidenziato.

Il tutto ha delle profonde ragioni, nella volontaria confusione che i “Patrioti contro la Germania” hanno deciso di fare nelle loro viralità: la vigente normativa Europea consente al cittadino Europeo (“italiani poveri” compresi) di spostarsi liberamente in tutta l’Eurozona, ma non di fare “Turismo del welfare” o di fermarsi dove capita. Non senza alcune condizioni, logicamente, essenziali

La Direttiva Europea 2004/38/CE, recepita da noi (ad esempio) col D.Lgs. 32/2008 ed ormai attuata in tutta l’Eurozona prevede infatti che

Ciascun cittadino dell’Unione ha il diritto di soggiornare per un periodo superiore a tre mesi nel territorio di un altro Stato membro, a condizione:
a) di essere lavoratore subordinato o autonomo nello Stato membro ospitante; o
b) di disporre, per se stesso e per i propri familiari, di risorse economiche sufficienti, affinché non divenga un onere a carico dell’assistenza sociale dello Stato membro ospitante durante il periodo di soggiorno, e di un’assicurazione malattia che copra tutti i rischi nello Stato membro ospitante;

Naturalmente, essendo il legislatore europeo tutt’altro che senza cuore, sia verso gli “italiani poveri” che verso altri Europei, ogni regola prevede fondate eccezioni

Ai sensi del paragrafo 1, lettera a), il cittadino dell’Unione che abbia cessato di essere un lavoratore subordinato o autonomo conserva la qualità di lavoratore subordinato o autonomo nei seguenti casi:
a) l’interessato è temporaneamente inabile al lavoro a seguito di una malattia o di un infortunio;
b) l’interessato, trovandosi in stato di disoccupazione involontaria debitamente comprovata dopo aver esercitato un’attività per oltre un anno, si è registrato presso l’ufficio di collocamento competente al fine di trovare un lavoro;
c) l’interessato, trovandosi in stato di disoccupazione involontaria debitamente comprovata al termine di un contratto di lavoro di durata determinata inferiore ad un anno o venutosi a trovare in tale stato durante i primi dodici mesi, si è registrato presso l’ufficio di collocamento competente al fine di trovare un lavoro. In tal caso, l’interessato conserva la qualità di lavoratore subordinato per un periodo che non può essere inferiore a sei mesi;
d) l’interessato segue un corso di formazione professionale.
Salvo il caso di disoccupazione involontaria, la conservazione della qualità di lavoratore subordinato presuppone che esista un collegamento tra l’attività professionale precedentemente svolta e il corso di formazione seguito.

Ora, per chi rientra in questi casi eccezionali, sia per i tedeschi che per i francesi che per gli italiani poveri che per qualsiasi altro popolo dell’Eurozona, nessuna questione: come prevede la normativa, scatta in Germania Hartz4 e vieni tutelato.

Ma, ovviamente, se tali requisiti non esistono più, per lo stesso motivo per cui sotto Hartz4 se sei disoccupato periodicamente ti vengono inviate proposte di lavoro e ti viene ricordato cosa accade non accettandole, ti viene altresì ricordata la differenza tra libertà di movimento e libertà di stabilirsi.

Come ricorda La Repubblica, ciò periodicamente porta ad un triste, ripetuto, teatrino

E’ una storiella che riaffiora da decenni, nella comunità italiana che vive in Germania, ed è periodicamente seppellita da chi si scomoda a fare due telefonate di verifica. Ma nell’isterìa antitedesca dilagante, il servizio di un emittente seria come Radio Colonia ha suscitato un vespaio con tanto di indignate reazioni politiche. Cosa raccontava il servizio? Che un centinaio di italiani hanno ricevuto una lettera in cui si “consiglia”, letteralmente, di lasciare la Germania se hanno esaurito il diritto a ricevere sussidi sociali – ancora infinitamente più generosi qui che in Italia – e hanno anche smesso di cercare un lavoro.

Apriti cielo. Su alcuni organi di stampa sono apparsi titoli come “Merkel caccia gli italiani indigenti”, e qualcuno ha parlato persino di “vergogna” e di “purghe”. Come se fossero pronte le camionette della celere con energumeni armati sino ai denti per cacciare a pedate i nostri connazionali.

Il suggerimento dei Comuni, rispetto a qualche anno fa, rischia effettivamente di arrivare più spesso perché il precedente governo Merkel ha allungato i tempi per ricevere un sostegno “di ultima istanza”, cioè per chi non ha mai lavorato o non è impiegato da anni. Prima bastava risiedere in Germania da appena tre mesi, ora bisogna aspettare cinque anni. Una misura decisa dalla ex ministra del Lavoro, Andrea Nahles, per far fronte ai partiti conservatori e alle destre che da anni sono in rivolta contro il presunto “turismo sociale” di molti cittadini, anche comunitari.

Ma dopo che il servizio radiofonico aveva semplicemente dato conto delle lettere spedite dai Comuni, delle reazioni di alcuni italiani, e delle mosse dei patronati o dei sindacati, qualche politico italiano troppo pigro per ascoltare il servizio o dare un’occhiata alle leggi europee e tedesche vigenti, ha preferito assecondare la bufala degli italiani a rischio rimpatrio forzoso suggerita da qualche titolone.

Riassumendo in termini semplici ed a prova di indinnati:

  1. Abbiamo un certo numero di “Italiani poveri”, ovvero disoccupati Italiani in Germania sotto Hartz4
  2. Abbiamo, tra essi, un numero ristretto che non ha più né i criteri per usufruire di Hartz4, nè della Direttiva 2004/38/CE
  3. I Comuni di loro dimora gli mandano una lettera dicendogli “Coso, tipo, guarda, ti sei giocato Hartz4 e la 2004/38/CE, se non cambiano le condizioni mi sa che è meglio torni in Italia, che famo?”
  4. La notizia arriva sui giornali deformata in un grande scandalo

Possiamo capire che in tempi di eterna propaganda elettorale tra sovranisti ed europeisti tutto fa brodo: gradiremmo non fosse sacrificata la realtà.

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