Covid, il 90% dei pazienti in rianimazione non è vaccinato

di Bufale.net Team |

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Covid, il 90% dei pazienti in rianimazione non è vaccinato Bufale.net

Ve ne avevamo già parlato e la notizia per cui in pandemia da COVID il 90% dei pazienti in rianimazione non è vaccinato conferma le evidenze empiriche che abbiamo visto in questi giorni.

Evidenze che portano alla vaccinazione come strumento per abbattere (non eliminare, ma ridurre) il fattore di rischio di un intero ordine di grandezza.

Abbiamo visto il dato Isrealiano, per cui i vaccinati, nell’esempio fornito in articolo, contraggono la malattia in forma grave nello 0,01% dei casi, mentre i non vaccinati nello 0,1%.

Abbiamo visto il caso della Amerigo Vespucci, comunità militare su una nave dove il distanziamento sociale è difficile e malagevole. Dove nonostante l’impossibilità fisica di mantenere il metro di distanza in ogni situazione, allo scoppiare di un “focolaio” solo lo 6,25% dei marinai ha contratto la malattia, peraltro in forma asintomatica e paucisintomatica.

Ed anche il caso del “matrimonio a Reggio”. Scandalo tra i novax perché “anche se nei matrimoni ci sono i Green Pass” (che ricordiamo, vengono conferiti anche a 14gg dalla prima dose…) vi erano dei contagiati, per poi scoprire che anche in questo caso i vaccinati avevano avuto solo infezioni asintomatiche o paucisintomatiche, nessuno di loro ha avuto bisogno di terapia specifica e al primo Agosto 2021 nessun vaccinato era in terapia intensiva, appannaggio dei non vaccinati.

Adesso abbiamo la conferma dell’Ordine dei Medici

Covid, il 90% dei pazienti in rianimazione non è vaccinato

Riporta il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici ad ADNkronos

“I dati disponibili indicano che le persone che vanno in rianimazione per l’80-90% dei casi sono non vaccinate. E questa è una dimostrazione di quanto importante sia il vaccino”. Lo dice all’Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). “Invito gli italiani che non vogliono vaccinarsi a fare una forte riflessione e a comprendere come queste malattie infettive richiedono a tutti noi un impegno importante, ovvero essere disponibili a vaccinarsi”, aggiunge.

Aggiungendo inoltre

“Il problema, in questo caso, riguarda tutto il mondo. La determinazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità perché anche nei Paesi del Terzo mondo si avvii la vaccinazione – in modo da ridurre la diffusione della pandemia e la possibilità di sviluppo di varianti non responsivi ai vaccini attuali – è un obiettivo fondamentale. La diffusione della vaccinazione a livello globale deve essere prioritaria anche rispetto, in considerazione della scarsità di vaccini prodotti, alla terza dose che potrebbe essere fatta in Italia”.

Come abbiamo avuto più volte modo di dire, asserire che il vaccino cancelli il rischio di contagio in toto è una grossolana inesattezza sulla quale le numerose novax puntano per trasformare l’intero dibattito in una fallacia logica.

Quello che FNOMCeO diceva sino ad allora è che il vaccino riduce i rischi.

Abbiamo visto, li riduce fino ad un ordine di grandezza tutto intero.

In una comunità dove il virus è presente e vi sono contagiati, i non vaccinati saranno circa dieci volte i vaccinati. Tra questi contagiati, vi sarà una simile sproporzione tra chi guarisce da asintomatico a casa e chi avrà bisogno di terapia specifica in ospedale. Tra questi vi sarà eguale sproporzione tra chi finisce in terapia intensiva intubato e chi no, e tra questi eguale sproporzione tra chi muore e chi vive.

Va da sé che il rischio di morte, nei fatti, viene asintoticamente azzerato (quasi del tutto, ricordiamo che neppure i preservativi sono efficaci al 100%), e il rischio di malattia grave ridotto di un fattore ben superiore al 50% garantito dalle cinture di sicurezza in caso di sinistro, che pure sono obbligatorie.

Infatti, come ci ricorda oggi Ilaria Capua, i vaccinati quasi certamente (enfasi: quasi, nota dell’autore) non finiranno in ospedale”.

Per l’entità di quel quasi, vedi il ragionamento precedente: almeno un ordine di grandezza. Che passando dagli asintomatici agli ospedalizzati è davvero tanto.

Ridurre il rischio è sempre meglio che affrontare il rischio senza precauzioni: chi corre a petto nudo sul campo di battaglia mentre sibilano le pallottole non è un coraggioso che “ammette che siccome i giubbotti paraschegge sono meno efficaci dei giubbotti antiproiettile correrà in mutande tra gli spari finché non gli danno il giubbotto antiproiettile che gli garantisce il 100% di salvezza”, ma un folle autolesionista.

Inoltre il vaccino resta utile per una serie di ragioni.

Il vaccino contrasta le varianti

Contrariamente ad una bufala che circola spesso in ambienti novax, non è il vaccino che crea la variante, ma il virus stesso.

Il virus è un’entità che ha un solo ruolo, un solo scopo ed un solo obiettivo: replicarsi.

E lo fa dannatamente bene, alcuni virus assai meglio di altri, come SARS-CoV-2.

Ogni qualvolta un soggetto viene infettato, il virus usa il suo corpo come mezzo per replicarsi. Ed ogni replica, è come se tirasse un dado o giocasse alla Roulette russa con se stesso.

Ogni replica del virus ha simili possibilità di venir fuori uguale alla precedente, con modifiche non sostanziali che la rendono praticamente uguale alla precedente, con modifiche che lo rendono inefficace e debole e modifiche che aumentano le sue capacità di sopravvivenza.

La Variante Delta è una delle “varianti fortunate”. Il virus ha tirato un D12, gli è uscito direttamente 12 e con un “tiro critico” ha espresso una versione di se stesso assai più contagiosa e sfuggente.

Molto più contagiosa sui non vaccinati, molto più contagiosa sui vaccinati, dato che siamo in un rapporto di un ordine di grandezza per cui ovviamente se un virus diventa più contagioso impatta entrambe le coorti.

Ma la coorte dei vaccinati viene impattata meno. Si infettano meno, si infettano in maniera meno grave, guariscono prima.

Il numero dei tiri a disposizione del virus per cercare di ottenere il “critico fortunato” da 12 su 12 e diventare una variante di interesse si riduce e di molto con ogni vaccinazione.

Ogni vaccinato che non contrae la malattia, o che la contrae in forma lieve e guarisce prima di infettare qualcuno è un “tiro fortunato” in meno per il virus.

Inoltre, se un vaccino è “meno efficace”, la soluzione non è abbandonarlo, è vaccinarsi in massa, in modo che un eventuale soggetto che potrebbe infettarsi in modo lieve, ma contribuire ai contagi, non incontri mai la persona che potrebbe infettarlo.

Apprendiamo al riguardo da Medicalfacts

Dunque se abbiamo un vaccino che induce una immunità nel 95% dei vaccinati, sarà sufficiente vaccinare più o meno il 90% delle persone per impedire la circolazione del virus.

Ma se il vaccino induce una immunità solo nell’85% dei vaccinati, allora la questione sarà molto diversa: dovremo arrivare a vaccinare quasi il 95% delle persone perché il virus non circoli più. Ecco perché meno efficace è il vaccino, più importante è la vaccinazione di una alta percentuale di individui.

Il vaccino riduce il carico sugli ospedali

Abbiamo visto due cose: i vaccinati contraggono la malattia in maniera inferiore di almeno un ordine di grandezza. Dei contagiati, un ordine di grandezza in meno evita le terapie intensive.

Questo significa che anche se il COVID19 passasse da pandemico a endemico, come l’influenza stagionale, con una costante vaccinazione e, se la scienza lo riterrà necessario, i richiami, riusciremo a mantenere comunque il maggior numero di persone lontane dalle terapie intensive.

Il che non significa solo abbattere il numero delle morti, ma significa anche lasciare le terapie intensive libere per gli altri malati.

Significa che un infartuato, un paziente oncologico, la vittima di un incidente stradale gravissimo non dovranno rischiare la sorte in ambulanza cercando un ospedale libero per poi morire in mezzo alla strada, ma avranno un posto dove andare.

E tutto questo per l’atto di coraggioso altruismo dei vaccinati.

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