BUFALA Da Discovery Channel a La Nozione, la vera storia del Megalodonte

di Fabio Milella |

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BUFALA Da Discovery Channel a La Nozione, la vera storia del Megalodonte Bufale.net

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Questa volta avevo sperato che fosse vero. Hanno trovato il primo, unico, incredibile,, esemplare di megalodonte: il più grande mostro degli abissi mai esistito. Fiducioso ho cliccato sul link, convinto che fosse un giorno nuovo per la scienza. Mi sono sempre definito un amante della criptozoologia e sono anni che seguo ogni notizia scientifica con la speranza che prima o poi, una delle misteriose creature che abitano la terra, venga ufficialmente riconosciuta.

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Il megalodonte era uno dei miei sogni proibiti. Ne ero letteralmente affascinato, finalmente ne è stato trovato un esemplare. Guardo il link,  la Nozione e tutti i miei sogni svaniscono in un istante. Non faccio neanche in tempo ad aprire il collegamento verso il “sito farlocco” che già sono sicuro di dover scrivere un nuovo articolo per bufale, sicuramente si tratterà della solita storiella acchiappalike, e nonostante anche il Fatto Quotidaino riprenda lo stesso articolo, è la fenomenale redazione di bufale,net che mi anticipa e spegne del tutto le mie speranze con questo articolo:

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Vedo nei commenti che molti si chiedono cos’è il megalodonte, allora ho deciso di prendere spunto dalla storia riportata dalla Nozione e sbufalata dal nostro Shadow, per fare un po’ di chiarezza, considerando che, questo squalo preistorico ci ha abituati alle bufale.

Dicevo, si tratta di uno squalo, un enorme squalo, probabilmente la più grande creatura mai esistita, una vera e propria leggenda degli abissi. Difficile dire quanto sia grosso, perché, le stime sulle sue dimensioni, si basano sul ritrovamento dei suoi denti e poco altro, tuttavia, in molti credono si tratti di una creatura attorno ai 20 metri di lunghezza (ma non manca chi parla di 30 o 40 metri).

Dicevo, che la stima viene fatta sulla base dei diversi ritrovamenti dei suoi denti, perché il megalodonte (Carcharodon megalodon) è esistito veramente, ma circa 1 milione e mezzo di anni fa. Si trattava di un predatore eccezionale, capace di ingerire tra i 600 e i 1.200 kg di cibo al giorno. Le sue prede preferite dovevano essere le balene di allora (misticeti), e non è ben chiaro il motivo per cui, questo enorme predatore preistorico, si sia estinto, anche se, alcune teorie, parlano dell’abbassamento delle temperature marine, unite alla scarsità di cibo. Di sicuro il povero squalo ha vissuto 2 ere geologiche: il Miocene ed il Pliocene tra i 15 milioni ed il milione e mezzo di anni fa.

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Allora perché ne parliamo? Semplice; per qualcuno non si è mai estinto, per qualcuno il megalodonte continua a vivere nelle profondità marine.
Analizziamo le prove (o presunte tali). Tutto comincia nel 1872, quando una nave oceanografica inglese, scopre sul fondale 2 enormi denti di squalo fossilizzati, lunghi poco meno di 13 centimetri. Analizzando l’accumulo di manganese sui questi fossili, è stato ipotizzato che i denti avessero l’uno 10.000 anni, l’altro 24.000, un’inezia per gli studiosi. Ciò avrebbe potuto dimostrare che, il grande squalo stesse, ancora sguazzando tra le acque oceaniche. Questa metodologia di datazione, tuttavia, non è precisa; i depositi di diossido di manganese, infatti, non sono costanti, di conseguenza, non possono essere un indicatore affidabile per la datazione dei fossili.

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Esistono poi una serie di racconti, tra cui, quello dell’ittiologo David G. Stead nel suo libro Sharks and Rays of Australian Seas del 1963:

“Nel 1918 i pescatori di aragoste di Port Stephens si rifiutarono per parecchi giorni, di recarsi ai loro regolari siti di pesca in vicinanza della Broughton Island. Gli uomini erano andati a lavorare in quelle secche pescose, che sono a grande profondità, quando aveva fatto la propria comparsa un immenso squalo, di dimensioni quasi incredibili, che aveva saccheggiato, un contenitore dopo l’altro, molte aragoste e portato via, come hanno detto gli uomini, “contenitori, funi di attracco e tutto il resto”. […] Gli uomini erano unanimi nel ritenere lo squalo un animale che non avevano visto neppure nei loro peggiori sogni. In compagnia del locale ispettore delle zone di pesca, ho interrogato molti degli uomini e tutti si sono mostrati concordi circa le dimensioni gigantesche della bestia. Ma le lunghezze che gli attribuivano erano, nel complesso, assurde. Tuttavia le riporto, come riprova dello stato d’animo suscitato da quell’insolito gigante. […] Uno dei membri dell’equipaggio affermò che lo squalo misurava “almeno cento metri!”; altri sostennero che era lungo quanto il molo su cui ci trovavamo: circa 35 metri! […] Una delle cose che mi colpì fu che erano tutti concordi nell’attribuire all’enorme pesce uno spettrale colore biancastro”

Ovviamente, anche in questo caso, nessuna prova, un semplice racconto di pescatori.

Nel 1954, alcuni addetti alla riparazione di un’imbarcazione australiana (la Rachel Cohen), trovarono 17 denti conficcati nello scafo. I denti di circa 8/10 cm formavano un morso di circa 2 metri di diametro, questo significava, secondo gli ittiologi, che il cutter doveva essere stato attaccato da uno squalo lungo almeno 24 metri. E’ bastata, tuttavia, una breve ricerca nell’archivio dell’Ammiragliato per scoprire che, l’unica imbarcazione col nome Rachel Cohen, era una celebre nave distrutta in un incendio nel 1924, ben 30 anni prima del presunto fatto. Anche in questo caso, dunque, la notizia si era rivelata una bufala colossale.

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Nell’era digitale, le bufale sul megalodonte, diventano veri e propri scoop per fini di marketing.

Il primo, “bufalo scoop” sul megalodonte, è stato creato ad arte dal celeberrimo Discovery Channel. Il canale tematico, educativo e coinvolgente, diventato famoso grazie al modo semplice e diretto di proporre i temi più disparati, ha colto in pieno il fenomeno della tv spazzatura, cominciando a proporre documentari palesemente falsi, detti anche “mockumentary”, Uno dei primi “documentari bufala”, è stato proprio quello sul megalodonte, dal titolo “Megalodon: The Monster Shark Lives”,uscito in Italia col titolo: “Megalodonte La Leggenda Degli Abissi”. Un documentario condito con filmati alterati, false prove, false testimonianze ed attori che impersonavano improbabili scienziati, per creare audience. Vista la fonte autorevole (Discovery Channel è sempre stato un punto di riferimento per gli appassionati di scienza), in molti hanno creduto alla veridicità del documentario e quasi nessuno, si è accorto che all’inizio dello stesso, per pochi secondi, appariva un disclaimer che avvisava, del fatto che si trattava di una fiction.

Una delle foto più convincenti, mostrata in “The Monoster Shark Lives” veniva presentata come scattata in Sud Africa, e ritraeva un sottomarino U-boot tedesco, vicino al quale compariva un’enorme pinna di megalodonte. Un falso clamoroso. In realtà la foto è tratta da un filmato in cui il sottomarino si trova in Atlantico e nel filmato originale, non vi è alcun mostro marino.

Ecco le due foto a confronto: la prima è quella “taroccata”

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Questo, invece, il fotogramma originale:

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Come potete vedere, la gigantesca pinna è sparita.

Ad onor del vero, è bene ricordare che il nuovo direttore del canale, Rich Ross, ha subito messo in chiaro che non vi saranno, in futuro, altri programmi simili proprio garantire la serietà ed il filone scientifico di Discovery Channel. Anche se, i “Mockumentary” prodotti per il canale tematico, sono stati parecchi negli ultimi anni. Oltre a quello sul Megalodonte, quello più noto è Mermaids:The Body Found , che proverebbe l’esistenza delle sirene (girato anch’esso con attori professionisti e filmati alterati al computer).

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Andiamo avanti e cerchiamo altre fonti autorevoli.

Il World News Daily Report, in data 23 settembre 2014, ha pubblicato delle foto di un megalodonte di 15 tonnellate, lungo 10 metri (neanche poi tanto grande), asserendo che lo stesso era stato catturato al largo delle coste del Pakistan da alcuni pescatori locali. Secondo il biologo Rajar Mahammar, il graduale riscaldamento dei mari, spingerebbe l’enorme squalo ad avvicinarsi alle coste. Peccato che, anche in questo caso, le prove fornite siano dei falsi: la foto del presunto megalodonte, infatti, ritraeva una femmina di squalo bianco di 4 metri, catturata in Sudafrica nel 2009 e descritta in questo articolo:

News24

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Davanti a tutto questo, fa quasi tenerezza la bufala de “La Nozione”…

A proposito, ma possibile che nel nostro “Bel Paese” il terribile predatore non abbia mai fatto capolino?

Non potevamo di certo farcelo mancare: nel 1934, due vedette della polizia costiera inseguirono uno squalo lungo circa 20 metri, nei pressi di Ischia, poco tempo dopo, nei pressi della vicina isola di Procida, fu avvistato e catturato un innocuo squalo elefante, di ben di 12 metri, probabile responsabile dell’equivoco.

Niente da fare, neanche stavolta; non vi è traccia del megalodonte, nonostante i sostenitori della teoria che vede l’enorme predatore ancora vivo non manchino affatto. Ci sono dei veri e propri studi (o pseudo tali) che sostengono essi vivano in prossimità delle fosse oceaniche aspettando di banchettare con le balene di passaggio. Ciò è piuttosto bizzarro, in quanto sappiamo che lo squalo bianco, parente più prossimo di questo enorme predatore, predilige acque basse e temperate, inoltre ama cacciare in prossimità delle coste (seppur non disdegni attacchi in mare aperto). I ritrovamenti fossili, confermano che il megalodonte aveva le stesse abitudini, per cui risulta piuttosto improbabile che oggi sia confinato a profondità mai raggiunte dall’uomo.

Qualcuno porta come prova questa foto e la attribuisce questa foto alla nostra Samantha Cristoforetti, (molti altri parlano di una foto della Nasa), ma anche in questo caso si tratta di un falso prodotto sempre da Discovery Channel.

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Insomma, molti sono convinti della sua presenza, ma ad oggi, non c’è nulla di certo, nessuna tesi scientifica della sua esistenza e tutte le prove fornite si sono rivelate delle enormi bufale. Viene da chiedersi come sia possibile che, con le nuove tecnologie, quali sonar, eco scandagli, radar, posizionatori satellitari, robot subacquei, ecc, nessuna nave riesca ad avvistare questo mostro mangia balene. Sono, probabilmente, gli stessi convinti che, la scomparsa dei grandi cetacei, ormai prossimi all’estinzione, sia da ricercarsi nel profondo degli abissi, quasi liberandosi la coscienza, ma, credo fortemente che l’unico mostro in grado di distruggere una specie, sia l’uomo. Le baleniere, la pesca incontrollata e l’inquinamento sono il vero megalodonte per i grandi mammiferi marini.

Dunque tutto falso? Sembra proprio di sì, rimangono dei casi ancora da vagliare e verificare, si cercano nuove testimonianze, ma, ad oggi, non c’è nulla… ogni tanto si trova qualche pubblicazione che cerca di affrontate seriamente l’argomento, come questa, che, tuttavia, incappa in errori al limite dell’assurdo:

Nello  stesso  periodo  un  gruppo  di  oceanografi  europei,  durante  una  spedizione  di  controllo, assistono ad uno scontro tra un esemplare giovanile di Megalodonte e un branco di orche. Lo squalo riesce  a  mettere  in  fuga  i  cetacei,  ma  non  senza  riportare  gravi  ferite.  L’animale,  soccorso  dagli oceanografi, viene portato a Genova, e più precisamente all’Acquario di Genova, famosissimo per il suo  impegno  nella  salvaguardia  delle  specie  marine minacciate.  Qui  il  Megalodonte  (  che  viene scoperto  essere  una  femmina  ),  chiamato  affettuosamente  Megan  dal  personale  del  parco,  viene inserito in una vasca adatta a contenere uno squalo lungo 12 metri.  Megan  diventa  rapidamente  una  star  dell’acquario  ( anzi,per  molti,  LA  star)  :  migliaia  di  turisti  si recano ogni anno per vedere lo squalo preistorico e per comprarsi un souvenir di Megan Megalodon ( com’è definita dai giornali)

Megan  in  pochissimo  tempo  arriva  a  rivaleggiare  in popolarità  con  Splaffy,  la  foca  simbolo dell’acquario, tanto che, nel corso degli anni, Megan otterrà più volte ampliamenti della sua vasca e cospicui interventi ad essa. L’acquario arriva inoltre ad iniziare la pubblicazione di un settimanale a tema ecologistico in cui Megan e Splaffy sono protagonisti. Il  successo  dell’impresa  europea  porta  numerosi  acquari  e  delfinari  in  tutto  il  mondo  a  tentare  di replicare, senza successo,l’iniziativa.

La cosa divertente è che la foto che ci mostra il presunto megalodonte all’acquario di Genova è questa:

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presa da Deviant Art, opera di un appassionato di foto ritocco, che ama particolarmente inserire nelle sue foto animali giganteschi, come è possibile vedere dalle anteprime sulla destra.

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Spero di svegliarmi domani con un nuovo titolo sui giornali, dove si annuncia il ritrovamento di un esemplare di megalodonte, ma spero che a pubblicarlo non sia ancora “la nozione” o vedrò, ancora una volta, le mie speranze crollare in un istante, per adesso mi chiedo chi ha fatto questo:

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un falso? Probabile, è stato mostrato nel documentario di Discovery, e di certo non è una garanzia, ma, per favore, lasciatemi fantasticare. Ancora non sappiamo cosa c’è nel profondo degli oceani, magari un giorno lo troveremo.

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