Forlì, bloccato progetto contro le discriminazioni di genere: “Il nostro modello è la famiglia tradizionale”

di Bufale.net Team |

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Forlì, bloccato progetto contro le discriminazioni di genere: “Il nostro modello è la famiglia tradizionale” Bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti una notizia, segnalata a dire il vero anche da diverse associazioni di categoria. Notizia che specie all’indomani del 25 Novembre suscita diverse reazioni.

Notizia come al solito ancora in evoluzione, della quale potremmo darvi quindi gli elementi che sono attualmente emersi, e non quelli che emergeranno. Quelli appariranno dopo.

Il fatto nudo e crudo è qui: il Comune di Forlì, nella precedente giunta, aveva approvato fondi per una serie di attività di contrasto alla discriminazione di genere, da svincolarsi successivamente.

Il Comune ha poi ricevuto una nuova giunta, ed al momento di attivare quei fondi, l’Associazione Un Secco No ha ricevuto una risposta raggelante

“A tal fine, nel dicembre 2018 il Comune di Forlì ci ha invitato ad aderire al progetto che stava predisponendo in risposta al Bando della Regione Emilia-Romagna per attività rivolte alla promozione e al conseguimento delle pari opportunità e al contrasto delle discriminazioni e della violenza di genere, redigendo delle proposte di attività per l’anno 2019. Il progetto, che si avvaleva della collaborazione anche di altre sette realtà del territorio, è stato approvato dalla Regione Emilia Romagna e, successivamente, dal Comune di Forlì con delibera di Giunta 141 del 16 aprile 2019”.

“L’attività formativa, dal titolo “Prevenzione e contrasto alle violazioni dei diritti umani e alle diverse forme di prevaricazione legate al genere e all’orientamento sessuale”, prevedeva una formazione psicologica e giuridica agli operatori del Comune di Forlì e delle associazioni interessate su queste tematiche. Abbiamo atteso invano, tra giugno e settembre che il Comune di Forlì ci comunicasse le date di avvio delle attività formative. Solamente il 9 ottobre 2019 siamo stati ricevuti a colloquio dall’Assessora alle Pari Opportunità Andrea Cintorino, la quale ha confermato il proseguimento del progetto, salvo poi avviare una istruttoria di approfondimento per la Giunta che si è conclusa con la comunicazione del 28 ottobre in cui vene comunicato ‘Progetto non autorizzato perché questa amministrazione aderisce, in coerenza con il programma elettorale, ad un modello di famiglia tradizionale’“.

La risposta non si è lasciata attendere: in primo luogo l’associazione ha replicando lanciando una petizione, attualmente a 1600 firme, per chiedere chiarimenti, legata alla loro nota ufficiale.

Nota alla quale hanno aderito anche diverse associazioni di categoria, ed alle quali si sono unite le dichiarazioni di quell’opposizione che aveva inizialmente aperto i bandi, come i Dem di Forlì

Si tratta di una decisione senza precedenti, relativa ad un progetto che è risultato assegnatario di contributi in base alla partecipazione ad un bando regionale e che, essendo stato già approvato dall’Amministrazione precedente con delibera immediatamente eseguibile, avrebbe dovuto solo essere reso operativo. La cosa più soprendente, però, è la motivazione comunicata dall’Amministrazione Comunale sui motivi del ripensamento all’associazione proponente “Un secco no”: “Progetto non autorizzato perché questa Amministrazione aderisce, in coerenza con il programma elettorale, ad un modello di famiglia tradizionale”

Non si comprende  come il modello di “famiglia tradizionale”, a cui si rifà la Giunta Zattini, sarebbe messo in discussione da attività volte, citando la delibera del Comune, “a promuovere le competenze professionali degli operatori dei vari servizi pubblici e dell’associazionismo, rispetto alle relazioni e comunicazioni in tema di discriminazioni dovute all’orientamento sessuale”. La parità ed il rifiuto di ogni discriminazione sono valori tutelati anche dalla nostra Carta Costituzionale, perciò non possiamo tacere se una Amministrazione Pubblica impedisce attività e progettazioni che sul territorio puntano ad affermare questi valori. Senza contare gli aspetti tecnici e formali di questo recesso che sono tutti da valutare. La gravità di questa scelta, unita alla totale mancanza nel programma della Giunta Zattini di indirizzi politici volti a realizzare la parità di genere, superare le discriminazioni, promuovere la cultura del rispetto delle diversità, conferma il sospetto che si voglia imporre una visione anacronistica e stereotipata della società, della famiglia e della donna, che non ci appartiene e che ci impegnamo a contrastare dentro e fuori dal Consiglio Comunale

E Articolo Uno:

«La decisione della Giunta comunale è una scelta molto grave e inaccettabile sotto numerosi punti di vista. In primo luogo riteniamo che la motivazione portata dalla Giunta per giustificare la sua scelta sia irricevibile. Cosa c’entra il fatto di aderire ad un modello di famiglia tradizionale (qualsiasi cosa questo significhi) con l”impedire azioni di contrasto alla violenza di genere e alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale?Il Comune ritiene che non sia suo compito tutelare e proteggere i cittadini che subiscono questi vergognosi soprusi?»
La decisione della Giunta «avrà come unico esito di far perdere al nostro territorio risorse già stanziate dalla Regione per attività di cui vi è necessità, senza dimenticare che è da capire se non vi sia il rischio di far saltare l’insieme di tutte le azioni che costituivano il progetto (alcune già svolte come ad esempio Women’s wall) e di far perdere i finanziamenti a tutte le associazioni partner. Quanto poi alle dichiarazioni del Vice-Sindaco, stupisce che un amministratore non sappia che fondi stanziati dalla Regione per un progetto specifico, siano vincolati alla realizzazione di tale progetto e non possano in alcun modo essere spostati verso altri capitoli di spesa.Grave è anche che Mezzacapo si avventuri in un sorta di distinzione fra problemi di serie A (quelli legati all’handicap) e problemi di serie B (la violenza di genere e la discriminazione legata all’orientamento sessuale) e che bolli come inutile e “spreco di denaro” la straordinaria attività delle associazioni firmatarie del comunicato, che da anni collaborano con il Comune per il bene della città. Chiediamo quindi che il Comune ritiri immediatamente la sua decisione o, in assenza di questo, che la Regione Emilia Romagna chiarisca se il progetto può essere mutilato di una sua parte fondamentale».

ed alle quali il Comune risponde con una dichiarazione social

“Prima di tutto vorrei precisare che questa Giunta non impedisce assolutamente lo svolgimento delle attività di questa associazione che, come già sottolineato, ha ricevuto legittimamente il contributo della Regione Emilia Romagna. Poi, al contrario di ciò che strumentalmente affermano queste sigle, noi non soltanto stiamo sempre dalla parte di chi è vittima di violenza e discriminazione, ma agiamo concretamente, nei fatti e con le iniziative contro la violenza di genere e a favore delle categorie protette. È assolutamente falso che la Giunta Zattini non promuova una battaglia globale contro gli abusi subiti dalle fasce di popolazione più a rischio, soprattutto donne e bambini. Noi siamo sempre, in ogni momento, al fianco di chi subisce violenza”.

“Una cosa è certa; questa amministrazione si è espressa con orgoglio a favore della vita e della famiglia costituzionalmente riconosciuta e lo ha ribadito, in tempi non sospetti, nella stesura del proprio programma elettorale. Anche per questo i forlivesi ci hanno votato. La famiglia è il fulcro e il futuro della società italiana e principio di ogni ordinamento sociale. Rispettiamo chi la pensa diversamente e mai ci permetteremmo di definirlo “sconcertante” o di apostrofarlo con parole delegittimanti. La violenza verbale non ci appartiene. Spiace constatare che invece qualcuno se ne serva per sminuire chi abbraccia modelli diversi dai loro ma che, a nostro avviso, sono altrettanto rispettabili”

Ancora ci è ignoto cosa questo comporti per il bando in esame, e come la controversia si evolverà.

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