Gli avvocati di Trump respingono la richiesta di testimonianza al processo per Impeachment e altri guai del Tycoon tra cinema e supporters…

di Bufale.net Team |

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Gli avvocati di Trump respingono la richiesta di testimonianza al processo per Impeachment e altri guai del Tycoon tra cinema e supporters… Bufale.net

La vicenda processuale dell’Impeachment al Presidente Trump continua.

Gli avvocati di Trump respingono la richiesta di testimonianza al processo per Impeachment consegue infatti alla linea di difesa che (non senza mugugni da parte del Tycoon) è stata intrapresa.

Riassunto delle puntate precedenti

Come abbiamo visto in passato, Trump è stato scaricato dal suo precedente team difensivo anche per una differenza sulla difesa da adottare.

Gli avvocati avevano consigliato al Tycoon di “volare basso”, accettando una difesa su questioni di legittimità.

La linea difensiva proposta e, come vedremo, infine accettata prevede che i difensori del Tycoon dichiarino il procedimento a suo carico illegittimo perché Trump non è più Presidente.

Se l’Impeachment postula infatti che un Presidente degli Stati Uniti possa decadere dalla carica ed essere considerato indegno dell’ufficio, va da sé che se non parliamo del Presidente ma “di un semplice e banale vecchio signore annoiato che gioca a golf” allora non possiamo prendere un “vecchio e banale signore annoiato” e portarlo fino al Congresso per chiederne l’Impeachment.

Cosa che, secondo la difesa, postula di star parlando col Presidente degli Stati Uniti di America e non con un cittadino tra gli altri.

Difesa questa che non si confaceva all’istrionica e trascinante personalità del Tycoon. Come avete avuto modo di leggere, una simile difesa significa ammettere la sconfitta e privarsi degli allori di una carica trascorsa.

Cosa che il Tycoon non era disposto a fare: avrebbe infatti preferito difendersi allegando nuovamente il “Big Steal”, la mitologia indimostrata delle elezioni Americane “rubate da un complotto dei Poteri Forti”, con tutto quello che ne è conseguito.

Se ciò fosse avvenuto, sostanzialmente Trump si sarebbe trovato nell’imbarazzante situazione di negare di essersi comportato in modo tale da giustificare l’Impeachment difendendo e asserendo di aver compiuto le stesse condotte che la accusa ha posto alla base della sua imputazione.

Cosa che l’avrebbe senz’altro messo nei guai.

Alla fine ha prevalso la linea “tecnica”.

Gli avvocati di Trump respingono la richiesta di testimonianza al processo per Impeachment

Tale linea giustifica l’assenza clamorosa di Trump al procedimento.

Da un lato l’accusa richiede la presenza di Trump e la testimonianza sulla sua memoria difensiva, a loro dire difettosa e manchevole di numerosi elementi fattuali.

Dall’altro di difensori di Trump respingono la richiesta di testimonianza con una memoria di tre pagine nella quale si insiste nella allo stato presunta illegittimità del giudizio.

Il senso generale è che Trump non è più Presidente, non può quindi essere sottoposto ad Impeachment, e se l’accusa vuole la sua testimonianza significa che non ha elementi per procedere comunque alla sua condanna.

Tutte cose rigettate dall’accusa stessa convinta sia della possibilità di procedere all’Impeachment verso qualcuno che ora è un privato cittadino ma all’epoca dei fatti era Presidente, sia della possibilità di poter costituire ed esibire prove in giudizio anche senza la testimonianza di Trump.

Il processo va quindi avanti.

I dolori del Tycoon

Intanto la situazione continua a mettersi male per il Tycoon.

La commissione Educazione, Lavoro e Bilancio col voto sia di Democratici che di Repubblicani ha espulso infatti la deputata Marjorie Taylor Green, Trumpiana di ferro e simpatizzante delle teorie di QAnon.

La deputata si è rammaricata per le sue passate dichiarazioni ma non esplicitamente scusata, e come abbiamo visto in questi giorni, il Congresso ultimamente tende ad essere poco tenero al minimo sospetto di vicinanza alle idee del Patriota Q.

Inoltre con una magniloquente lettera Trump si è dimesso dal SAG, il Sindacato Attori di Hollywood al quale era iscritto sin dai tempi della sua collaborazione in film come “Mamma ho riperso l’Aereo: Mi sono smarrito a New York”, “Zoolander” e partecipazioni a sitcom come “Willy il Principe di Bel Air”.

Trump, in odore di espulsione, ha quindi inviato una lettera nella quale si è dichiarato “orgoglioso del lavoro compiuto recitando nei film cinematografici”,  orgoglioso di aver “agevolato il Business della TV Via Cavo (che prima del mio arrivo era una piattaforma morente) e creato migliaia di posti di lavoro per emittenti come MSDNC e la CNN delle Fake News”

La risposta del Sindacato?

Solo due parole:

Thank you

Ovvero

Grazie

Dall’ovvio contenuto ironico/sarcastico.

L’espulsione/dimissioni dal sindacato comportano l’impossibilità, sia pur di fatto e non tecnica, per Trump di comparire in nuove produzioni cinematografiche di rilievo.

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