ANSA: In anteprima le foto dei bimbi sbarcati ieri sera a Lampedusa

di Bufale.net Team |

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ANSA: In anteprima le foto dei bimbi sbarcati ieri sera a Lampedusa Bufale.net

In anteprima le foto dei bimbi sbarcati ieri sera a Lampedusa è il gemello di una bufala molto longeva di cui ci siamo occupati, se non il suo crossover definitivo.

Nel primo caso la foto di un gruppo di cantanti americani alquanto famosi fu, con carnascialesca “ironia” che nulla ha a che spartire con la satira, spacciata per una foto di immigrati.

Nel secondo caso il riso viene suscitato esibendo una foto che dovebbe “ironizzare” sulla qualifica di minori dei naufraghi sulla Open Arms


Ovviamente, tra le 6000 e rotti condivisioni c’è che chi è pronto a giurare sulla veridicità del solito meme ironico, linguaggio col quale non concordiamo affatto e non facciamo mistero di preferirlo lontano dall’informazione.

ANSA: In anteprima le foto dei bimbi sbarcati ieri sera a Lampedusa

ANSA: In anteprima le foto dei bimbi sbarcati ieri sera a Lampedusa

Il crossover deriva dal fatto che la foto che ci è stata inviata viene tratta, in una inception di memes, dall’immagine profilo di una pagina che sforna meme, tale Buddies Laughterz (Risate tra compagni di comitiva).

Immagine riciclata almeno dal 2015 in raccolte di meme: in uno dei primi casi registrati veniva usata per deridere Angelina Jolie, “accusata” di aver adottato bambini stranieri e non “made in USA”.

Il meme/bufala si basa sulle infinite discussioni in salsa sovranista sull’età e l’aspetto fisico dei migranti

Un piccolo approfondimento

Vi abbiamo già ricordato quanto sia sommamente deprecabile ogni post che si basa sul fatto che il migrante non sia una persona scheletrica e sull’orlo della morte.

Un soggetto così malmesso, semplicemente, arriverebbe alle nostre coste morto, e come abbiamo dimostrato un corpo tonico non è sinonimo di salute e benessere, per quanto la visione continua di corpi sfigurati dalle “malattie del benessere” e dalla sedentarietà ci abbia disabituato del tutto alla percezione del corpo umano.

Abbiamo al riguardo dedicato un intero articolo, che siete pregati di osservare.

Per quanto attiene le continue richieste di rilevazioni dell’età dei profughi, queste sono, semplicemente, impossibili in tempi rapidi, possibili in tempi usuali.

Anche qui, la colpa è dei media: show televisivi come CSI ci hanno abituato all’immagine dell’anatomopatologo magico: un individuo che davanti ad un cadavere e poche ossa, picchiando sui tasti di un computer col piglio volitivo di Hackerman in modalità serious hacking riesce a scoprire volto, età precisa fino al giorno, nome, cognome, indirizzo e nome dei piccoli animali domestici del defunto.

In realtà, tali operazioni, come abbiamo visto esaminando l’opera meritoria di enti come il LABANOF richiede spesso anni.

E per l’esame dell’età di soggetti ancora in vita?

Come vi abbiamo detto, è estremamente difficile avere documenti se fuggi da un posto dove l’autorità preposta a fornirteli non te li concede, o peggio, è responsabile attiva della tua discriminazione.

E dal punto di vista medico-giuridico si impatta in una serie di problematiche.

In primo luogo vi è un evidente problema tecnico noto agli operatori del settore:

il metodo di Greulich-Pyle largamente utilizzato nella prassi è tarato su referti di adolescenti anglosassoni della metà del secolo scorso e, pertanto, non è attendibile per la valutazione dell’età cronologica dei giovani migranti provenienti da Asia e Africa.

il processo di valutazione della maturità scheletrica varia da persona a persona in ragione sia del patrimonio genetico di ciascuno che delle condizioni ambientali di vita,

l’imprecisione nella valutazione del referto radiologico può incidere sulle conseguenze che se ne traggono, sia in ragione della qualità del referto radiografico che dell’abilità ed esperienza dell’operatore,

in ogni caso il referto radiologico deve tener conto della “variabilità biologica”di + due anni, che deve sempre essere indicata, pena l’inattendibilità scientifica del referto stesso.

Il che rende in ogni caso necessario ricorrere a perizie in sede legale, collegate alla richiesta di asilo, perizie che di certo non si esauriscono con la misurazione del polso e cinque minuti con Hackerman.

Inoltre

nel nostro Paese non esiste un criterio unico e ogni struttura di accoglienza usa il suo metodo. Il secondo: è scientificamente accertato che la radiografia del polso offre risultati estremamente incerti, perché lo sviluppo delle ossa è condizionato da molti fattori, dall’alimentazione a eventuali malattie. Basti pensare che anche 2 fratelli possono avere uno sviluppo scheletrico differente per capire quanto approssimativo possa essere il responso di tale metodo in relazione a ragazzi provenienti da etnie e zone del mondo diverse.

Il corretto e veritiero protocollo viene puntualmente descritto, e non senza riuscire del tutto a sfidare le fondamentali criticità dovute alla biologia umana che rende lo stesso non immediato come si vorrebbe, ma puntuale, faticoso e richiedente tempo e risorse, dal DPCM 234/16

Dal quale, peraltro, scopriamo che

non può esser considerata valida una procedura di accertamento dell’età che:

1. faccia prevalere i risultati degli accertamenti sanitari rispetto ai dati anagrafici certificati dal passaporto o da altro documento di identità, anche non in corso di validità, ovvero da altro documento di riconoscimento munito di fotografia, ad eccezione dei casi in cui sussistano ragionevoli dubbi sull’autenticità del documento;

2. e/o determini la maggiore età dell’interessato sulla base di un unico esame, ad es. la radiografia del polso-mano, anziché su una procedura multidisciplinare consistente nello svolgimento di un colloquio sociale, di una visita pediatrica auxologica e di una valutazione psicologica o neuropsichiatrica, alla presenza di un mediatore culturale, tenendo conto delle specificità relative all’origine etnica e culturale dell’interessato;

3. e/o non specifichi il margine di errore insito nella variabilità biologica e nelle metodiche utilizzate ed i conseguenti valori minimo e massimo attribuibile: la mancata indicazione del margine di errore, infatti, impedisce di applicare il principio della presunzione di minore età in caso di dubbio (ad es. se sul referto è indicato “età anagrafica stimata pari a 18 anni, con un margine di errore di ± 2 anni”, in base al principio di presunzione della minore età in caso di dubbio l’interessato dovrà essere considerato come minorenne; se invece il margine di errore non viene indicato sul referto, di fatto il ragazzo sarà considerato come maggiorenne).

Se il processo di riconoscimento è lungo e faticoso, è perché l’essere umano è un’ente complesso e complicato.

Seimila condivisioni per un meme, ma molto meno per la corretta informazione: non sarebbe meglio invertire la tendenza?

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