Dite basta all’infodemia, dite no ai titoli “contagiato dopo il vaccino” (Due parole sulla “positività dopo il contagio”)

di Bufale.net Team |

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Dite basta all’infodemia, dite no ai titoli “contagiato dopo il vaccino” (Due parole sulla “positività dopo il contagio”) Bufale.net

Nuove frontiere del clickbait online sono i titoli del genere “contagiato dopo il vaccino”.

Non abbiamo intenzione di darvene una selezione qui, sappiamo che li avete letti, non vogliamo premiare con click, backlink e visualizzazioni di rimando quel genere di informazione infodemica di cui non abbiamo affatto bisogno.

Tipo di “controinformazione” (e, purtroppo, ormai anche di informazione) questo che è l’evoluzione della triste saga di “morti dopo il vaccino” AstraZeneca. Quel triste momento del giornalismo, ricordiamo, in cui si faceva a gara a inserire nello stesso titolo l’evento morte e l’evento vaccinazione, ancora prima che vi fossero autopsie e spesso con collegamenti testuali pretestuosi. Come l’ormai famosa anziana morta investita da un autobus, ma dopo il vaccino.

La storia del “contagiato dopo il vaccino” e dei “positivi dopo il vaccino” è la stessa cosa. Un evento normale e spiegabile, sparato a otto colonne sui titoli per ottenere lo scoop del giorno.

Analizziamo insieme perché una simile nuova ondata infodemica non ha senso.

La vaccinazione riduce la possibilità di ammalarsi, non la azzera

Credevamo fosse un dato assodato.

Difatti ci vacciniamo contro l’influenza, ma l’influenza esiste ancora.

Ci vacciniamo per ridurre le possibilità di ammalarci e, quando ci ammaliamo, per contrarre forme più lievi.

Esattamente come con COVID19.

Secondo la Fondazione Veronesi

anche dopo la doppia vaccinazione, c’è una quota di persone che può ammalarsi, una volta entrata in contatto con il virus. Non è una certezza, ma una probabilità, che può riguardare all’incirca il 10 per cento di coloro che sono stati immunizzati con un vaccino a mRna e una quota compresa tra il 30 e il 40 per cento delle persone che avranno ricevuto la doppia dose del vaccino sviluppato da AstraZeneca.

Naturalmente, le percentuali sono da intendersi in modo statistico: ad esempio una coorte di vaccinati giovani e in perfetta salute avranno percentuali inferiori di un anziano un po’ indebolito dall’età, ma la statistica livella e fa media.

Un po’ la storia, lo sapete, dell’affamato che muore perché non ha cibo, ha un vicino di casa che mangia due polli ad ogni pasto e secondo la statistica gode di ottima salute perché anche lui ha mangiato un pollo statistico.

Ogni statistica quindi va analizzata tenendo presente delle diverse coorti: quello che è certo è che una campagna vaccinale riduce, e di molto, il numero di persone che contraggono la malattia e tra quelle che l’hanno contratta riduce il numero delle persone con forme particolarmente gravi.

Insomma, esiste, anche come infettività, una differenza tra un paucisintomatico che fa la sua brava quarantena domestica e si riemette in salute in pochi giorni e un malato grave che passa settimane allettato.

Prima guarisci, meglio è. Per te, per tutti.

L’efficacia del vaccino non è istantanea

Nonostante si cominci a vedere una certa risposta anticorpale dal 14mo giorno dopo la prima dose, l’efficacia piena dei vaccini tende a dispiegarsi giorni dopo la seconda dose.

Vale a dire che, ovviamente, puoi ancora contagiarti il giorno dopo la prima dose, o tra le due dosi.

Succede anche coi vaccini per ogni altra malattia: non puoi andare a leccare le maniglie dello Spallanzani il giorno dopo la vaccinazione anti-influenzale ed aspettarti l’immunità piena.

Credevamo fosse un dato assodato.

Quindi dedicare articoli di giornali a gente che ha contratto COVID19 in prossimità della prima dose è uno straordinario esercizio di futilità.

È previsto che si possa risultare positivi al coronavirus dopo il vaccino

Come ci ricorda Il Post, è previsto che si possa essere positivi.

Dipende dal funzionamento stesso dei vaccini, che fanno sì che in caso di infezione da coronavirus il sistema immunitario sia pronto per proteggere quasi al 100 per cento dalle forme gravi della COVID-19, nel caso di quelli finora autorizzati in Occidente. Ma ogni persona è un caso a sé, e lo stesso vale per i nostri sistemi immunitari che rispondono in maniera diversa al vaccino. Può quindi succedere che l’eventuale infezione si sviluppi abbastanza da essere rilevata dai test, anche se al momento non sappiamo ancora con che frequenza. I dati preliminari dai paesi in cui la campagna è più avanti però sono incoraggianti anche sull’efficacia della protezione dalle infezioni asintomatiche. In questa fase della pandemia, in ogni caso, l’importante è evitare che ci siano ogni giorno in tutto il mondo gli ospedali pieni e decine di migliaia di morti per gli effetti della malattia.

Fa parte della discussione in corso tra immunità dalla malattia e immunità sterilizzante.

Sappiamo che il vaccino Pfizer sviluppa immunità sterilizzante: in una percentuale che sappiamo intorno al 90% dei casi, non ti ammali e non sviluppi sintomi.

Ma sappiamo che anche l’immunità dalla malattia è importante: non intasi gli ospedali, guarisci rapidamente.

Il rischio di simili infodemie è fomentare appunto un immotivato antivaccinismo

Un esempio concreto: la cintura di sicurezza

Da fonte ACI sappiamo che le cinture di sicurezza proteggono dal rischio di morte negli incidenti al 50%.

Il 50% è molto meno delle percentuali registrate dai vaccini antiCOVID attualmente in commercio.

Eppure le cinture di sicurezza sono obbligatorie, e nessuno sano di mente deciderebbe di girare in autostrada col piede a tavoletta senza cintura perché “Tanto comunque avrei il 50% di possibilità di morire”

Perché il 50% di possibilità di morte è sempre superiore allo zero.

Immaginate ora una salva di titoli di giornale e articoli di blog basati su

“Morto durante incidente stradale, indossava le cinture di sicurezza!”

Ipotizzate un “Movimento di cittadini indignati” che dichiari che siccome uno che conosceva è morto con le cinture di sicurezza allacciate bisogna abolire la cintura di sicurezza.

Che lo Stato non può obbligare i cittadini a tutelarsi ed anzi, siccome lo Stato “non può dirmi come vivere la mia vita”, decidano di girare a duecento km orari senza cinture.

Sarebbe vieppiù insensato, no?

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