DISINFORMAZIONE Al Sud non investiamo nelle ferrovie perché ci sono le rocce – bufale.net

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
DISINFORMAZIONE Al Sud non investiamo nelle ferrovie perché ci sono le rocce – bufale.net Bufale.net

delrioEsiste un minimo comune denominatore che unisce, come un filo rosso, ogni tragedia: i memes, le condivisioni acchiappalikes, le bufale e le macro per generare condivisioni e viralita, monetizzando i cadaveri ancora caldi in click, utenti freschi e banner.

Veri e propri maesltrom, mostruosi uragani di verità miste a falsità, l’equivalente virtuale del pungolare un toro o un cane da combattimento per renderlo cattivo e feroce.

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Graziano Delrio 2014 Ministro dei trasporti Governo Renzi.

ECCO IL RESPONSABILE

Pensate che la Comunità Europea finanziò il raddoppio dei binari tra Andria e Corato nel 2012, ma Graziano Delrio destinò tali fondi alle ferrovie del NORD! AL SUD SIAMO CARNE DA MACELLO!

Per quanto sia catartico poter sempre dare un volto ed un responsabile ad ogni tragedia, lo è molto meno quando per farlo bisogna piegare la verità.

E si comincia dalle date: confidando che nessuno legge le date prima di condividere, la macro afferma che la frase è stata pronunciata da Graziano Delrio 2014 Ministro dei trasporti Governo Renzi: quando di fatto Delrio è diventato Ministro dei Trasporti a cominciare dal 2 aprile 2015, preceduto da Lupi (22 febbraio 2014 – 20 marzo 2015) e da un breve interim dello stesso Matteo Renzi dal 21 marzo al primo aprile del 2015.

L’affermazione citata, peraltro, viene riportata dal sito Identità Insorgenti… ma in parte, omettendo la citazione diretta da Il Mattino di quegli anni che il pur critico portale riporta:

“Prima di spendere 5 miliardi per l’alta capacità Napoli-Bari occorre verificare con attenzione tutta la progettazione, vista la particolarità di alcuni tratti rocciosi del percorso. E lo stesso vale per la Salerno-Reggio Calabria. Sono opere prioritarie, le faremo come abbiamo indicato nel decreto Sblocca Italia: ma non vogliamo partire con il piede sbagliato”

E le opere sono principiate, ma con una storia ed una genesi assai travagliata

La linea ferroviaria Bari-Barletta in mano a Ferrotramviaria, teatro del tragico incidente di questa mattina, è da anni oggetto di un “grande progetto”, finanziato con i Fondi Ue, che prevede allargamento e ammodernamento e anche il raddoppio dell’intera linea. Un progetto nato otto anni fa, che doveva concludersi entro il 2015, ma che ancora non è stato realizzato fino in fondo. L’ampliamento della linea è stato previsto nel 2008 e i ritardi accumulati sono però stati tali da dilatare i tempi fino ad oggi. Il “grande progetto” dell’azienda che controlla le Ferrovie del Nord Barese nasce dopo l’approvazione da parte della Giunta regionale pugliese del Programma Operativo FESR 2007-2013 (i fondi europei di sviluppo regionale destinati a sanare i divari economici tra le varie regioni del vecchio continente). Il finanziamento è di 180 milioni ed è destinato all’interramento della ferrovia ad Andria, alla realizzazione di parcheggi di scambio intermodali in prossimità di 11 stazioni/fermate ferroviarie, all’eliminazione di 13 passaggi a livello, all’interconnessione con la Rete Ferroviaria Italiana nelle stazioni di Bari centrale e Barletta, ma soprattutto al raddoppio per 13 km del binario sulla tratta Corato-Barletta, cioè il tratto dove i treni si sono scontrati. Sui circa 70 chilometri di linea di Ferrotramviaria il doppio binario esiste infatti oggi solo tra Bari e Ruvo, mentre tra Ruvo e Barletta (quindi anche tra Corato e Andria) è rimasto il binario unico. Nonostante il collaudo dell’intero progetto fosse inizialmente previsto entro il 2015, i lavori, realizzati per lotti, sono ancora in corso. Gli ultimi espropri dei terreni intorno alla tratta da raddoppiare sono stati disposti nel 2014 e per i ritardi accumulati, spiegano dalla società, si sono dovuti attendere gli stanziamenti e la distribuzione dei fondi europei dei programmi successivi. Tanto da arrivare proprio a questi ultimi giorni anche per la sola gara di appalto. Il 16 giugno scorso, Ferrotramviaria ha infatti comunicato una proroga dal primo al 19 luglio per la scadenza delle domande di partecipazione alla gara proprio per il raddoppio della Corato-Andria.
Potrete trovare per raffronto il sito del FESR qui ed il capitolato d’appalto Ferrotramviaria qui, secondo il quale i lavori sarebbero cominciati il 19 luglio: la Repubblica di Bari indica tra le possibili concause i ritardi dovuti alla necessità di provvedere agli espropri dei terreni interessati ed insistenti sul binario da raddoppiarsi

Il progetto per il raddoppio risale addirittura al 2007. L’opera prevede interventi infrastrutturali e tecnologici per modernizzare e migliorare l’accessibilità della tratta ferroviaria Bari-Barletta, incluso il collegamento tra il centro di Bari e l’aeroporto Karol Wojtyla di Palese: fra gli altri, la soppressione di 22 passaggi a livello, la realizzazione di 19 chilometri di ferrovia ristrutturati (di cui 15,137 di raddoppio della linea), due nuove stazioni, tre ammodernamenti di stazioni esistenti e 3,690 chilometri di linea interrata.Era stato necessario attendere un altro anno, il 2013, perché fosse completato l’iter dell’esproprio dei terreni. E ancora, altri tre anni sono andati persi nei percorsi della burocrazia: si arriva al 16 giugno scorso, quando la Ferrotramviaria ha comunicato una proroga (al 19 luglio 2016) per la scadenza della presentazione delle domande di partecipazione alla gara, inizialmente prevista per il 1° luglio. L’appalto ha come oggetto  la progettazione e l’esecuzione dei lavori per la realizzazione del raddoppio nella tratta in cui si sono scontrati frontalmente i due convogli. Tempi sempre più dilatati dalla burocrazia, dunque, che hanno portato alla tragedia.

Giova ricordare che il FESR viene descritto come fondo di provenienza europea, e che, per i motivi sopra evidenziati
I fondi erano stati abbondantemente stanziati dalla «matrigna» Europa nel programma Fesr del ciclo 2007-2013. Peccato che larga parte di quei 180 milioni siano rimasti lì, inutilizzati. 
C’è bisogno di chiarezza. C’è bisogno di analisi. C’è bisogno di imparare a superare le pastoie della burocrazia.
Quello di cui non c’è bisogno è indignazione a buon mercato.

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