BUFALA: lampada di Wood con lo smartphone – Bufale.net

di Fabio Milella |

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BUFALA: lampada di Wood con lo smartphone – Bufale.net Bufale.net

Ci viene chiesto, sempre più frequentemente, di occuparci di un trucco di “pseudoscienza”, che ci aiuterebbe a trasformare il nostro smartphone in una black light (luce nera o BLB) casalinga, capace di fotografare i germi ed individuare le tracce organiche.

Noi di Bufale.net, questa volta, non ci siamo limitati a fare la ricerca, ma abbiamo riprodotto l’esperimento.

Sono stati sufficienti; 3 pezzi di nastro adesivo trasparente, un pennarello blu ed uno viola, oltre, ovviamente al nostro telefonino.

Abbiamo eseguito alla lettera tutti i vari passaggi che ci avrebbero regalato una fantastica lampada di Wood fatta in casa, abbiamo azionato la fotocamera, attaccando il nastro adesivo preventivamente colorato al flash dello smartphone ed il risultato è stata una serie di foto blu (come ci aspettavamo), dove non si vede alcun tipo di fluorescenza.

Il perché, è piuttosto semplice: non è sufficiente colorare una lampadina con un pennarello per riprodurre un effetto degno di CSI.

La blacklight (o lampada di Wood), infatti, è molto più complessa. Fu ideata nel 1935 dal fisico Robin Williams Wood e consiste in una lampada colorata internamente (generalmente con blu, viola o nero), mediante l’ossido di nichel, in modo da bloccare le componenti della luce con lunghezza superiore ai 400 nanometri ed in capace, di conseguenza, di emettere luce ultravioletta, notoriamente invisibile all’occhio umano.

La luce emessa, può essere usata per illuminare materiali su cui la radiazione ultravioletta produce effetti di fosforescenza e fluorescenza.

I batteri, ad esempio, vengono facilmente identificati dalla lampada poiché tendono ad accumulare fosforo che ha un’alta reattività con l’ultravioletto.

L’utilizzo di questa lampada, si ha in diversi campi, dalla medicina (in particolare la dermatologia), dove è in grado di far risaltare funghi ed altre malattie dei tessuti, alla paleografia, dove viene impiegata per esaminare antichi scritti o papiri, nel tentativo di evidenziare simboli invisibili ad occhio umano.

L’uso più comune è quello riferito alla verifica delle banconote, nelle quali vengono inseriti metalli reattivi ai raggi UV, per poterle facilmente distinguere dai falsi.

Attraverso i raggi UV, inoltre, si evidenziano facilmente tracce organiche, poiché il processo di decomposizione di queste sostanze produce fosforo. Grazie a ciò, la lampada ha assunto un ruolo fondamentale nella scienza forense.

Spesso abbiamo visto queste lampade, specie negli anni 90, nelle discoteche, dove erano in grado di reagire con alcuni colori (fluorescenti), con i denti, ricchi di fluoro e con i vestiti (che vengono lavati con detersivi ricchi di fosfati).

Non si può riprodurre, in alcun modo, una lampada BLB con un telefonino. Come spesso accade, ci troviamo davanti ad uno scherzo di qualche bontempone, scherzo ben riuscito, visto che le condivisioni, come spesso accade, sono state migliaia.

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