PRECISAZIONI Il problema profughi a Eraclea e i vassoi di cibo per strada – Bufale.net

di David Tyto Puente |

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PRECISAZIONI Il problema profughi a Eraclea e i vassoi di cibo per strada – Bufale.net Bufale.net

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In tanti ci avete chiesto di verificare la storia riguardante i vassoi di cibo “gettati” per strada da parte dei profughi ospitati al residence “Magnolie” di Eraclea Mare.
Il fatto è realmente accaduto, sia la manifestazione che l’atto di porre il cibo per strada. Le proteste dei profughi erano rivolte alla cooperativa Solaris che gestisce il residence di accoglienza, ma i problemi sono molteplici e non riguardanti solo il cibo.
Stiamo parlando di Eraclea Mare, una piccola frazione e località turistica del Veneto appartenente al Comune di Eraclea. Secondo l’accordo Stato-Regioni, in quella località dovevano essere ospitati 13 profughi, invece in data 13 luglio 2015 erano 250 nel solo residence Magnolie.
I profughi protestavano già a inizio luglio in merito alle scarse condizioni igieniche e sanitarie, al sovraffollamento e alla scarsità degli alimenti forniti.
Il Corriere.it pubblica un video dove una volontaria traduce le critiche di uno dei profughi nei confronti della loro gestione:

Qui dicono che qui vivono male, mangiano male e di cattiva qualità e non è sufficiente per tutti, non basta per tutti.
Da quando sono qui, circa due mesi, ci sono alcuni che sono ancora malati e non sono ne mai stati visitati, guariti o portati all’ospedale.
Sono qui da due mesi e la polizia non ha ancora preso le loro impronte.
Certe volte loro pagano con i loro soldi, che invece dovrebbe essere la cooperativa a provvedere per certe cose tipo l’igiene personale, vanno loro nei negozietti a comprarsi per lavarsi e i negozi si rifiutano di vendergli gli oggetti che loro vogliono acquistare.
Quando camminano per il centro, magari più abitato, alcuni abitanti minacciano.
Non vogliono più rimanere con questa cooperativa perché la cooperativa sta mangiando alle loro spalle.
Ci sono circa 8 persone per appartamento, le camere non sono pulite e sono loro stessi che si occupano di pulirle, anche se dovrebbe essere la cooperativa proprio per il bando cioè regolamento che dovrebbe pulire… cioè è un loro compito.
Queste ambulanze che sono parcheggiate nel parcheggio, posso confermarlo anche io, sono sempre state qui ma lui dice che sono di “decoro”, tra virgolette, nel senso che alla fine anche quando uno è malato gli danno al massimo del paracetamolo e non gli fanno delle visite complete e ci hanno mostrato che hanno dei tagli ai piedi, magari dei porri o delle verruche, io non sono un medico, però hanno dei problemi alla pelle e non vengono curati. Alcuni proprio per la cattiva alimentazione stanno male e non vengono curati.
Da quando sono a Lampedusa non sanno quale è la loro situazione legale. Da quando sono arrivati qui tutto è andato a rotoli, non vengono seguiti da nessuno.
Ad esempio, loro hanno finito il sapone oggi e fino a lunedì non gli arriverà altro sapone, non hanno il deodorante e oltretutto non hanno il sapone per gli abiti quindi usano lo stesso sapone che hanno per lavarsi per gli abiti e quindi finisce subito. Adesso staranno una settimana senza potersi lavare.
Non hanno l’elettricità nelle camere e quindi magari sono costretti a stare nei corridoi se vogliono un po di luce durante la sera.

Ricordiamo, citando la nostra guida utile, per cosa devono essere usati i famosi “35 euro al giorno“:

  • servizi di lavanderia;
  • servizi di assistenza generica alla persona;
  • pulizia giornaliera e periodica dei locali e degli arredi;
  • disinfezione, disinfestazione, derattizzazione e deblattizzazione delle supervici;
  • raccolta e smaltimento dei rifiuti;
  • erogazione dei pasti, sette giorni a settimana, con prima colazione, pranzo e cena in base al numero delle presenze effettiva nella struttura;
  • struttura di accoglienza, con effetti adeguati al posto occupato quali materasso, cuscino, lenzuola, federe e coperte che saranno periodicamente cambiati dai servizi di lavanderia;
  • vestiario adeguato alla stagione;
  • prodotti per l’igiene personale e rinnovo degli stessi consumabili con l’uso (sapone, shampoo, dentifrici, carta igienica);
  • erogazione del pocket money nella misura di 2,50 euro pro-capite/pro-die fino ad un massimo di 7,50 euro per nucleo familiare, da erogare sotto forma di buoni spendibili in strutture ed esercenti convenzionati, o di carte prepagate da utilizzare a seconda delle necessità dell’ospite (schede telefoniche, snack alimentari, giornali, sigarette, fototessere, biglietti per il trasporto pubblico).
  • servizi per l’integrazione (mediazione linguistica e culturale, servizio di informazione sulla normativa concernente l’immigrazione, sostegno socio-psicologico e altro ancora).

In seguito alle proteste l’Ulss ha fatto un sopralluogo nel residence dove sono ospitati i profughi, sostenendo la regolarità di acqua e cibo pre-confezionato e che non vi sarebbe il problema di sovraffollamento nonostante la presenza di 243 persone alloggiate in 42 alloggi. In merito alle strutture è stato accertato il mancato funzionamento degli aspiratori dei servizi igienici ciechi e il non corretto collegamento di alcuni punti di illuminazione.
I tecnici della Ulss, tuttavia, hanno consigliato uno sfollamento in tempi brevi del numero dei profughi presenti affinché si possa avere una miglior gestione del fenomeno.
Il direttore generale dell’Ulss, Carlo Bramezza, sostiene che il personale del Dipartimento di Prevenzione è seriamente in difficoltà nello svolgere la ordinaria attività di sicurezza sanitaria a tutela dei turisti e residenti, e chiede con fermezza di interrompere l’afflusso dei profughi nel loro territorio di competenza.
In merito all’assistenza sanitaria, nella giornata di ieri 27 luglio 2015 alcuni residenti preoccupati per la propria salute hanno denunciato un sospetto caso di varicella. Gli stessi residenti avrebbero chiesto informazioni alla Solaris, ma senza ricevere risposta, obbligandoli di conseguenza a rivolgersi al Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 10, la quale è intervenuta isolando la persona malata.

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